Giovedì 23 gennaio “L’aperitivo Letterario” a cura di Armando Lunetta, a Piazza Scammacca a Catania – Conferenze

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Giovedì 23 Gennaio alle ore 19.00 “L’aperitivo Letterario” un incontro della rassegna a cura di Armando Lunetta a Piazza Scammacca a Catania all’interno del Teatro, l’evento si intitola “La filosofia per non filosofi”. Si partirà da un grande classico del pensiero occidentale: l’allegoria della caverna di Platone. Un’immagine potente e attuale, che ci invita a riflettere sui confini tra realtà e immaginario, vero e falso, bene e male. In un mondo dove le ombre spesso sembrano più concrete della verità, come possiamo riorganizzare i nostri convincimenti? “L’Aperitivo Letterario” è un gruppo spontaneo nato a Catania, dopo la prima esperienza avviata a Milano. L’obiettivo? Creare momenti di incontro che mettano al centro la cultura come mezzo di relazione e conoscenza. Condividere saperi e pensieri è il primo passo per uscire dall’individualismo e dalla solitudine, riscoprendo il valore di una comunità viva, curiosa e in cammino verso nuove scoperte.

Susanna Basile: abbiamo invitato Armando Lunetta che ci racconterà del suo, tra virgolette, esperimento. Anzi, prima ci racconterà gli è Armando, da questo punto di vista, cosa fa e il suo esperimento che si chiama, appunto, aperitivo letterario, iniziato qualche anno fa a Milano, dove lui si trova, e che ora avrà una sua evoluzione, una sua diramazione anche a Catania.

 

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Armando Lunetta: Allora, cosa dire, chi sono? Bene, io non amo molto parlare di me, insomma, devo dire che io lavoro da alcuni anni nel mondo sociale, soprattutto vengo dall’esperienza della Banca del Tempo, che è un laboratorio di socialità della Banca del Tempo, e tra l’altro, essendo stato pure vicepresidente nazionale, andavo in giro un po’ per l’Italia, sono stato a Torino, a Milano, a presentare eventi culturali.

 

Praticamente mi sono trovato a fare, come dire, il promotore di eventi culturali in giro per l’Italia, e questa cosa mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone, ma soprattutto di portare anche la nostra cultura fuori dalla Sicilia. Ecco, poi, cosa dire, dell’aperitivo letterario che porterò a Catania, il tema è la filosofia per non filosofi. Ed è come l’allegoria della caverna di Fratone, ci aiuta a rimappare i nostri convincimenti, perché oggi non riusciamo più a distinguere la realtà dall’immaginario, il vero dal falso e il male dal bene.

 

Ne parleremo insieme con Antonella Miraglia, filosofa, e altre persone, al piazza Scammacca, giorno 23 gennaio alle ore 19. Ecco, perché a Catania l’aperitivo letterario? L’aperitivo letterario è nato a Milano, dove mi sono trasferito tre anni fa. Beh, appena mi sono trasferito, ho detto, oh, cosa faccio a Milano? Insomma, io vengo da esperienze, come dire, anche a Catania, io riuscivo ad organizzare degli eventi culturali, e allora cosa ho fatto? In un bar, con 40 posti, mi sono messo lì, ho fatto una locandina, dove dicevo che la cultura è ciò che ti mette in relazione col mondo, e soprattutto in questo bar vedevo tante persone sole, cioè tutte sedute lì a prendere il caffè, ma ognuno per proprio conto, e io mi avvicinavo, ho detto, signora, ma lei perché sta da sola? Abbiamo cominciato che eravamo quattro, infatti cantavamo la canzone, eravamo quattro amici al bar, che volevamo cambiare il mondo, beh, non abbiamo cambiato il mondo, abbiamo tentato, ma quantomeno siamo cambiati noi, abbiamo capito qual è la realtà, la realtà di Milano, soprattutto, è fatta da tante solitudini. Poi pensate che il 50% delle donne che vivono a Milano vivono da sole, abbiamo fatto un’analisi che ci sono tre tipi di solitudine, cioè la solitudine è quella deliberata, che è un po’ quella delle persone che, soprattutto donne, devo dire, che amano stare da sole, poi c’è la solitudine creativa, che è quella dei filosofi, dei poeti, loro amano stare da soli, e poi c’è la solitudine obbligata, che è quella delle persone anziane, quella dei giovani, quella dei malati, quella dei disabili.

