Litio, chi vince e chi perde nella corsa globale all'”oro bianco” che tutti cercano. Anche in Italia

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Al momento, l’Australia è il maggior produttore di concentrati di litio, mentre il Cile è il maggior produttore di carbonato di litio e la Cina è il maggior produttore di idrossido di litio. Ciò è dovuto ai diversi percorsi di lavorazione delle salamoie (a favore del carbonato) e delle rocce dure (a favore dell’idrossido). “In assoluto – prosegue il funzionario – la Cina è il terzo produttore di litio dopo l’Australia (50,7%) e il Cile (25,8%), con una quota di mercato attuale di circa il 15%”. Il Paese del Dragone ha saputo creare accordi commerciali con la Bolivia e con diversi Stati africani per divenire un colosso mondiale nel reperimento e la lavorazione del metallo.

Fonte: Mercato del litio 2000-2022 e Outlook 2030, Dera

Il “Triangolo del Litio” (come il Medio Oriente per il petrolio)

La metà delle risorse mondiali di litio si troverebbe in un’area geografica chiamata “Triangolo del litio”, identificata nell’altopiano andino che si estende tra Argentina, Bolivia e Cile. Grazie ad accordi diplomatici e investimenti economici enormi (si stimano circa 16 miliardi di dollari solo tra il 2018 e il 2022), la Cina oggi controlla indirettamente circa la metà delle risorse mondiali di litio. Il grande competitor mondiale nella produzione, gli Stati Uniti, riesce a soddisfare il 90% della propria domanda grazie alle riserve in Cile e Argentina, ma è ormai chiaro come la Cina controlli il mercato globale.

Nel Triangolo del litio, in particolare in Bolivia e in Argentina, i giganti cinesi stanno rilevando aziende minerarie locali e mappando il territorio alla continua ricerca di nuovi giacimenti. Non solo. Hanno costruito (o stanno costruendo) le infrastrutture necessarie alle attività di estrazione e di raffinazione del metallo. E’ una partita determinante, perché controllare l’area produttiva del Triangolo del litio equivale ad una posizione strategica simile a quella dei paesi mediorientali nella produzione di petrolio. Tanto che il conflitto costante tra Cina e Usa nell’accaparramento di queste risorse potrebbe anche spingere Argentina, Bolivia, Messico e Cile a creare un cartello del litio similmente a quanto fatto per l’Opec con il greggio. Anche perché il mercato cresce: la produzione di carbonato di litio sale mediamente a doppia cifra anno su anno e la domanda aumenterà del 25% ogni dodici mesi secondo le stime, fino a toccare 3,3 Mt nel 2030. Con l’attuale capacità produttiva si potrà arrivare però a una quantità stimata di 2,7 Mt: servirà quindi trovare nuove fonti di estrazione. In Europa come in Italia, si comincia a progettare l’apertura di nuove miniere.

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Le nuove miniere di oro bianco

“Riaprire le miniere di litio in Europa? E’ assolutamente necessario! – spiega Schmidt -, L’Europa è quasi al 100% dipendente dalle importazioni e attualmente ci sono più di 20 progetti attivi in fase di sviluppo: L’Ue ha fissato l’obiettivo del 10% di estrazione nella legge sulle materie prime critiche. Quindi, abbiamo bisogno di queste miniere nel continente se vogliamo creare un’industria indipendente delle batterie”. Per questo l’Unione europea ha emanato un Regolamento sulle materie prime critiche che incentiva la realizzazione di nuove miniere sul territorio. Dove? Secondo il funzionario tedesco i progetti più avanzati in Europa si trovano in Germania, Repubblica Ceca, Francia, Finlandia, Portogallo, Spagna, Austria e al di fuori dell’UE-27 in Serbia. Ma anche l’Italia ha da dire la sua: secondo uno studio recente del Cnr, il sottosuolo italiano è ricco di litio, in particolare in Toscana, Lazio e Campania. E non è escluso che vi siano altre zone ricche di “oro bianco” in Sardegna e Calabria oppure nell’area appenninica e adriatica dove ci sono i giacimenti di idrocarburi.

L’insostenibilità del litio

Il rovescio della medaglia è che il processo di estrazione e raffinazione del litio è inquinante ed enormemente idrovoro. Per ricavare il litio dai grandi salares in America Latina o Australia occorrono 1,8 milioni di litri d’acqua per ogni tonnellata. E lo squilibrio idrico sta provocando un aumento della siccità e della desertificazione, inquinando le falde acquifere. Inoltre, l’industria dell’oro bianco produce emissioni di CO2 che variano dalle 5 alle 15 tonnellate per singola tonnellata di litio estratto.
Secondo Schmidt, le batterie agli ioni di litio rappresenteranno oltre il 95% dell’utilizzo e della domanda nel 2030. Vale la pena ricordare che una batteria di un’auto elettrica può contenere circa 8 chilogrammi di litio, oltre a vari altri metalli e minerali. Ecco perché si è scatenata una guerra commerciale tra Ue e Cina sui prezzi delle auto elettriche che arrivano dall’Oriente. Per questo un tema importante soprattutto per l’Europa è il recupero del litio dalle batterie esauste, oltre all’efficientamento dei motori. Così l’Ue ha emanato un Regolamento che prevede, ad esempio, obiettivi di recupero del litio dai rifiuti di batterie fino al 50% entro la fine del 2027 e fino all’80% entro la fine del 2031.

Serviranno poi soluzioni alternative all’impiego del litio proprio per l’uso principale che ne viene fatto, ovvero quello nelle auto elettriche: ecco perché quindi le batterie al sodio stanno diventando una soluzione sempre più affascinante sul mercato.



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