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Anche se l’arrivo di risorse per i territori montani è in genere salutato come una buona notizia, è corretto e necessario comunque porsi dubbi e monitorare il loro utilizzo. Parliamo delle risorse per progettare la pista agro silvo pastorale che dovrebbe collegare la strada per Morterone tramite la Val Boazzo ai Piani d’Erna, località già collegata alla città attraverso la funivia realizzata negli anni ’60 per servire quella che avrebbe dovuto diventare una prestigiosa città del divertimento invernale poi. Si sa che negli anni le cose non sono andate come previsto, il fallimento della società di gestione prima e la mancanza di neve poi, hanno fortemente ridimensionato quel progetto, trasformandolo in un compendio di seconde case. La funivia è tuttavia rimasta come linea di trasporto pubblico locale atta a garantire veloci collegamenti per i pochissimi residenti, e a portare in quota un buon numero di turisti occasionali, oltre ai proprietari delle case: si tratta di una infrastruttura preziosa (ma che necessita di importanti investimenti per essere veramente funzionale e adeguata alle mutate necessità dei frequentatori) nella misura in cui abilita i Piani d’Erna a reinventarsi come economia turistica, anche complementare con il turismo lacustre. Proprio a partire da questo dato di fatto, Legambiente ha voluto provare a condividere, attraverso un percorso di incontri con i residenti, i frequentatori, i proprietari e gli amministratori, una proposta generale di rilancio dei Piani d’Erna nell’ambito del progetto Interreg Alpine Space “Beyond Snow – oltre la neve”, di cui Legambiente Lombardia è partner: si tratta di un progetto dedicato alla rinascita di 10 località che hanno avuto una storia di stazione per gli sport invernali.

La nuova pista, che dovrebbe unire i Piani d’Erna alla strada per Morterone, viene proposta per un collegamento accessorio a quello offerto dalla funivia in caso di emergenza per residenti e turisti e per scopi legati alle operazioni di antincendio boschivo e di gestione forestale. Ma è tutto qui? Questa funzione giustifica l’importante investimento di risorse pubbliche per un’opera complessa e di sicuro impatto su versanti molto delicati anche dal punto di vista della stabilità geologica? La domanda la poniamo agli amministratori lecchesi, con cui abbiamo condiviso il percorso di ridefinizione del futuro dei Piani d’Erna. Il rischio è che l’opera diventi solo una strada per consentire l’ingresso automobilistico ad un luogo naturalmente privo di auto: se ciò dovesse accadere, i Piani d’Erna perderebbero la gran parte del loro potenziale di attrazione turistica. Altre località alpine, come Chamois in Valle d’Aosta o Werfenweng in Austria, hanno legato il loro successo proprio alla quiete e alla sicurezza associate all’assenza di auto, intercettando un segmento di turisti che apprezza questa caratteristica. Per questo si sono dotati di stringenti regolamenti atti a impedire che la viabilità, in particolare quella forestale, diventasse una via di transito ordinario in virtù di facili rilasci di permessi d’accesso. Se il modello su cui vogliamo costruire il futuro di Piani d’Erna come destinazione turistica non vuole privarsi di questa opportunità, sulla pista è necessario tenere accesi tutti i riflettori, affinché ogni uso improprio venga impedito, e la pista funga realmente da opera per il solo utilizzo motivato da emergenza e da strette finestre di necessità.

Dal nostro punto di vista la pista ha un senso, anche economico e ambientale, solo se viene intesa come infrastruttura territoriale, ovvero opera sottostante a un progetto di sviluppo in cui attori fondamentali non possono che essere le imprese agro-silvo-pastorali, da re-insediare in un territorio che offre opportunità per queste attività condotte in modo sostenibile e compatibile con le risorse naturali e paesaggistiche. Il dato di partenza è che oggi ai Piani d’Erna non c’è una sola azienda agricola né alcun gestore forestale che, in mancanza di azioni e progetti seri e concreti per il loro ripristino, porterebbe alla scomparsa di prati e pascoli che hanno sempre caratterizzato quella zona. La pista può certo essere d’aiuto ma non rappresenta, da sola e in assenza di un progetto complessivo che la vincoli a questa funzione, la condizione sufficiente al rilancio delle attività di gestione agro-silvo-pastorale ai Piani d’Erna. Il rischio è che sia una pista di difficile regolamentazione e che conduce ad un luogo non adeguato ad accogliere, sostenere e gestire l’afflusso turistico, generando solo spreco di risorse e danno ambientale. Tanto più che nel corso dei confronti con popolazione locale ed operatori sono emerse le ampie possibilità di Erna che vanno oltre il turismo delle seconde case.

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Per questo chiediamo agli amministratori lecchesi di asservire le risorse per la pista a un progetto più ambizioso di riposizionamento dei piani d’Erna, su cui siamo disponibili a fare la nostra parte.

Legambiente Lecco

Legambiente Lombardia









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