L’eterna attesa per l’Irca, l’ente che dovrebbe unificare l’artigianato regionale


Una fusione attesa da anni, ad oggi mai avvenuta e sulla quale, a sentire l’assessore regionale Edy Tamajo, non si può più attendere. Si tratta della nascita dell’Irca (Istituto Regionale Credito Agevolato). Un ente regionale che dovrebbe sorgere dalla fusione fra il Crias (Cassa Regionale per il Credito alle Imprese Artigiane) e l’Ircac (Istituto Regionale per il Credito alla Cooperazione). Sulla questione ci sarebbe già un progetto di massima, il quale fonda la sua ratio sulla legge regionale istitutiva del luglio 2018. Una volontà politica rimasta però sulla carta.

La lunga attesa per la creazione dell’Irca

Nonostante i buoni propositi, Crias e Ircac operano ancora su piani diversi. Il tutto in una generale situazione di sottodimensionamento e di carenza di personale. Ma fino al concretizzarsi della fusione, i due organismi dovranno rimanere in vita. Ciò per garantire la continuità dei pagamenti e il sostegno per gli attuali finanziamenti concessi dai due soggetti giuridici.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Sul fronte dell’Irca, l’ente non ha al momento dipendenti. Il suo Consiglio d’Amministrazione, nominato quasi quattro anni fa, si avvia verso la scadenza. Il rinnovo dovrà avvenire nei prossimi mesi. Fra i ranghi dell’ente manca inoltre da tempo anche la figura del direttore generale. L’ente ha avviato una procedura concorsuale al fine di scegliere un profilo che possa prendersi l’onere di condurre in porto la fusione fra Crias ed Ircac. Ma sullo stesso potrebbe pendere un ricorso.

Un’operazione sulla quale, secondo diverse fonti di maggioranza, ci sarebbe una comunione d’intenti dal punto di vista politico. Ne ha recentemente parlato anche l’assessore regionale alle Attività Produttive Edy Tamajo. Addirittura si parla anche di una bozza di programmazione per il futuro. Ma per dargli seguito si attenderebbe l’approvazione del nuovo piano industriale. Un passaggio che dovrebbe avvenire prossimamente. Quando? Questo è difficile dirlo. Si tratta di una procedura farraginosa che si interseca con gli attuali finanziamenti oggi in essere con cooperative ed aziende artigiane. Una gatta da pelare di cui si dovrà occupare il futuro direttore generale.

Ma non è solo questo il problema. All’interno dei corridoi di Palazzo dei Normanni si parla della possibilità, in caso di una perpetrata inerzia, di ricorrere ad una sorta di soluzione estrema. In pratica, un commissariamento. Una fusione a freddo che garantirebbe un iter più facile da gestire ma sul quale non ci sarebbe una comunione d’intenti all’interno del centrodestra. Alcune anime della coalizione di maggioranza preferirebbero però una soluzione più aderente ai dettami della legge regionale, garantendo una divisione dei compiti e delle procedure più condivisa ed uniforme. 



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