Burocrazia e globalismo economico, fra leggi assurde e imprenditori ladroni.
In questi giorni, una delegazione di industriali italiani ha chiesto al Parlamento europeo di “agire subito su dazi, energia e burocrazia rilevando che l’ottanta per cento delle nostre leggi prende forma da normative europee.
“Crediamo in un’Europa capace di garantire regole efficaci e sostegno concreto a chi crea sviluppo e lavoro”.
Ma quali sono state le grandi strategie “economiche” approvate dall’Europa da trent’anni a questa parte? E’ presto detto in sette punti:
1) la fine del protezionismo e le privatizzazioni attraverso la svendita delle aziende pubbliche,
2) l’abbandono delle imprese mature, cioè a basso contenuto tecnologico e poco redditizie,
3) l’introduzione di mercati aperti e la libera circolazione dei beni e servizi;
4) la politica green più spinta al mondo,
5) la previsione di Regole burocratiche rigide in materia finanziaria ed amministrativa,
6) una politica di immigrazione aperta ed “umanitaria”,
7) la garanzia di un sistema di welfare più “avanzato” di quello americano.
Ridurre il peso della burocrazia
E’ stato tutto un flop ed ora gli imprenditori di ridurre le corvée burocratiche, di bloccare la “direttiva” sulle auto elettriche e la politica green, di proteggere le proprie industrie e la mano d’opera anche rispetto agli eccessi di un’immigrazione senza regole, di riportare nel paese le migliaia di aziende scappate all’estero, di tutelare l’agricoltura che necessita di meno restrizioni, di contrastare la concorrenza sleale di prodotti di bassa qualità di Cina e India, che minacciano il Made in Italy.
Gran parte di queste richieste non hanno tuttavia fondamento. Infatti, sono state proprio le imprese a trasferire i centri di produzione all’estero, limitandosi a conservare la proprietà dei marchi. Un fondo cinese ha acquistato la “Bialetti” dimostrando che la “strategia” di dislocare i centri manufatturieri mantenendo la proprietà dei marchi, è ormai passata di mano.
Mamma li cinesi
Il fondo del Dragone ha arricchito il proprio paese mentre i grandi gruppi americani ed europei che trasferivano le unità produttive all’estero lo facevano a proprio esclusivo vantaggio.
In ciò consiste la differenza tra l’operatore cinese che risponde alle direttive di un governo che sa guardare lontano e le bande di ladri che hanno impoverito l’America e l’Europa, al di fuori di ogni controllo politico.
Gli imprenditori hanno invece ragione quando affermano che l’Europa è guidata da una “burocrazia” inefficiente.
Bisogna peraltro chiarire che quella europea non è una “burocrazia” nel senso tradizionale del termine, bensì un gruppo di “giuristi” che dettano norme generali di comportamento. Niente a che vedere con le grandi burocrazie del passato, che determinavano le fortune dei popoli e delle dinastie.
Gli scribi egizi misuravano la crescita del Nilo, prevedevano la quantità del raccolto e valutavano le future entrate del governo; controllavano l’industria e il commercio e raggiunsero, quasi all’inizio della storia, un’economia pianificata regolata dallo Stato. “I Re muoiono ma le burocrazie restano”.
Ai nostri giorni, i dirigenti della sanità pubblica italiana non sono in grado di pianificare le liste d’attesa di un ospedale.
Le burocrazie lasciano tracce durevoli del loro passaggio e formano la “cultura sociale” dei popoli. La maggiore efficienza amministrativa di Lombardia e Veneto deriva dalle tradizioni austriache, mentre le regioni meridionali hanno dovuto subire l’influenza dei Borbone che pagavano i briganti per tenere l’ordine pubblico.
L’attuale posizione della Cina come player internazionale di prima grandezza, si deve anche ad un sistema burocratico in grado di “indirizzare” un miliardo di persone. Invece di importare prodotti sotto costo, le “democrazie europee” dovrebbero affidare il compito di riorganizzare le proprie burocrazie ai funzionari del partito unico cinese.
L’errore più grave che stanno commettendo gli occidentali è quello di ostracizzare la “dittatura” del Sol Levante. Si stenta a capire che non sono i sistemi di governo a determinare la supremazia economica di una Nazione, bensì il grado di efficienza della classe dirigente e dei lavoratori.
La Cina, dopo tremila anni di grandezza e di decadenza, di morti e di resurrezioni ripetute, mostra oggi tutta la vitalità fisica e mentale del passato. Non esiste popolo al mondo che, come questo, si adatti alle circostanze, si riprenda così bene dopo i disastri e le sofferenze e sia altrettanto preparato dalla storia alla sopportazione e al paziente recupero.
Il presidente Xí Jìnpíng ci dà la rappresentazione visiva di questo “carattere nazionale”, mentre l’imprevedibile Trump è la fotografia sfocata delle “nevrosi occidentali”.
La Cina sta producendo ricchezza a livelli che neppure l’America ha mai conosciuto. L’obbiettivo di Trump di “isolare” il regime comunista per via dei dazi non ha solide basi, perché la Cina è un grande paese manifatturiero in grado di soddisfare la domanda interna senza dover ricorrere a “costose” importazioni.
