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di Andrea Pambianchi*

Patria è un concetto ed un’idea molto forte, avente un peso specifico consistente.

Oggi può avere tanti modi di interpretazione, ma dovremmo avere la capacità di  cercare quello che si addice di più  alla nostra società, che sta cambiando verso valori aperti di multiculturalità e tolleranza.

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Questo indifferentemente dalle scelte estreme che alcuni vogliono portare.

Dobbiamo modificarlo e smussarlo altrimenti, se lo si blinda su valori sbagliati, non può portare ad altro che a fare fermentare ancora di più i vari nazionalismi e sovranismi di distretto.

il multiculturalismo si traduce in politiche pubbliche volte alla gestione di questa diversità culturale e multietnica. 

Il rispetto reciproco e la tolleranza delle diversità culturali all’interno di un unico territorio dovrebbero quindi essere il pilastro principale di un simile governo o territorio.

Serve un concetto che possa fare unire i popoli, serve un concetto più amabile di patria, dove tutti vi si possano riconoscere.

In un mondo dove i rapporti di confine tra le terre sono cambiati mille volte e le culture si sono

altrettanto intrecciate, dire “la mia patria” riferendosi a una terra significa creare di sé un falso

logico, oltreché geologico.

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Divide, separa, genera odio. È un legame e una maledizione. 

Eppure sta dominando la nostra epoca.

Per me la “morte della patria” è avvenuta l’8 settembre del 1943, dove si seppellì il concetto di patria fascista, dove ci furono idee malsane che si fusero con principi di supremazia di razza, dove territori e colonie, si sarebbero potuti conquistare a vantaggio delle nazioni più forti, sottomettendo e sopprimendo le popolazioni locali ritenute più deboli o inferiori.

Infatti allora è morta l’idea di patria fascista, che il regime si era data e che aveva inculcato con la propaganda nella testa della gente, ma nello stesso tempo stava maturando una nuova idea di patria, indipendente, repubblicana e democratica.

Personalmente, oggi, questa parola ha bisogno ancora di più respiro e deve essere rimodulata e rivista ancora.

“La Patria non è un territorio” scriveva Mazzini ne “I doveri dell’uomo”. “Il territorio non ne è che la base. La Patria è l’idea che sorge su quello; è il pensiero d’amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio.” E aggiungeva che “La Patria è la nostra lavoreria (…). Lavorando, secondo i veri principi, per la Patria, noi lavoriamo per l’Umanità: la Patria è il punto d’appoggio della leva che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune. La Patria è una comunione di liberi ed eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine.”

“Patria” è un concetto genuinamente invocato, nel corso della storia, da chi si è battuto per una comunità di liberi e uguali, per maggiore democrazia, per la liberazione dei popoli oppressi.

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Credo che una forza coraggiosa, come la politica della sinistra unita e progressista, debba continuare a impegnarsi per recuperare un “patriottismo costituzionale e universale dell’uomo ”, riscoprendo la bellezza della parola Patria nei valori della Costituzione anziché nelle sue degenerazioni totalitarie, reazionarie o ultranazionaliste.

OGGI:

È patriottico ripudiare la guerra e le soluzioni che passano solo per le armi e non per il dialogo.

E’ patriottico battersi contro stipendi troppo bassi, precariato e sfruttamento. 

È patriottico difendere la nostra Sanità pubblica dai tagli, anziché spostare investimenti e creare praterie per le cliniche private come sta accadendo oggi.

E’ patriottico se si prende per mano la transizione ecologica, un atto d’amore a noi dovuto, perché non abbiamo un pianeta di ricambio.

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E’ patriottico difendere lo IUS SOLI,  per ottenere diritti di suolo e identità per chiunque nasca in questa terra. 

E’ patriottico difendere il diritto allo studio per tutti.

E’ patriottico difendere la multiculturalità, perché essa progredirà indifferentemente da tutti i paletti che troverà davanti alla propria strada.

Non si è patrioti se oggi si è razzisti, cioè con idee di prevaricazione sul diverso e debole.

Non è patriottico dividere l’Italia in 20 staterelli senza più solidarietà fra loro acuendo le disuguaglianze fra cittadini di serie A, B e C come ha scelto di fare questo Governo. 

Non è patriottico donare parte del nostro PIL per promuovere la guerra, in ogni parte del mondo essa sia.

Non è patriottico fare la guerra nei fatti e nelle parole ai poveri anziché alla povertà.

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Non è patriottica la riforma della giustizia di questo Governo che vuole dare vita a una giustizia di “casta” che indossa i guanti bianchi per potenti e politici – cancellandone i reati – e il pugno di ferro contro i comuni cittadini. 

Patria può tornare a essere una parola a noi tutti cara. 

la parola Patria, oggi, ha bisogno di aria fresca.

Con il coraggio delle nostre idee, con sincero amore per i nostri valori costituzionali.

“Personalmente mi sento italiano e perfino lagotto per l’identità culturale di appartenenza, ma avverto che la mia patria sia tutto quanto il pianeta, dove un unico essere umano ha iniziato il suo cammino due milioni e mezzo di anni fa. 

*Consigliere di minoranza, Lista Lagosanto che si muove, Comune di Lagosanto

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