 

Allora, noi siamo intervenuti in quel tipo di solitudine, perché, vedi, la solitudine sta diventando il male del secolo, come diceva Aristotele, nessun uomo è felice da solo, perché se tu vuoi stare da solo o sei un dio o sei un animale, allora la gente non è neanche un dio o un animale, vuole stare insieme con gli altri. Il problema però qual era? Che la gente ha paura dell’altro, c’è la diffidenza verso l’altro, e noi siamo riusciti a superarla, tu pensa, adesso da 4 siamo 109 persone, siamo in tanti e in tanti praticamente abbiamo condiviso dei mercoledì, erano dei mercoledì letterari. Abbiamo cominciato, per esempio, con un pezzo della mitologia greca, la via di Morgantina, parla della Demetra, poi abbiamo cominciato parlando del sufismo, cos’è il sufismo, invitando filosofi, poi abbiamo parlato dei Templari, poi abbiamo parlato di un libro molto importante, di Kent Aruf, che si chiama “Le nostre anime di notte”, che è un libro che parla della solitudine delle persone, un libro, hanno fatto pure un film molto interessante, dove spieghiamo perché la gente ha paura di stare sola, ma perché c’è un bisogno.

 

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Io non mi sono inventato niente, mi sono inventato cercando di intercettare il bisogno della gente che non vuole stare da sola, e allora noi ogni mercoledì, quella sala si riempiva sempre di più, e praticamente siamo riusciti a creare questo gruppo che abbiamo chiamato aperitivo letterario. E’ successo anche questo, che eravamo in tanti, non potevamo stare dentro quel bar, allora sono andato al comune, Municipio 4, ho parlato con il presidente e ho detto, senta presidente, io ho bisogno di una sala, perché noi dobbiamo portare cultura, proprio in questo momento ne abbiamo tanto bisogno, e allora, siccome noi siamo un’organizzazione informale, noi non avvediamo nessuna associazione, per cui siamo stati costretti ad avvenire a tutto modo, ma perché abbiamo condiviso anche dei valori, perché sono delle belle persone con cui insieme lavoriamo, e ho presentato una rassegna culturale, sono sette incontri che io faccio qui ogni giovedì a Milano. Noi invitiamo docenti universitari, giornalisti, esperti del settore, perché ci raccontino qual è l’argomento che parliamo, ma poi lasciamo molto spazio all’agenda per poter intervenire e partecipare, e quindi abbiamo questa rassegna ancora in corso, in corso sono sette argomenti che stiamo portando avanti. La prima è stata quella delle fake news, praticamente la persona anziana non riesce a capire cos’è una fake news e dove sta la verità dell’informazione e dove invece è una fake news. Abbiamo invitato dei giovani giornalisti che ci hanno spiegato come si fa, perché serve, perché è tutta una strategia della fake news.

 

Un anziano per esempio può essere anche truffato da una fake news. Noi abbiamo cominciato con un gioco, ci siamo inventati tre titoli, giornalistici inventati, e loro dovevano dirci qual era quello vero e quello falso, bene, sai qual è stato il risultato? Che tutti davano per vero le cose più assurde di questo mondo, se tu dici guarda ho visto un asino volare, la persona anziana ti dice, “oh vero, e dove?” Quindi capisci quanto lavoro c’è da fare, perché adesso vedi quello che è cambiato per noi nel novecento, perché poi io sono uomo nel novecento, è cambiato il paesaggio, siamo in una fase di cambiamento, una fase rivoluzionaria per certi versi, un cambiamento che non sappiamo dove ci porta, che stanno cambiando anche i valori. Ora che i valori cambiano, è chiaro che avviene, ogni epoca cambiano i valori, però quello che inquieta è che non sappiamo cosa sta nascendo, soprattutto per la generazione del novecento, i ragazzi sono dentro, magari possono capire, ma quelli che vengono dal novecento hanno qualche problema a capire dove stiamo andando.

