La punizione di Trump all’agricoltura europea e il disco incantato delle bollicine

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Bentornati su AgriNext – Agricoltura in Transizione, la voce dell’agricoltura che dalla capitale europea arriva sulle nostre tavole. La newsletter è a cura di Alessia Capasso, Food & Agri reporter per Europa.Today.it (per commenti, suggerimenti ed eventuali correzioni scrivete ad alessiacapasso@yahoo.it). 

Il fantasma della punizione di Trump

Standby (me) – A meno di dieci giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il settore agroalimentare dell’Unione europea resta in attesa di sapere se e in quali modalità il presidente applicherà nuovamente tariffe doganali alle importazioni dal vecchio continente. Nel corso del primo mandato, a rimetterci erano stati i formaggi italiani, le olive nere spagnole, il cognac francese e i vini tedeschi. Il tycoon stavolta ha promesso dazi del 20% circa, ma si ignora se deciderà di applicarli indistintamente o su specifici prodotti e Paesi del blocco Ue. Nel mirino potrebbero finire il settore vitivinicolo, quello lattiero-caseario e l’olivicoltura. Tra gli invitati alla cerimonia a Washington figurano la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Viktor Orbán. La presenza dei due leader europei al fianco di Trump potrebbe essere la chiave di volta per ottenere specifiche esenzioni per i prodotti nazionali dei Paesi dei due leader, ma sarebbe il segno di un’ulteriore spaccatura tra i 27.

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Dazio che vai, dazio che vieni – Le organizzazioni agricole europee, dopo i tumulti legati al Mercosur (che ha eliminato le tariffe doganali con 4 Paesi dell’America Latina), per ora tacciono in merito ai dazi che potrebbe applicare Washington. Gli Usa nel 2023 hanno importato prodotti agroalimentari pari a 195 miliardi di dollari. Le aziende agroalimentari non si sono ancora mosse per anticipare l’invio di prodotti negli Stati Uniti al fine di evitare i costi aggiuntivi. Troppo rischioso, anche a causa dei costi elevati per mantenere le scorte oltreoceano. Anche se Trump sostiene di voler tutelare posti di lavoro e competitività, secondo un report dell’istituto Bruegel, le tariffe dello scorso mandato non hanno prodotto effetti positivi sull’economia statunitense. Anzi.

Tariffe di propaganda – In termini di occupazione, le ritorsioni da parte dei Paesi colpiti (Cina in particolare) hanno danneggiato i lavoratori statunitensi, in particolare in agricoltura. Secondo gli esperti, la “guerra commerciale” ha riscosso successo solamente in termini di propaganda, rafforzando il sostegno al partito repubblicano. “I residenti delle località protette dai dazi sono diventati meno propensi a identificarsi come democratici e più propensi a votare per il presidente Trump”, si legge nello studio. Ciò nonostante, il magnate sembra determinato ad ingaggiare conflitti commerciali non appena entrerà nello Studio ovale. Se dovessero fallire i negoziati per evitare i dazi, una risposta “strategica e coerente” da parte di Bruxelles sarebbe l’unica alternativa a un’inflazione galoppante.

Fuori dal gregge – Rapporti e dati

Bollicine e poi chissà – Oltre che coi chili, il periodo post-feste costringe a fare i conti coi bicchieri bevuti. Dopo il boom del 2022 il mondo delle bollicine europee assiste ad un calo. Secondo un recente studio, nel 2023 i viticoltori dell’Ue hanno prodotto circa l’8% in meno di vino di tipo spumante rispetto all’anno precedente, passando da 1.624 a 1.496 miliardi di litri. A farla da padrone in questo settore rimane l’Italia coi suoi 638 milioni di litri, in netto vantaggio rispetto a Francia e Germania (312 e 237). Restano decisamente più indietro la Spagna e il Portogallo.

Spritz, c’est chic – Come canta Donatella Rettore nella sua recentissima hit “Disco Prosecco“, il drink icona dell’aperitivo in questi anni ha trascinato le vendite di prosecco in Europa e nel mondo, permettendo alla bollicina italiana di conquistare persino l’ostico mercato francese. Anche se nel 2023 sono diminuite anche le esportazioni Ue verso i Paesi terzi, pari a 600 milioni di litri, tra le bollicine esportate continua a dominare il prosecco (44%), seguito da altri spumanti da uve fresche (17%), lo champagne (fermo al 15%) e il cava (10%). 

Gli italiani e la Pac – Consapevoli dell’importanza della Pac per sostenere l’agricoltura e le aree rurali, preoccupati per i cambiamenti climatici e il loro impatto sull’accesso al cibo, convinti che il livello di sicurezza alimentare nell’Ue sia migliorato negli ultimi dieci anni. Questo il quadro che emerge sulla relazione tra gli italiani, il settore rurale e la Pac da un’indagine realizzata dall’Eurobarometro.

