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La crisi della pesca: prove di alleanza con Spagna, Francia e Croazia per una moratoria ai limiti #finsubito prestito immediato


Attualità

di Angelo Vitale





Le marinerie della pesca nazionale sono in crisi. I pescatori italiani, insieme ai colleghi croati, francesi e spagnoli e al sindacato europeo dei lavoratori Etf, chiedono ai governi dei rispettivi Paesi una moratoria rispetto alle ulteriori misure tecniche e di gestione che la Commissione Ue, direttamente o attraverso la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo, intende proporre per il prossimo anno.

L’Alleanza delle Cooperative pesca e acquacoltura (Agci Agrital, Confcooperative Fedagripesca, Legacoop Agroalimentare) ha promosso questo fronte europeo contro nuovi limiti all’attività di pesca. “Abbiamo ascoltato le nostre marinerie, i problemi dei pescatori, che non sono solo problemi italiani e per questo abbiamo allargato anche alle altre sponde del Mediterraneo questo fronte che si oppone a nuove regole e a ulteriori sacrifici per la pesca. Una scelta condivisa e sostenuta dal ministro Lollobrigida”, sottolinea l’Alleanza. Il negoziato è alle battute finali e l’augurio della cooperazione è che si concluda assumendo posizioni e decisioni capaci di contemperare, più di quanto non sia accaduto sin qui, le esigenze di una piena ed equilibrata sostenibilità a cominciare dalla componente sociale ed economica.

La crisi non è nelle parole mai nei numeri. Dal 2012 ad oggi il valore totale degli sbarchi è diminuito di oltre il 20% ed il volume delle produzioni sbarcate di circa il 35%; nel 2023 il prodotto pescato dalla flotta italiana è risultato pari a 117.223 tonnellate con un valore di poco superiore a 691 milioni di euro.

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Tutto ciò è, come si può vedere dai numeri che seguono, la naturale conseguenza della forte riduzione della flotta, cioè della sua capacità di pesca e dei giorni di pesca, un’attività continuamente sottoposta a limitazioni e peraltro avversata dalla concorrenza dei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo.

La flotta da pesca nazionale si è ulteriormente ridotta negli ultimi 20 anni, dal 2004 al 2023, scendendo alle 11.678 imbarcazioni contate a fine anno scorso, erano 14.873 nel 2004, pari al 16% circa della flotta Ue (81.071 unità) con una contrazione complessiva superiore al 21% nell’ultimo decennio.

L’annualità 2023 ha riportato una riduzione sia in termini di produzione che di ricavi tra il 7 e l’8%. Analogo discorso vale per i giorni di pesca totali di tutti i mestieri di pesca nazionali: -33% dal 2008 al 2023 (-15% nel solo quinquennio 2019-2023). Nel solo Mediterraneo occidentale (da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) lo sforzo di pesca in termini di giorni si è ridotto dal 2020 al 2024 del 42,5%.

E l’età media della nostra flotta è di 31 anni. I pescatori imbarcati sono poco meno di 22mila, di cui circa 19mila a tempo pieno (10 anni fa erano circa 30mila, il 16% in meno), mentre quelli che operano a terra sono oltre 100mila, per un totale che si aggira attorno ai 125mila lavoratori, escluso l’indotto.

La media degli imbarcati per unità da pesca è rimasta stabile nel tempo, con circa 2,12 occupati per motopeschereccio ma le catture calano di anno in anno (nel 2023 -6,85% rispetto al 2022), così come il valore delle produzioni (nel 2023 -6,63% rispetto al 2022). Contribuisce alla crisi anche l’incidenza dei costi di produzione, soprattutto energetici, per alcuni tipi di pesca, come quella a strascico, che è nell’ordine del 60/70%.

Anche i guadagni sono diminuiti. Nel corso dell’ultimo decennio quelli provenienti dagli sbarchi sono calati di oltre il 30%.

E non dice bene alla marineria nazionale il dato del consumo di prodotti ittici in Italia, che ha superato nel 2023 il milione di tonnellate (circa un milione e 200mila tonnellate) adeguandosi ad una tendenza globale. Il consumo di pesce pro-capite ammonta a circa 25 kg, leggermente al di sopra del livello medio di consumo dell’Ue, fermo a circa 23 kg a testa. Tuttavia, l’incremento dei consumi è appannaggio dell’importazione, in costante crescita da oltre 15 anni. Una beffa per chiunque si propone la tutela dell’economia della pesca del nostro Paese.


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