 

S.B.: Allora, ti dico una cosa Armando, io sono contenta di averti contattato perché in questo caso ho avuto un buon intuito, me lo dico da sola, perché sai quando la bella notizia, la piccola notizia, che può essere una grande notizia, presuppone dietro una ricerca, io mi ricordo di te, ti ho conosciuto tanti anni fa, però ogni volta poi io riservo quella persona mi piace, io come sono fatta dentro, quella persona non mi piace, allora ho detto Armando a me mi piace. Prima o poi riuscirò a fare qualcosa con lui, non so di che natura, chiaramente in questo caso, e quindi mi fa piacere, però quello che ti volevo dire, le persone del novecento è vero che hanno questa problematica, i ragazzi no, però i ragazzi hanno bisogno delle persone del novecento, perché sennò perdono tutta la parte reale, c’è il discorso che dici tu. Cioè i ragazzi sono tutti sul virtuale, quelli del novecento non faccio capo a me perché faccio parte della generazione boomer, nel senso che pur essendo nata negli anni sessanta ho abbracciato il virtuale avendo un direttore che si occupa di queste cose a livello informatico, quindi ce la faccio no, mi segui quello che voglio dire? Solo per questo motivo, però secondo me i ragazzi hanno bisogno degli anziani e gli anziani hanno bisogno dei ragazzi, volevo fare questo inciso, vai, puoi continuare.

 

A.L.: No, no, è vero, è vero, perché guarda che allora si è registrato che una delle malattie sociali è la solitudine dei ragazzi, cioè praticamente buona parte dei ragazzi oggi, ragazzi che vanno dai quindici ai diciotto anni soprattutto, loro preferiscono stare dietro il computer anziché partecipare, sta diventando una patologia sociale questa, devo dire che c’è molta attenzione verso questo perché chiaramente i ragazzi sono la nostra futura generazione, solo che vedi il problema non solo dei ragazzi ma quello un po’ più avanti è che mentre la nostra generazione poteva costruire, pensare a un futuro questa generazione di ventenni, di gente che non ha nessuna certezza del futuro, ecco dove nasce la società del rancore, perché noi potevamo fare dei progetti, potevamo anche realizzare i nostri sogni nel lavoro, anche i valori nostri erano il lavoro, il matrimonio, gli amici, quelle cose che ci facevano stare bene, adesso questa generazione soprattutto qui a Milano al Nord, dove c’è una crisi notevole, bene, questi ragazzi hanno un grosso problema, quello che non riescono più a pensare al futuro e quello porta a creare la società del rancore, la violenza, la violenza che stiamo registrando sia qui a Milano ma anche la violenza verbale, noi abbiamo fatto un incontro dove il tema era la solitudine, la relazione e la comunicazione gentile, è stato un successo perché praticamente la solitudine nasce dalla mancanza di relazione, perché? Perché noi stiamo entrando in uno che si chiama analfabetismo relazionale, non riusciamo più a relazionarci con gli altri, ma perché? Perché noi riusciamo a creare quello che si chiama bene immateriale che è il bene relazionale, il bene relazionale è stato dall’ascolto, dall’empatia e dalla solidarietà, se ti mancano queste tre categorie tu hai difficoltà a relazionarti e hai difficoltà chiaramente, puoi vivere nella solitudine, ma hai soprattutto difficoltà a comunicare e l’altro aspetto che abbiamo registrato è il linguaggio, cioè noi abitiamo le parole che viviamo, noi siamo le parole, perché io quando parlo con te, con te tu capisci dalle mie parole chi sono, no? Se io uso il linguaggio verbale o volgare tu sai chi sono io, hai fatto l’hai, hai costruito le mie identità, bene, adesso abbiamo questo problema delle parole, la violenza delle parole, e allora con questa docente universitaria le insegna, pensate un po’, comunicazione gentile, cioè si vuole tornare a parlare con gentilezza verso le persone, ed è rivoluzionario questo.

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