l’Europa ha perso la faccia in Ucraina

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Se dovessi riassumere gli eventi più significativi della settimana appena trascorsa, userei questa frase: “L’Ucraina paga col sangue, l’Europa con la faccia”. Un’espressione che fotografa esattamente la situazione geopolitica attuale, soprattutto se si guarda alle ultime notizie sulla guerra in Ucraina e sul ruolo ambiguo e debole dell’Unione Europea.

In questo articolo ripercorro con te i principali avvenimenti, cercando di analizzare i fatti con uno sguardo critico e, dove serve, aggiungendo qualche riflessione personale.

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1. La promessa di Trump: pace in vista?

La notizia principale della settimana è sicuramente legata alla rielezione di Donald Trump e alla sua promessa di riaprire il dialogo con Vladimir Putin per porre fine alla guerra. Trump ha dichiarato di voler organizzare colloqui di pace subito dopo il suo insediamento, previsto per il 20 gennaio. Dall’altro lato, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito la disponibilità russa a discutere.

Eppure, non appena si intravede un’apertura verso la pace, scatta il consueto meccanismo di sabotaggio. Politici e media occidentali si sono subito affrettati a dichiarare che “non è il momento giusto” per negoziare. Come se fosse meglio aspettare che muoiano altri soldati e civili.

Nel frattempo, si moltiplicano le sanzioni, gli articoli sulle “minacce russe” e le narrazioni che parlano di un Putin ormai “vicino al collasso economico”. Ma siamo nel 2025, e questa favola ce la raccontano dal 2022. E così si continua ad alimentare un conflitto che, a oggi, non sembra portare vantaggi a nessuno, tranne forse a chi produce e vende armi.

2. L’Europa: tanti slogan, pochi fatti

L’Unione Europea è forse il grande sconfitto di questa guerra, almeno dal punto di vista dell’immagine e della credibilità. Nonostante i proclami di pace e giustizia, ogni tentativo di negoziato viene sabotato o reso impraticabile.

La verità è che l’Europa si è sdraiata completamente sui dettami statunitensi. Si parla di “costringere Putin al negoziato”, ma nessuno spiega davvero come, e ogni voce dissidente viene zittita con il pretesto della sicurezza o della fedeltà agli alleati.

Nel frattempo, le conseguenze di queste politiche ricadono tutte su di noi: prezzi dell’energia alle stelle, crisi industriale, e un’inflazione che svuota le tasche dei cittadini. L’Ucraina paga con il sangue, ma noi non siamo certo esenti da sacrifici.

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3. La Germania blocca altri aiuti a Kiev

Una notizia sorprendente arriva da Berlino: Olaf Scholz ha detto no a un ulteriore pacchetto di 3 miliardi di aiuti militari per l’Ucraina. Una decisione che sembra più dettata dalla campagna elettorale in corso in Germania che da una reale inversione di rotta, ma che comunque segnala un malcontento crescente tra i cittadini tedeschi.

Nel 2023 la Germania è entrata ufficialmente in recessione, e il 2024 non è stato molto diverso. I tedeschi sono stanchi di vedere miliardi spesi per la guerra mentre il costo della vita continua ad aumentare. Scholz lo sa bene, e la sua scelta di ridimensionare gli aiuti riflette la pressione crescente dell’opinione pubblica.

4. Al fronte: avanzata russa e diserzioni ucraine

Mentre l’Occidente discute di sanzioni e aiuti, al fronte la situazione resta drammatica. La Russia continua ad avanzare nel Donbas, conquistando centri strategici come Pokrovsk e Shevchenko. Anche think tank filo-occidentali come l’ISW (Institute for the Study of War) sono costretti ad ammettere che Kiev sta perdendo terreno.

Nel frattempo, l’Ucraina fatica a mantenere le proprie linee: si parla di diserzioni di massa, con un caso clamoroso che ha coinvolto la 155ª Brigata, dove 1.700 soldati avrebbero abbandonato il campo già durante il periodo di addestramento in Europa.

E poi c’è la questione di Kursk: una nuova offensiva ucraina che avrebbe dovuto segnare un punto di svolta ma che, a conti fatti, si è rivelata più un’operazione mediatica che un successo militare.

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5. Fact-checker e censura: Zuck cambia rotta

Un’altra notizia interessante arriva dal mondo digitale: Mark Zuckerberg ha annunciato la fine del programma di fact-checking su Facebook e Instagram. Una decisione che sembra allinearsi alla nuova era Trump, in nome di una presunta “libertà di espressione”.

Ma il problema resta: chi decide cosa è vero e cosa no? E quanto possiamo fidarci delle informazioni che leggiamo online? Personalmente, credo che il miglior antidoto contro le fake news sia il senso critico. Imparare a distinguere tra fatti e opinioni, e soprattutto capire chi sta parlando e perché.

6. Conclusioni: chi paga il prezzo della guerra

In definitiva, questa settimana ha messo in evidenza una verità scomoda: l’Ucraina paga con il sangue, mentre l’Europa perde la faccia. E intanto i cittadini comuni, sia in Ucraina che nel resto del continente, continuano a pagare il prezzo di politiche che sembrano sempre più lontane dalla realtà.

La domanda resta: quanto ancora dovremo aspettare prima che qualcuno metta fine a questa follia? O quantomeno inizi a provarci?

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Danilo Torresi



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