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Stipendi più alti nel 2025, ma non per tutti: chi otterrà gli aumenti – Economia Roma #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Gli aumenti in busta paga del 2025 interesseranno solo determinate fasce di reddito, con incrementi annuali fino a mille euro per alcuni lavoratori dipendenti.

Dal 1° gennaio 2025 arriveranno importanti novità per gli stipendi italiani, grazie alle misure previste dalla Legge di Bilancio. Tuttavia, i benefici saranno limitati: solo chi percepisce un reddito lordo tra i 35.000 e i 40.000 euro potrà contare su un aumento di circa mille euro all’anno, equivalente a 83 euro al mese.

Le novità introdotte riguardano in particolare la rimodulazione del cuneo fiscale. Infatti, il nuovo sistema si baserà sul reddito complessivo e non più esclusivamente su quello da lavoro. Questo significa che la presenza di altri redditi, come quelli derivanti da affitti o prestazioni occasionali, potrebbe annullare completamente i vantaggi del taglio. Inoltre, tra i più penalizzati troviamo i single con un reddito di 85.000 euro, che perderanno circa 6.000 euro di detrazioni.

Il nuovo meccanismo del taglio del cuneo fiscale

Dal 2025, i lavoratori con un reddito fino a 20.000 euro potranno beneficiare di un bonus calcolato proporzionalmente al loro reddito annuo. Ad esempio, chi guadagna fino a 8.500 euro riceverà un bonus pari al 7,1% del proprio stipendio, che scenderà al 5,3% per chi percepisce tra 8.500 e 15.000 euro, e al 4,8% per i redditi tra 15.000 e 20.000 euro. Chi supera questa soglia vedrà una detrazione d’imposta di 1.000 euro fino a 32.000 euro di reddito, che si ridurrà gradualmente fino ad azzerarsi oltre i 40.000 euro.

Per i redditi superiori a 75.000 euro, ovvero coloro che guadagnano più di 3.500 euro netti al mese, le nuove norme prevedono una riduzione significativa delle detrazioni, con l’introduzione di un tetto massimo di spese detraibili di 14.000 euro per chi ha tre figli a carico. Questo tetto scende a 8.000 euro per chi dichiara più di 100.000 euro l’anno e si riduce ulteriormente per chi ha meno o nessun figlio a carico, penalizzando maggiormente i contribuenti single.

Le simulazioni: chi perde e chi guadagna

Le simulazioni condotte dallo studio Timpone evidenziano che il nuovo sistema penalizzerà chi ha entrate aggiuntive oltre al reddito da lavoro. Ad esempio, chi percepisce altri redditi (fino a 50.000 euro complessivi) rischia una perdita che varia tra gli 82 e i 1.080 euro lordi. Le simulazioni del Ministero dell’Economia indicano che, rispetto al 2024, un reddito lordo di 35.000 euro vedrà un incremento di 1.000 euro all’anno, mentre chi guadagna 38.000 euro otterrà 687 euro in più e chi ha un reddito di 40.000 euro riceverà un aumento di 460 euro all’anno.

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Per le retribuzioni inferiori a 35.000 euro, i cambiamenti saranno minimi, dato che già nel 2024 era previsto un bonus. Chi guadagna 25.000 euro avrà un piccolo aumento di circa 119 euro annui, ovvero meno di 10 euro al mese. Questo è dovuto al fatto che il bonus contributivo Inps, attualmente in vigore, cambierà natura. Dal 2025, oltre a diventare strutturale, il bonus sarà direttamente collegato al reddito e sarà più vantaggioso per i redditi più bassi.

Chi percepisce tra i 20.000 e i 32.000 euro godrà di una detrazione di 1.000 euro. Tuttavia, sopra i 32.000 euro, la detrazione inizierà a diminuire, fino ad annullarsi oltre i 40.000 euro.

Le categorie più penalizzate

Un aspetto cruciale delle nuove misure riguarda la riduzione delle detrazioni per i redditi più alti. Chi dichiara oltre 75.000 euro sarà soggetto a un forte taglio delle agevolazioni fiscali, con una media di 769 euro in meno per ciascun contribuente. Inoltre, le detrazioni saranno progressivamente ridotte fino a dimezzarsi per i single e coloro che non hanno figli a carico, aggravando ulteriormente la loro situazione.

In conclusione, se da una parte il governo prevede di risparmiare circa un miliardo con la riduzione delle detrazioni fiscali, dall’altra queste nuove misure porteranno benefici limitati a una stretta fascia di contribuenti, lasciando fuori molti lavoratori e creando diseguaglianze significative tra le diverse categorie di reddito.





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