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Al quinto giorno consecutivo di guasti e disagi sui treni, le Ferrovie dello Stato gridano al sabotaggio. Il gruppo Fs ha depositato ieri un esposto alla digos, denunciando «circostanze altamente sospette» sul «tipo di guasti e la loro frequenza» che «stanno destando più di qualche interrogativo». Ma l’esposto, esaminato dal manifesto, si limita a descrivere i tanti problemi avvenuti dall’11 al 15 gennaio per poi concludere: «Benché gli episodi descritti si presentino, all’apparenza, collegati tendenzialmente a disfunzioni di natura tecnica, sui quali il Gruppo FS sta svolgendo accertamenti interni al fine di ricostruirne cause e responsabilità, si ritiene non si possa escludere in radice l’ipotesi che si tratti cli una situazione connessa ad attività interne e/o esterne volutamente mirate a colpire gli asset aziendali con la finalità di destabilizzare, anche a livello istituzionale e governativo, il Gruppo FS».
Dunque non risulta nessuna prova, né ci sono accuse precise. Più probabile che si tratti di una manovra di distrazione pubblica. Lega e Mit l’hanno colta con tempestività, diramando plausi e sostegni a Fs appena pochi minuti dopo l’annuncio dell’esposto. Per Stefano Pennacchietti, coordinatore nazionale Usb per il settore ferroviario, quelle di Fs sono «aberrazioni complottistiche per sviare l’attenzione». Il sindacalista spiega al manifesto: «La stessa ammissione che possa esserci stato un sistematico sabotaggio, e quindi un’estesa vulnerabilità del sistema ferroviario, è indice dell’incapacità del management. In realtà i disagi sono la conseguenza di un dissesto organizzativo che denunciamo da mesi». Nuovi problemi tecnici si sono verificati ieri a Verona e Pomezia, con ripercussioni sulle linee Roma-Napoli e Roma-Firenze.
Nei giorni precedenti erano avvenuti guasti a Milano, Roma e sulla Salerno-Reggio Calabria, generando cancellazioni e ritardi di oltre 6 ore in mezza penisola. Le opposizioni continuano ad attaccare il ministro delle Infrastrutture Salvini, mentre i capigruppo leghisti Romeo e Molinari parlano di «indegno sciacallaggio della sinistra». Dopo cinque giorni di silenzio, il ministro ha fatto un post su X: «100 miliardi di investimenti per le infrastrutture ferroviarie, con oltre 1.200 cantieri già attivi per recuperare decenni di ritardi sulle ferrovie» dovuti al «malgoverno della sinistra».
Ma non si è presentato all’interrogazione alla Camera che lo interpellava, lasciando al ministro Ciriani il compito di rispondere. Martedì il leader leghista aveva annullato anche la sua presenza all’inaugurazione del nuovo terminal bus in piazza dei Cinquecento a Roma, davanti alla stazione Termini: una posizione troppo sconveniente per le polemiche in corso. Rispondendo alle interrogazioni, Ciriani ha affermato che «i ritardi si attestano su percentuali in linea con gli ultimi anni; i tassi di puntualità sono del 74% per le Frecce, 82,6% gli Intercity e 88,9% i regionali». Per il ministro «non ci troviamo di fronte a problemi cronici», bensì causati «dall’intensificarsi degli interventi di manutenzione e potenziamento della rete infrastrutturale e tecnologica finanziati col Pnrr».
Di diverso avviso è Pennacchietti: «Nel 2024 abbiamo fatto uno sciopero al mese per denunciare l’inefficienza nella gestione dell’infrastruttura ferroviaria, che il governo continua a non ammettere. Anzi, in modo miserevole Salvini ha dato ai sindacati la colpa dei disagi, allineandosi così all’arroganza dei blocchi padronali». Secondo il delegato Usb, «le attuali criticità sui binari sono frutto delle politiche di Rfi, che ha esternalizzato gran parte della manutenzione a imprese private. Queste applicano contratti non idonei e hanno il 40% del personale composto da apprendisti senza qualifiche né esperienza. Un meccanismo speculativo che abbiamo denunciato al Mit».
Anche perché, conclude, «tra gli apprendisti sono più elevati gli incidenti sul lavoro e i coinvolgimenti in inchieste penali per errori professionali. Una situazione che non corrisponde all’immagine moderna e innovativa che si vuole dare alle ferrovie italiane». Anche la Conferenza delle Regioni, con il coordinatore della commissione infrastrutture e mobilità, Fulvio Bonavitacola, si è detta «preoccupata per il ripetuto verificarsi di episodi che non sembrano essere isolati e casuali», e che sono dovuti a «disfunzioni strutturali evidenti». Per Bonavitacola «Fs deve dire qualcosa su cause e rimedi da attivare e il Mit deve battere un colpo per le sue dirette competenze e responsabilità».
Tra le soluzioni prospettate, Ciriani ha confermato l’ipotesi di tagliare gli attuali 8.920 treni al giorno per risolvere il sovraccarico. «Paradossalmente è l’idea più intelligente per ridurre i rischi – commenta Pennacchietti – il problema è che sarebbe un disservizio per i pendolari». Le opposizioni attaccano Salvini, Renzi gli dà del buffone e ne chiede le dimissioni. Dal Pd Schlein: «Il governo blocca l’Italia».
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