Paure – Rispetto alla media europea, i cittadini del Belpaese sono più preoccupati di altri in merito alla salute degli animali (35% contro il 27% Ue), temendo l’influenza aviaria o le aggressioni parassitarie alle piante. Altri rischi che preoccupano particolarmente sono le importazioni dall’estero (24%) e l’interruzione delle catene di approvvigionamento (21%). Rispetto alla media europea, i cittadini italiani risultano meno informati sulla Politica agricola comune. Ritengono inoltre che il principale ruolo della Pac sia quello di garantire sempre una fornitura stabile di cibo nell’Ue, assicurare il benessere degli animali allevati (Italia 32%, Ue 26%), “creare crescita e posti di lavoro nelle aree rurali” e “proteggere l’ambiente e affrontare i cambiamenti climatici”. 

Cosa bolle in pentola

Occhio alle foreste – Il 13 gennaio, la commissione Ambiente (ENVI) terrà un’audizione pubblica in collaborazione con la commissione Agricoltura sul monitoraggio delle foreste. Nel novembre del 2023 Bruxelles ha proposto un apposito regolamento per le foreste europee resilienti, al fine di istituire un quadro integrato di monitoraggio incentrato su parametri connessi alle priorità politiche dell’Ue, quali i cambiamenti climatici, la biodiversità, la salute, le specie esotiche invasive e la gestione forestale. Nel corso dell’audizione, un primo panel esaminerà gli indicatori forestali e la loro utilità nel valutare le tendenze e le sfide nelle foreste. L’altro si concentrerà sui modi per ottenere i migliori dati per una gestione sostenibile delle stesse.

Novità in etichetta – Dal primo gennaio 2025 è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento Ue, l’indicazione di origine dev’essere visibile in modo chiaro sugli imballaggio e/o sull’etichetta, con l’indicazione del Paese d’origine che deve risaltare maggiormente rispetto a quella dello Stato in cui è avvenuto l’imballaggio. Ad essere interessati dalle norme, oltre a prodotti come nocciole, mandorle, pistacchi e fichi secchi, ci sono anche i prodotti di IV gamma, inclusi i funghi non coltivati, i capperi e lo zafferano. 

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La spesa – La norma punta a garantire una maggiore trasparenza in un settore i cui consumi sono molto cresciuti in questi anni. Da un’analisi della Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, nel 2023 in Italia sono stati acquistati 115 milioni di chili di frutta secca, con una spesa pari a circa 1,1 miliardi di euro. Nonostante l’industria dolciaria ne consumi dal canto suo circa 640 milioni di chili, l’indicazione di origine non si applica alla frutta secca usata nella preparazione dei dolci, si pensi ad esempio alla crema di nocciola o di arachidi.

Maiale identitario – Il Porcetto di Sardegna, simbolo della gastronomia sarda, punta ad ottenere il riconoscimento del marchio Igp per il 2025. Lo ha fatto sapere Giorgio Demurtas, presidente del comitato promotore impegnato nella stesura del dossier da presentare a stretto giro al ministero delle politiche agricole e forestali e all’assessorato regionale all’agricoltura. Per tutelare il Porcetto nato, allevato e macellato in Sardegna, Demurtas ha chiesto un’adesione in massa al comitato, rivolgendosi ad allevatori, macellatori e porzionatori affinché sostengano l’iniziativa. Due le categorie che ricadrebbero nel marchio Igp: il porcetto da latte, fino a 10 chili e il “porchettone” fino ai 18 kg. Il percorso di certificazione riguarderebbe, in base ai dati dell’ottobre 2024, oltre 11mila allevamenti di suini, con quasi 162 mila capi, 60 mila scrofe e circa 195 mila lattonzoli.

L’agenda agricola a Bruxelles e dintorni

13 gennaio – Le commissioni Agri ed Envi si riuniscono a Bruxelles in seduta comune per un’audizione sul monitoraggio delle foreste

17 – 26 gennaio – Berlino ospita la Grüne Woche (Settimana verde internazionale), una delle principali fiere dedicate all’alimentazione e all’agricoltura. Al suo interno si svolge anche il Forum globale per l’alimentazione e l’agricoltura (Gffa). Nel corso di questa sorta di “Davos” dell’agroalimentare, si danno appuntamento più di 70 ministri dell’agricoltura. Il 16 gennaio, durante la giornata inaugurale, sarà presente anche il commissario all’Agricoltura Christophe Hansen.



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