Autonomi, in crescita esponenziale le professioni non ordinistiche

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Non è semplice definire il perimetro del lavoro autonomo. Specie se si considera quello non inquadrato all’interno degli ordini professionali, come nel caso di giornalisti, avvocati, commercialisti o altre categorie di liberi professionisti. La platea è già vasta perché composta in tutto da oltre cinque milioni di lavoratori. Un numero cospicuo, che però non basta ad attirare l’attenzione del legislatore. «Nei loro confronti non è previsto quasi nulla di sostanziale, se guardiamo ad esempio alla legge di bilancio», dice Anna Rita Fioroni, Presidente di Confcommercio Professioni.

In Italia, gli autonomi corrispondono al 20% del totale dei lavoratori, la percentuale più alta in Europa. L’incidenza è alta soprattutto tra i giovani: su poco più di 4 milioni di occupati tra i 25 e i 34 anni, il 16,3% svolge un lavoro autonomo, contro una media UE del 9,4%. Per di più, il gruppo di chi ha un’attività in proprio è in crescita. Se da un lato calano i lavoratori indipendenti tradizionali, tra cui artigiani, commercianti e autonomi agricoli, dall’altra ad aumentare sono i parasubordinati (fonte Osservatorio INPS Lavoratori dipendenti e indipendenti 2023). Tra i professionisti che non hanno una cassa previdenziale dedicata cui versare i contributi, salgono sia quelli senza partita IVA – come dottorandi o amministratori di condominio – sia chi ne è titolare. Nel complesso, si registra tra il 2019 e il 2023 un aumento di 180mila soggetti (+17,9%).  Il balzo maggiore è avvenuto tra 2008 e 2020, con il 95,5% di professionisti non ordinistici in più.

Nella Manovra non avete trovato neppure un qualche accenno che lasci presagire che ci saranno provvedimenti in favore del lavoro autonomo?

«Solo qualche piccolo spiraglio. Innanzitutto, la proroga della scadenza al 16 gennaio del pagamento del secondo acconto dell’IRPEF. La misura era già stata introdotta per il 2023, ma adesso è resa strutturale grazie a un emendamento al decreto fiscale. È una modifica che agevola molto i professionisti, perché il saldo in questo modo si può posticipare o rateizzare. C’è un’altra misura introdotta dalla legge che è una risposta – seppure minima – alle nostre richieste. Riguarda la decontribuzione per le madri lavoratrici, che sarà estesa dal 2025 non solo alle dipendenti ma anche alle autonome che abbiano però un reddito sotto i 40mila euro annui. Serve che non abbiano aderito al regime forfettario. Il che restringe purtroppo il numero di beneficiarie, perché sotto quel tetto di reddito l’adesione al forfettario è quasi automatica».

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Quali sono le battaglie che state portando avanti presso i tavoli istituzionali che invece danno i loro frutti?

«Una su tutte, quella relativa all’ISCRO, l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa. Si tratta di un sussidio per i professionisti che abbiano subito un calo del fatturato. Abbiamo ottenuto in questo caso una riduzione della contribuzione aggiuntiva da versare, una conquista cui si è arrivati grazie alle nostre richieste. La misura era stata introdotta in via sperimentale per il triennio 2021-2023, ma è stata stabilizzata nel sistema degli ammortizzatori sociali a partire dal primo gennaio 2024. È destinata solo agli iscritti alla Gestione Separata dell’INPS che svolgano attività di lavoro autonomo».

Quali sono gli importi e la durata dell’indennità?

«La prestazione viene erogata per sei mesi a partire dal giorno successivo alla data di invio della domanda, e non può essere richiesta nel biennio successivo all’anno di inizio di fruizione della stessa. Per capire gli importi bisogna basarsi su questa valutazione: un quarto, quindi il 25%, su base semestrale, della media dei redditi da lavoro autonomo dichiarati dal soggetto nei due anni precedenti rispetto alla presentazione della domanda».

Può fornirci qualche esempio?

«Poniamo che il reddito dichiarato per gli anni 2021 e 2022 sia stato molto basso e pari rispettivamente a 6mila e a 5mila euro. Quello che si deve fare è determinare la media. Si sommano quindi i due fatturati e si ottiene 11.000. Va poi diviso il risultato per due, quindi a 5.500, per ottenere la base semestrale di 2.750 euro. Il risultato è il 25%, perciò 687,50 euro, di ISCRO. La regola è però che l’ammontare mensile non deve essere inferiore a 250 euro né superiore a 800 euro. Se l’importo della prestazione dovesse andare oltre i due tetti, l’indennità verrà liquidata in misura pari, rispettivamente, a 250 euro e a 800 euro».

I beneficiari della prestazione sono tenuti a partecipare a percorsi di aggiornamento professionale?

«In teoria sarebbe così, ma la realtà dei fatti è che mancano i decreti attuativi, quindi questa parte della misura non risulta ancora messa a terra. Il problema è anche che si tratta di un intervento che per il momento non ha avuto il successo sperato, in quanto scarsamente conosciuto. Per questo ci stiamo impegnando per diffondere quanto più possibile informazioni in tal senso».

Quali sono gli altri macro temi cui vi state dedicando come associazione?

