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Poletti (Meteo Trentino): «Anche a parità di risorse idriche si va in crisi». Osservatorio Cima: in un anno -61% di volume nevoso
«Anche a parità di risorse idriche rispetto al passato, oggi spesso si va in crisi per la mancanza di acqua», ha detto Giacomo Poletti, ingegnere ambientale e membro dell’associazione Meteo Trentino – Alto Adige. Questo succede perché a causa delle estati sempre più calde, causate dal cambiamento climatico in atto, l’evaporazione è maggiore. Ma se anche con volumi uguali ormai si rischia, gli ultimi dati sul clima pubblicati dall’osservatorio Cima dovrebbero far preoccupare: -61% di neve stoccata lungo tutto il bacino dell’Adige rispetto allo scorso gennaio. Parlando in numeri assoluti: il 10 gennaio c’erano 0,31 miliardi di metri cubi di neve, l’anno prima erano 0,95 miliardi e la media del periodo 2011-2023 è stata di 0,8 miliardi. Quindi, nonostante le temperature fresche dell’ultimo periodo, non si sta accumulando neve utile per la domanda di acqua necessaria durante la primavera e l’estate.
L’osservatorio
«Non è che nevichi meno negli ultimi anni perché ci sono meno precipitazioni — ha specificato Poletti —, ma nevica meno perché fa più caldo. La quota neve più alta significa che l’acqua invece che restare in quota immagazzinata per l’estate se ne va via in forma liquida e quindi la perdiamo per i mesi a venire». Questo dato si può notare grazie all’«Osservatorio neve e siccità» del Sole24Ore: nel mese di dicembre in Trentino, l’indice di piovosità (calcolato in valori assoluti) è stato di -0,11 (ovvero un calo non significativo), mentre in Alto Adige questo indice è stato del +0,20. Ma se si va a vedere l’equivalente idrico nivale (in sostanza la quantità di neve) la situazione cambia: -69,15% in Trentino e -70% in Alto Adige. Questo è dovuto all’innalzamento della temperatura media di circa 0,3 gradi centigradi.
I ghiacciai si scioglieranno di più
La situazione attuale è questa e fare previsioni per il futuro, come conferma Meteotrentino, è difficile. Per adesso non si vedono ancora precipitazioni all’orizzonte. Ma per le grandi riserve di neve ormai potrebbe essere tardi. «Per i ghiacciai conta molto di più la neve che si fa in autunno — ha detto Poretti —, perché nei mesi successivi può compattarsi e diventare ghiaccio. Tutta la neve che cade da febbraio è detta “effimera” perché non riesce ad assestarsi». In pratica, si prospetta un’estate nella quale i ghiacciai alpini si scioglieranno maggiormente rispetto agli anni passati.
I problemi per l’agricoltura
Visto che all’interno dell’ecosistema tutto è collegato, minor neve e maggior scioglimento dei ghiacciai portano anche a una modifica dei fiumi come li conosciamo. Sembra difficile da pensare, ma l’Adige sta diventando sempre di più un fiume simile al Tevere o all’Arno. «C’è un cambiamento verso un regime appenninico — ha affermato Poletti —. In passato c’era tanta neve in quota e ghiacciai grandi. Quindi anche d’estate i fiumi erano grossi. Negli ultimi anni c’è una tendenza a cambiare regime e d’estate i fiumi saranno sempre più piccoli». Riguardo al problema idrico sono particolarmente sensibili gli agricoltori. «Con i periodi di siccità destinati a diventare sempre più lunghi, intensi ed estesi è urgente realizzare un piano nazionale sugli invasi per garantire acqua a imprese e cittadini dopo un 2024 che proprio a causa degli effetti dei cambiamenti climatici ha visto danni per 9 miliardi di euro all’agricoltura italiana», ha detto Coldiretti.
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