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Ddl sicurezza nel pantano. La Lega si plachi, non ci saranno accelerazioni

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Dopo le manifestazioni contro le forze dell’ordine nel weekend, l’accelerazione per il ddl sicurezza arriva solo a parole. C’è un calcolo che gira nella commissione affari costituzionali del Senato dove il ddl – che contiene, tra l’altro, norme che puniscono più aspramente chi partecipa a manifestazioni violente e il raddoppio del rimborso per le spese legali per le forze dell’ordine indagate e assolte – è in discussione. Ed è un calcolo che rende l’idea di come, salvo forzature che però Fratelli d’Italia non vuole, correre spediti verso l’approvazione del ddl su cui la Lega spinge con insistenza è impossibile. Sono 1300 gli emendamenti presentati dalle opposizioni, che considerano il ddl – per dirla con il dem Andrea Giorgis – “un provvedimento pieno di strafalcioni giuridici”. Di questi, ne è stato discusso appena un quarto. Considerando per ogni emendamento almeno 20 minuti di discussione, servirebbero – lavorando 24 ore al giorno – quasi due settimane solo per finire la discussione in commissione. L’obiettivo, è evidente, è impossibile da raggiungere, anche perché la commissione è ingolfata: “Ci lavoreremo di sera, perché abbiamo da approvare prima il Milleproroghe”, dice ad HuffPost una fonte parlamentare di maggioranza.

Ma il problema non è solo temporale: è soprattutto politico. Se Lega e Forza Italia (attraverso il pressing del capogruppo Maurizio Gasparri) spingono per l’accelerazione, dopo le proteste montate a causa della morte di un giovane di origini egiziane durante un inseguimento dei Carabinieri, nel quartiere periferico di Corvetto, a Milano, da Fratelli d’Italia arrivano segnali di sano realismo. E, soprattutto, di attenzione ai rilievi del Colle. Non solo il partito della premier non ha intenzione di applicare al ddl sicurezza la cosiddetta tagliola, che consentirebbe di sforbiciare i tempi di discussione, ma vuole lasciare aperta l’ipotesi di modifiche. Quelle, in particolare, ipotizzate dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, sulle detenute madri e sul divieto di vendere Sim ai migranti. Potrebbe essere ritoccata anche la norma che prevede la possibilità che l’intelligence chieda alle pubbliche amministrazioni atti coperti da segreto. Una norma, questa, che impatterebbe soprattutto sulle procure. Secondo un pezzo di mondo universitario, in realtà, avrebbe un impatto negativo anche sugli Atenei. Perché prevede che il Dis, l’Aise e l’Aisi possano stipulare convenzioni “con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”. Secondo l’Udu, che ha organizzato una fiaccolata per venerdì 17, ciò minerebbe l’autonomia delle Università. La norma, però, fanno notare fonti di governo, prevede non un obbligo ma una facoltà e si inserisce in un contesto in cui il ministero, e il governo tutto, si sta muovendo per tutelare l’Università da ingerenze straniere.

“Gli emendamenti del governo sono stati annunciati ma non sono mai arrivati – ci spiegano più fonti della commissione – è probabile che arrivino. Nel mentre, noi continuiamo a lavorare”. Al pacchetto del governo potrebbe aggiungersi una norma – annunciata da FdI e benedetta direttamente da Giorgia Meloni – per tutelare gli agenti che finiscono al centro di inchieste per atti compiuti durante il servizio. Una norma, questa, dettata dalle polemiche causate dall’inchiesta nei confronti di Luciano Masini, Carabiniere che ha sparato per fermare, nella notte di Capodanno, un giovane che aveva accoltellato quattro persone. Una norma che, inoltre, viene considerata imprescindibile dopo le manifestazioni del weekend contro la Polizia. Dovesse arrivare, i tempi si allungherebbero ancora di più. Ma anche se si dovesse decidere di inserire il provvedimento in un decreto legge, ciò non basterebbe ad accorciare i tempi del ddl sicurezza. Il pressing della Lega, insomma, non sortirà effetti. È anche per questo che il partito di Matteo Salvini domani alzerà la posta, presentando a sua volta un ddl per garantire le spese legali gratuite alle forze dell’ordine che vengono indagate per atti compiuti mentre stanno lavorando. Suona come un doppione della provvedimento contenuto già nel ddl sicurezza. Una norma bandiera. L’ennesima. 

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