la Banca Mondiale sospende di nuovo i finanziamenti

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Gli arretrati non pagati dalla giunta golpista ammontano a circa 26 milioni di euro

Lo scorso maggio, il Fondo monetario internazionale avvertiva che «l’accumulo rapido di arretrati» ha portato la spesa pubblica al 70% del PIL

17 Gennaio 2025

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Articolo di Redazione

Tempo di lettura 3 minuti

Dopo averli sospesi una prima volta lo scorso giugno, la Banca Mondiale (BM) sospende nuovamente i fondi al Gabon a causa dell’accumulo di arretrati non pagati da Libreville.

La conferma ufficiale è venuta dalle stesse autorità gabonesi, tramite un comunicato del ministero delle Finanze, la sera del 13 gennaio. Gli arretrati ammontano a 17 miliardi di franchi CFA, 26 milioni di euro alla data del 10 gennaio (1 euro = 655,9860 CFA).

Per il ministero gabonese sono diversi i fattori che intervengono a creare questa situazione. In primo luogo l’insufficiente raccolta di risorse sul mercato internazionale. Ci sono poi le spese legate al «sostegno importante delle misure sociali aggiuntive».

E infine, in causa ci sono anche le importanti risorse destinate a operazioni strategiche nel paese. Il progetto della legge finanziaria 2025 prevede d’altronde un aumento del suo bilancio di 40 miliardi di franchi CFA.

L’aumento delle spese nel bilancio gabonese era già stato denunciato dalla Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (CEMAC), cui aderisce anche il Gabon, nel suo vertice straordinario di metà dicembre.

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Le spese gabonesi contribuiscono infatti in maniera importante al deterioramento del saldo budgetario della regione. Già a maggio scorso, il Fondo monetario internazionale (FMI) denunciava il «carattere espansionistico della politica budgetaria» gabonese, sottolineando «un accumulo rapido di arretrati» che hanno portato la spesa pubblica al 70% del PIL.

Alla testa del Gabon c’è una giunta militare, il Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (CTRI), presieduta dal generale Brice Oligui Nguema, salito al potere con il golpe del 30 agosto 2023 che aveva deposto Ali Bongo.

Nel ricevere il corpo diplomatico per lo scambio di auguri, il 9 gennaio, il presidente della transizione ha sollecitato ufficialmente «un’assistenza tecnica dell’FMI» per aiutare il paese a risanare le sue finanze pubbliche e migliorare il suo quadro macroeconomico.

Da parte sua, la BM, mentre reitera di rimanere «fermamente impegnata a fianco del Gabon», tiene a ricordare che la sospensione dei versamenti è prevista dagli stessi accordi di finanziamento nel «meccanismo previsto per garantire l’implementazione dei progetti finanziari».

Da parte sua, il governo gabonese si vuole rassicurante. Ricorda di aver rimborsato più di 1,210 miliardi di franchi CFA lo scorso anno, e di voler porre le disposizioni necessarie per ripianare gli arretrati nelle migliori scadenze.

I progetti sostenuti in Gabon dai prestiti della BM sono tanti e coprono settori diversi che vanno dalla modernizzazione della rete stradale cittadina alla formazione dei giovani, alla digitalizzazione della pubblica amministrazione.

Certo, la situazione finanziaria del paese lasciata ai golpisti dal regime Bongo, macchiato di corruzione, non era certo florida. L’agenzia Fitch, inoltre, accusava quel regime di cattiva gestione finanziaria e di incapacità a rispettare le condizionalità imposte dal FMI.

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Ora, tramite il suo intervento, e indirettamente, la BM vuole ricordare alla giunta il suo impegno a rispettare il ritorno, entro quest’anno, a un governo civile… Inoltre, di fronte a una probabile diminuzione della produzione di petrolio (grande ricchezza del paese), l’invito al Gabon è di orientarsi verso altri beni di cui dispone, vedi legname e manganese, per esempio.

L’economia di Libreville dipende ancora oggi troppo dall’“oro nero” (210,820 barili al giorno): tra il 40 e il 50% del PIL e tra il 60 e l’80% delle esportazioni. Con il risultato che in un paese dal reddito pro-capite tra i più alti del continente (8.420 dollari nel 2023. Quello del Ghana, per chiarire, è di 2.238 dollari), per via della non omogenea distribuzione della ricchezza, il 35% della popolazione vive in povertà.

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