Riforma pensioni, ancora un rinvio

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Quest’anno la legge di Bilancio (207/2024) ha prorogato tutti gli strumenti di anticipo pensionistico già esistenti: Quota 103, Ape sociale e Opzione Donna.

Confermato anche il Bonus Maroni, che prevede una decontribuzione di circa il 10% per chi, pur avendone requisiti decide di rimandare il pensionamento.

 

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Le “minime”. Nel 2025, le pensioni minime possono contare su una perequazione aggiuntiva al tasso di rivalutazione standard del 2,2% (e dell’1,3% nel 2026). Mentre l’aggiornamento – cioè la rivalutazione automatica all’inflazione, fissata provvisoriamente all’1,6% – fa un passo indietro e ritorna alla legge originaria (448/1998). 

La misura fissa una rivalutazione piena (100%) per gli assegni fino a quattro volte il minimo (31.376,74); del 90% da quattro a cinque volte il minimo e del 75% per oltre cinque volte.

 

Quota 103. Come detto, è stata confermata Quota 103, somma di 62 anni di età e 41 di contributi. Potranno lasciare il lavoro anche i nati nel 1963, a condizione che possano far valere anche 41 anni di attività. Rischiano però di dover attendere di fatto il 2026 per le ormai famose “finestre mobili”, il tempo che intercorre tra la data di maturazione dei requisiti e quello dell’effettivo pagamento del primo assegno Inps. Un escamotage introdotto già da qualche anno per contenere la spesa pensionistica, in quanto il pagamento della prestazione viene rimandato a un momento successivo alla maturazione dei requisiti per il conseguimento della pensione.

Le nuove finestre, introdotte lo scorso anno, fanno slittare il pensionamento in avanti di sette mesi (nove i pubblici dipendenti).

 

Il premio a chi rinvia. Conferma per il Bonus Maroni, dedicato all’ex ministro del Lavoro ora scomparso. La misura permette a chi ha requisiti per il pensionamento anticipato e vi rinuncia di ricevere in busta paga, esentasse, la propria quota di contributi versata ogni mese all’Inps (in genere il 9,19% della retribuzione).

 

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L’Ape sociale. Con il 2025 entrano nell’area di accesso all’Ape sociale i nati del 1962, ma non tutti potranno utilizzare questo strumento. L’aumento del requisito dell’età da 63 a 63 anni e cinque mesi (introdotto lo scorso anno) limita il beneficio ai nati nel 1962 che compiono gli anni fino a luglio. Chi ha visto la luce da agosto in poi potrà ricevere l’assegno solo dal 2026.

 

Pensionamento anticipato per le donne. Anche nel 2025 la forma agevolata di pensionamento per le donne non sarà più libera, come in passato. Il diritto al trattamento pensionistico anticipato si applica, infatti, nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2024 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di 61 anni, ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due, e che si trovano in una delle seguenti profili di tutela: 

a) svolgono l’attività di caregiver, cioè assistenza al momento della richiesta di prepensionamento e da almeno sei mesi: al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (articolo 3, comma 3, della legge 104/1992); a un parente o un affine di secondo grado convivente se i genitori o il coniuge della persona con handicap grave hanno compiuto i 70 anni, sono affetti da patologie invalidanti o sono deceduti o mancanti;

b) soffrono una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, almeno pari al 74%;

c) sono lavoratrici licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. In questo caso, l’agevolazione si applica a prescindere dal numero dei figli.

 

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Rafforzato il sostegno alle mamme. La riforma Dini (che ha introdotto il regime contributivo delle pensioni) aveva riservato alle lavoratrici madri un trattamento di favore: la possibilità di avere un periodo di accredito figurativo in relazione ai figli, così da accedere prima al riposo.

Questo periodo era pari a quattro mesi per figlio nel limite massimo di un anno (quindi tre figli).

Qui è intervenuta la legge di Bilancio 2025 che ha innalzato a 16 mesi il limite, che opererà in relazione a quattro o a più figli. In alternativa, la lavoratrice può optare per l’applicazione di un coefficiente più elevato (cioè, relativo a un’età più alta) per il calcolo della pensione.

 

Calcolo della rendita. Il pensionamento anticipato attraverso Opzione donna richiede l’applicazione del meno vantaggioso calcolo contributivo. In molti casi, quindi, l’uscita anticipata si traduce in un “taglio” della misura della pensione. Decurtazione direttamente proporzionale all’anticipo, con un taglio che arriva fino al 25%-30% dell’assegno calcolato con il criterio retributivo o misto.

 

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Pensione di vecchiaia. Nulla di nuovo per la pensione di vecchiaia. I requisiti iniziali necessari sono tre: 67 anni d’età, un minimo di 20 di contribuzione e importo maturato non inferiore all’assegno sociale (importo soglia) che nel 2025 si attesta a 538,69 euro.

 

Pensione anticipata. Oggi la pensione anticipata (ex pensione di anzianità) ordinaria è la via principale per il

ritiro dal lavoro prima dei 67 anni. Ma ci vogliono 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e 41 e dieci per le donne. Il requisito non è materia di adeguamento demografico sino al dicembre 2026.

La decorrenza scatta tre mesi dopo per via della finestra mobile, che sale a quattro per i lavoratori del comparto pubblico la cui pensione è liquidata da una delle seguenti casse: dipendenti degli enti locali; sanitari; ufficiali giudiziari; insegnanti di asilo e di scuole elementari parificati.

In compenso si potrà accedere a Quota 103 con 62 anni di età e 41 di contributi entro il 31 dicembre 2025, con una finestra di sette mesi e nove per i lavoratori pubblici. L’importo viene calcolato con il meno favorevole metodo contributivo.

 

Lavoratori precoci. I lavoratori precoci (quelli che hanno iniziato a lavorare per almeno 12 mesi prima dei 19 anni, sempre che rientrino nelle categorie dell’Ape sociale) sono il solo canale d’uscita che viene confermato in tutte le sue caratteristiche.

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Per loro sono necessari 41 anni di contributi. Sono disoccupati, caregiver, con capacità ridotta del 74%, o addetti a “mansioni gravose o usuranti”.

 



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