«Il secondo nodo è sicuramente quello della previdenza complementare, per cui ci stiamo spendendo molto a livello associativo. In particolare, c’è il fondo di previdenza complementare di derivazione contrattuale del contratto collettivo nazionale. È stato sottoscritto da Confcommercio e esteso agli autonomi iscritti all’associazione Si chiama Fon.Te».

Chi può iscriversi?

«Dal 1° aprile 2022 possono farlo imprenditori, i liberi professionisti, lavoratori autonomi non necessariamente con partita IVA. Sono inclusi i titolari di imprese individuali e familiari partecipanti alle imprese familiari di cui all’articolo 230 bis del Codice civile. L’altra condizione è che siano associati a Confcommercio. Le specifiche sono tutte sul sito».

Il tema delle pensioni per gli autonomi è sicuramente tra i più urgenti…

«Senza dubbio. Un dato rende l’idea. Il rendiconto della Gestione Separata INPS per il 2023 è stato pari a 11,2 miliardi a livello di entrate. Una cifra enorme. Sa a quanto ammontano le prestazioni erogate, prevalentemente pensionistiche? A soli 2,3 miliardi. Un grande avanzo poco sfruttato».

Come si giustifica?

«L’avanzo gestionale rimane all’interno del bilancio unico dell’istituto. Non si stanno ancora liquidando le pensioni perché a versare sono iscritti molto giovani, data la tipologia di lavoro in cui spesso rientrano, che è quella di professioni nuove, nate da poco e senza ordine di riferimento. Un meccanismo che genera una sorta di solidarietà alla rovescia, per cui i più giovani iscritti alla Gestione separata INPS con meno redditi pagano anche le pensioni delle gestioni più ricche». 

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Avete proposte in merito?

«Sì, per esempio utilizzare in modo più mirato le risorse della Gestione separata per le prestazioni di assistenza cosiddette minori come malattia e maternità. Potrebbero essere più utili ai giovani iscritti. Sono questioni di cui ci stiamo occupando alla Consulta del lavoro autonomo al CNEL. Da poco è stato approvato dall’assemblea del CNEL un disegno di legge proposto dalla Consulta e dedicato all’istituzione di un fondo per il welfare per i professionisti iscritti alla gestione separata INPS che utilizza le risorse della gestione separata in modo mirato. Contiene disposizioni che sono anche volte a migliorare le prestazioni come malattia, maternità, indennità per la degenza ospedaliera. Ci auguriamo che venga recepito dal Parlamento per trasformarlo in legge ».

A fronte poi di guadagni che sono tutto fuorché alti…

«Anche su questo aspetto siamo all’opera. Sulla questione dell’equo compenso per esempio a regolare il tutto c’è una legge, la 49 del 2023. Una norma che ha introdotto l’obbligatorietà di un equo compenso anche per le professioni non organizzate in ordini o collegi. E che consente di esigere compensi adeguati nei confronti della Pubblica Amministrazione e delle imprese con più di 10 milioni di fatturato o più di 50 dipendenti. Anche qui però è ancora tutto solo su carta e niente è di fatto operativo. Devono essere fissati con apposito decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy i parametri richiesti dalla legge, altrimenti resta inapplicabile. Noi come forma aggregativa di associazioni professionali siamo gia stati convocati dal MIMIT, per dare il nostro punto di vista».

Su quali altri fronti vi state muovendo?

«Ci battiamo affinché venga estesa anche agli autonomi ogni forma di incentivazione che riguarda le imprese. Pensiamo per esempio agli incentivi di Impresa 4.0 o Transizione 5.0. Questi andrebbero estesi anche ai professionisti declinandoli in base alle loro esigenze. Si tratta di agevolazioni che devono ricomprendere anche il lavoro autonomo, che è a tutti gli effetti un’impresa in proprio». 

Una qualche vittoria che avete ottenuto negli anni e di cui andate fieri?

«Nel 2021 tra Ministero della Pubblica Amministrazione, Confcommercio e Confcommercio Professioni è stato firmato un protocollo di collaborazione per informare i professionisti di bandi per il reclutamento sul nuovo portale inPA. Si tratta di una nuova piattaforma digitale dedicata al lavoro pubblico, che serve a gestire con procedure trasparenti e veloci gli incarichi per i progetti legati alla realizzazione del PNRR. Il traguardo che abbiamo raggiunto è stato quello di includere i professionisti tra i destinatari degli incarichi, in modo che possano partecipare ai bandi pubblici indicando l’appartenenza all’associazione ai fini della qualificazione autoregolamentata. Il tutto ai sensi della legge 4 del 2013».

La vostra rappresentanza non riguarda le professioni ordinistiche. Come capire quali sono le figure che rientrano nel vostro bacino?

«Confcommercio Professioni è l’organizzazione che riunisce e dà voce unitaria alle associazioni professionali del sistema confederale. Includiamo categorie come le guide turistiche e gli ottici e optometristi. In linea generale però ci rivolgiamo a chi non è iscritto a un ordine professionale. Il riferimento è in concreto alla legge 4 del 2013 in base alla quale siamo forma aggregativa di associazioni. Rientrano quindi nel perimetro designer, consulenti di management, amministratori di condominio, influencer, formatori e tante altre professioni».                    ©

📸 Credits: Canva   

Articolo tratto dal numero del 15 gennaio 2025 de il Bollettino. Abbonati!                

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