«È vero, ci costringono a vendere le auto elettriche ma nessuno se le fila». Parole nette, che non lasciano margine di interpretazione. «Siamo obbligati» è il messaggio che filtra. La preoccupazione dei concessionari è palpabile, quasi tutte le principali case automobilistiche devono fare i conti con piazzali gonfi di auto alla spina in attesa di compratore. «Ad eccezione di pochi, pochissimi casi particolari, non è mai venuto nessuno a comprare un’elettrica senza incentivi. Deve essere un’occasione» il ritornello. Un allarme che qualcuno fa finta di non sentire.
Il caso Stellantis fa scuola. Contrario a rivedere i target sull’auto elettrica, l’amministratore delegato Carlos Tavares è stato scaricato persino dai concessionari del gruppo.
Gli obiettivi fissati non sono raggiungibili nelle condizioni attuali dei mercati, il riassunto della lettera inviata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per chiedere di spostare in avanti la data fissata per il 2025 per l’entrata in vigore della riduzione dei limiti sulle emissioni auto. Eppure c’è chi continua a insistere sulle elettriche fino a farne un’ossessione, a partire proprio da Stellantis. I concessionari ufficiali mettono in bella mostra quasi esclusivamente le elettriche, con sconti di ogni tipo per incentivare i clienti. Probabilmente pressioni dall’alto, da parte di chi spera in una (miracolosa) inversione di tendenza.
«Vendere le auto elettriche è molto complicato: chi viene qua vuole un’auto affidabile, che funzioni semplicemente e possibilmente a costi contenuti» l’ammissione di un titolare di un concessionario Hyundai-Honda del Torinese. I clienti non vogliono porsi problemi sulla durata della batteria o sulla ricerca di colonnine per la ricarica, soprattutto se le auto costano parecchio. Gli incentivi aiutano, è vero, ma fino ad un certo punto: «Acquisti un’elettrica solo se si tratta di un affare. Tra un’auto a benzina e un’elettrica, nove su dieci preferiscono l’auto a benzina. Anzi, dieci su dieci».
Le difficoltà a vendere le auto elettriche riguardano anche una casa come la BMW, che può vantare una clientela più ricca. «I soldi non sono l’unico problema», precisa un concessionario sempre dell’area torinese: «I tempi di ricarica sono troppi lunghi, trovare una colonnina è complicato. E anche i casi di cronaca non aiutano, con quei veicoli che di punto in bianco prendono fuoco».
C’è anche un altro aspetto poco chiacchierato che invece i venditori conoscono bene. La permuta delle auto elettriche è molto diversa da quelle con motore endotermico e non in senso positivo.
«Le cifre sono molto basse, anche perché a differenza delle macchine tradizionali ci sono tanti dubbi, ad esempio sulle condizioni della batteria» la puntualizzazione di un esperto di compravendita: «Le auto elettriche usate hanno sì costi più bassi, ma venderle è comunque un’impresa: il compratore ha dei dubbi sulla tenuta e teme di dover cambiare di nuovo auto nel giro di due-tre anni. Quelle a benzina e a diesel rappresentano invece una certezza. Da un anno e mezzo propongo un’auto elettrica con 20 mila chilometri: non interessa a nessuno».
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