L’avvocato salernitano Vincenzo Maraio, segretario nazionale del Psi, ha voluto dedicare alla memoria – e alla rivendicazione – di Bettino Craxi la campagna di adesione per il 2025 al suo partito.
Importante la scelta di aver dedicato la tessera del Psi, quest’anno, a Bettino Craxi.
«Una scelta che per molti poteva portare a dei dubbi. Per me no. Perché la storia di Bettino Craxi ci rende fieri, è nel nostro Pantheon. Ha contribuito in maniera determinante alla modernizzazione del Paese e ci riconosciamo in pieno nella stagione di Craxi presidente del Consiglio, un momento di grande valore per tutto il paese e di grande orgoglio per noi socialisti».
Sono maturi i tempi per affrontare una riflessione più seria sulla figura di Craxi?
«Pensiamo proprio di sì. Anche a sinistra vanno affrontate le questioni irrisolte, dopo 25 anni. Ho fatto un invito alla leader dell’opposizione, Elly Schlein, affinché provasse a cogliere questa occasione dei venticinque anni per provare a sciogliere quei nodi. L’unità delle forze di sinistra è quantomai necessaria per costruire un’alternativa a questo governo di destra. Diventa un dovere».
Fare una sintesi tra l’anticraxismo militante di chi proviene da quella storia e chi, al contrario, difende Craxi non è facile….
«Significa da un lato, per noi, non difenderlo a tutti i costi. Guardare con obiettività a quel che accadde. E da parte loro, mettere da parte i pregiudizi e ricollocare i tasselli del mosaico a posto. Dobbiamo guardare tutti insieme al futuro e per farlo dobbiamo alleggerire un po’ il fardello del passato. Confrontiamoci, diamo alle nostre storie una sintesi condivisa nell’ottica di dare loro una comune prospettiva».
Non sarà facile farlo digerire al Pd movimentista di Elly Schlein…
«Faccio appello alla familiarità che Schlein ha con la storia del nostro partito».
Senza memoria, non c’è futuro?
«Esattamente. Mi ha molto colpito una frase di Salvador Dalì, che diceva: ‘Più di tutto, mi ricordo il futuro’. Ecco lo spirito con cui intendiamo proiettare l’orgoglio e la rivendicazione di quella storia nel futuro: noi siamo socialisti, viviamo il nostro modo di essere riformisti stando a sinistra così come la interpretava Bettino Craxi, che era cresciuto nel Psi di Pietro Nenni come nenniano. La sinistra del Psi di allora, per capirci».
La senatrice Stefania Craxi, di Forza Italia, dice il contrario. Inserisce suo padre Bettino nel perimetro del centrodestra.
«Ho profondo rispetto per i figli di Bettino Craxi, che hanno accompagnato un padre così importante negli anni di Hammamet e nella sofferenza della morte. Ma non c’è alcun dubbio che l’alveo naturale di Bettino Craxi è quello del centrosinistra. Lui diceva di sé: ‘sono figlio della mia storia’. Ed era allievo di Pietro Nenni. Oggi sarebbe lontano anni luce da questa destra. Il tentativo di accostarlo al centrodestra di oggi è semplicemente antistorico».
La sua idea di riforma istituzionale in senso decidente non era distante da quella di Giorgia Meloni…
«La sua idea di presidenzialismo era ben altra da questa riforma pasticciata del premierato. E poi ci ricordiamo di Sigonella? Seppe tenere sempre gli Americani a posto, con la giusta distanza: altroché inviti a cena a Mar-a-Lago. Sul dialogo con il mondo arabo, sull’immigrazione era lontano anni luce dalle politiche della destra. Preso atto del tentativo di portare Craxi nel Pantheon del centrodestra, abbiamo il dovere di precisare che Craxi deve rimanere nel posto giusto, a sinistra».
Bettino Craxi è stato vittima di un sistema mediatico-giudiziario che mirava a strangolare il Psi, a sopprimerlo, a reprimerlo con le manette…
«Assolutamente sì. Uno dei punti sui quali non può prescindere l’analisi di quel periodo sta nel rapporto malato tra magistratura e politica. In Italia la svolta di una giustizia garantista è quantomai necessaria. Dobbiamo riconoscere che in quegli anni, nei primi Novanta, ci furono errori di sistema. Si decise di colpire una parte del sistema e non tutti i partiti, e questo ci porta a dire che la magistratura non può e non deve entrare a gamba tesa nella politica. Su questo vogliamo far ripartire un dialogo con tutti, senza opposte tifoserie».
L’analisi del segretario Psi però non può che essere di indignazione, per quello che avvenne. Uno scempio contro ogni garantismo…
«Lo dico chiaro: vi fu una campagna di aggressione del tutto strumentale ordita per colpire il Psi di Craxi, risparmiando in modo mirato altre forze politiche».
La civiltà giuridica va avanti piano. Arrivato, finalmente, il primo sì alla separazione delle carriere.
«E vorrei dire che come Bettino Craxi era a favore della separazione delle carriere trent’anni fa, noi lo siamo oggi. Sulla giustizia dobbiamo confrontarci con gli alleati, chi non sostiene questa conquista di civiltà appartiene a una cultura giustizialista che non ci appartiene. La riforma della giustizia è urgente, vanno superate le storture di sistema che negli anni si sono cumulate. Guai a lasciare la bandiera del garantismo e della separazione delle carriere al centrodestra: non è una battaglia loro, è una battaglia radicata nella nostra storia».
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