Il « modello Quarticciolo» da difendere contro la stretta del «modello Caivano»

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Il decreto «emergenze» estende le regole previste per Caivano a sei periferie d’Italia, tra queste c’è Quarticciolo situato nella zona est di Roma. Il fine dichiarato dal governo è quello di «fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile». A tale scopo sono stati stanziati 180 milioni in tre anni. Il tutto dopo decenni di abbandono dei territori periferici, senza invertire senso di marcia. Noi di «Quarticciolo Ribelle» crediamo che interventi calati dall’alto che ignorano le richieste di chi vi abita siano solo l’ennesimo spreco di risorse pubbliche.

Una fitta rete di realtà sociali e politiche animate dagli abitanti del Quarticciolo ha preparato un piano di interventi necessari e di risorse pubbliche da destinare al quartiere, piano presentato alle istituzioni in varie occasioni. È stato pensato a partire dai progetti sviluppati negli ultimi dieci anni: la palestra e il doposcuola popolare, il Comitato di quartiere, la microstamperia e l’ambulatorio in sinergia alla parrocchia e al teatro-biblioteca.

Meloni afferma di voler combattere le mafie, non certo una novità nel nostro paese. Sappiamo che la mafia si insinua là dove non ci sono riferimenti economici, sociali e culturali. Il taglio del welfare e la diffusione del lavoro povero rendono gli abitanti delle periferie ricattabili. Eliminare il reddito di cittadinanza, la sanità pubblica, il sistema scolastico e allo stesso tempo partorire decreti come quello Cutro e Caivano che hanno esclusivamente un’impronta punitiva, contribuisce a rendere abitanti di «serie B» i residenti nelle periferie.

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Ciò che muove la politica, a noi sembra invece indispensabile un intervento pubblico pianificato che abbia effetti sul lungo periodo. Politiche per la casa, per la scuola, per la sanità territoriale a partire dai bisogni e dalle potenzialità dei singoli territori. Negli ultimi anni abbiamo visto i nostri redditi diminuire e l’unica scuola del quartiere entrare nel programma di dimensionamento scolastico voluto dal ministro Valditara. Abbiamo anche visto l’Asl Roma 2 commissariata e incapace di gestire le liste d’attesa e di assumere il personale necessario per il mantenimento delle strutture di prossimità, come il Consultorio familiare e i servizi per la riduzione dell’impatto delle sostanze stupefacenti sui territori. Risorse come il bonus 110% sono state elargite ai privati invece di essere applicate agli immobili Erp. Ogni giorno arrivano decreti di rilascio degli immobili a famiglie che non possono permettersi di accedere al mercato degli affitti e le sanatorie 2020, dopo 4 anni, sono ancora ferme nei cassetti di Ater per mancanza di personale.

Don Coluccia, che è diventato di fatto il portavoce di Fratelli d’Italia a Roma, ha apertamente dichiarato che uno di problemi del Quarticciolo è da individuarsi nel palazzo occupato al centro del quartiere, l’ex questura dove 40 famiglie e dove è ubicato il doposcuola popolare. Sgombrarlo vuol dire sottrarre al quartiere l’unico argine materiale allo spaccio in zona. L’unico presidio che limita la dispersione scolastica tra le più alte della città.

Non è il carcere a evitare il crimine, ma la costruzione di alternative solide alla strada. In palestra come al doposcuola cresciamo insieme nel rispetto reciproco, difendendo la nostra comunità contro lo stigma e lottando per il nostro riscatto sociale. Creare sicurezza nei territori per noi vuol dire cedere potere decisionale, vuol dire consentire ai giovani dei nostri quartieri, attraverso un’istruzione di qualità, di essere consapevoli delle proprie scelte, di poter accedere a redditi più alti, di avere un peso nelle decisioni politiche.

Chi ci governa non conosce le periferie ma reagisce a fatti di cronaca. Non ci stupirebbe se il decreto emergenze avesse come unico fine il controllo del territorio, rafforzando la presenza delle forze dell’ordine e pianificando la spartizione in chiave clientelare delle risorse stanziate. Rispondere all’appello del «Quarticciolo Ribelle» per difendere l’ex questura e il doposcuola partendo dall’assemblea pubblica del 18 gennaio alle ore 18 in piazza del Quarticciolo vuol dire opporsi a tutto questo. Opporsi al modello Caivano. Opporsi ad un’idea per cui decreti legge securitari vengono scambiati per democrazia. Chi è con noi?

*L’autrice è un’attivista del Quarticciolo Ribele



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