Se il regime lo volesse, il paese potrebbe “isolarsi” per qualche decennio. Sono semmai gli occidentali ad avere bisogno della mano d’opera cinese per ridurre i costi delle loro produzioni.
Se Europei e americani vorranno esportare in Cina dovranno dimezzare i prezzi in ogni settore, perfino per i prodotti voluttuari.
L’idea di premiare le imprese che apriranno una sede in territorio americano consentirà a milioni di cinesi di investire e di trasferirsi negli Usa, occupando i gangli vitali della produzione, come sta accadendo in Africa e potrà accadere in Europa entro il prossimo ventennio.
Il vero confronto in atto tra Occidente e Oriente riguarda i due diversi modi di intendere l’”organizzazione”, cioè i rapporti tra individuo, Stato e nucleo produttivo.
La strategia giapponese del “miglioramento industriale” deriva dalla cosiddetta “responsabilità familiare”, ossia l’usanza di ritenere un’intera famiglia responsabile della condotta di ciascuno dei suoi membri. Si tratta di un modello gerarchico che attribuisce responsabilità e competenze al gruppo più che all’individuo. Le conseguenze della responsabilità “allargata” possono consistere nel venir meno dei diritti individuali di ciascun membro, come ad esempio il livello retributivo o lo stesso posto di lavoro.
Questo modello è applicato nell’ambito delle burocrazie pubbliche al fine di considerare responsabili tutti i membri del nucleo operativo, ad esempio per i casi di perdurante assenteismo o di manifesta improduttività. Il prestigio del Giappone nel mondo si deve al senso di “responsabilità” degli individui che è stato tramandato attraverso generazioni.
Allo stesso modo, il cinese capisce che l’organizzazione sociale è il mezzo più valido per la sopravvivenza individuale.
In Occidente si è sempre insegnato che l’individuo è il centro del mondo e che le istituzioni umane non sono che mezzi per il conseguimento degli obiettivi individuali. Da tale concetto deriva che la libertà non è un mezzo ma un fine: essa rappresenta il maggior fine politico. Nell’era della macchina e della tecnologia, l’individualismo è meno efficace del “collettivismo” e, nello scontro tra queste due “civiltà”, l’Oriente sta prendendo il sopravvento.
Il burocrate europeo è “acefalo”, perché stabilisce la libera circolazione dei beni in nome delle leggi di mercato ma non si interroga sulle cause di fuga delle aziende.
Il massimo della produzione legislativa “velleitaria” all’interno della cittadella del diritto è stato raggiunto dalla Corte di Giustizia Europea che dispone l’arresto di un capo di Stato il cui esercito potrebbe annientare l’intero continente.
L’Europa costituisce una “Entità formale” priva di una sua “Costituzione” per colpa dei paesi “sovranisti”, che non sono l’Ungheria e gli stati dell’ex blocco sovietico, bensì la Francia e l’Olanda che non hanno mai ratificato il trattato di Roma del 29 ottobre 2004, in nome di una supponente “superiorità nazionale”.
Trump è arrivato a giustificare dazi nei confronti della Cina, che esporta le droghe “stronca-vita” in grado di mandare in “Ecstasy” le nuove generazioni senza “midollo”.
La Cina ricorda la “guerra dell’oppio” e sorride all’idea che gli occidentali siano portatori di valori ideali e “principi” morali inattaccabili.
L’inglese Mr. Jardin aveva scelto un fiore di papavero quale simbolo delle sue società, per ricordare che le smisurate sostanze da lui ereditate derivano dal commercio dell’oppio dall’estremo oriente verso l’Europa, cominciato dal nonno e proseguito dal padre.
Mr. Jardin è un intransigente imprenditore e pretende l’applicazione di rigidi codici etici.
Il fatto è che, quando si stabilisce un obbligo burocratico a carico dei cittadini e delle imprese, si creano strutture private che devono rispettarlo e strutture pubbliche che devono controllare gli adempimenti.
Parlamentari e ministri italiani ed europei che legiferano in materia ambientale, sanitaria, fiscale o condominiale, danno vita in automatico a nuovi uffici e stipendi. Gli uffici legislativi propongono norme repressive allo scopo di debellare la delinquenza con più facilità, secondo le linee dell’attuale governo. Il tecnico incaricato di aumentare le entrate erariali, per prima cosa introduce sanzioni altamente “dissuasive”.
Le odierne disposizioni fiscali che limitano la libertà del cittadino di spendere i propri guadagni, non fanno che riprendere lo StAng del 1934, che attribuiva all’amministrazione finanziaria nazista poteri illimitati nel controllo dei contribuenti.
Mani pulite ha utilizzato metodi al limite del consentito, ricevendo il plauso delle folle e dei partiti che pensavano di ricavarne vantaggi elettorali. Quei leader politici non avevano ben compreso che, a distanza di qualche anno, sarebbe toccato a loro.
È indubbio che l’intervento a gamba tesa della Magistratura in ogni comparto pubblico e privato abbia condizionato l’efficienza delle nostre burocrazie.
Nessun funzionario si assume responsabilità dirette in presenza di un sistema di norme approssimativo e incerto o di una magistratura “in agguato”. Il ministro Antonio Di Pietro aveva osservato che, “per mancanza di leggi chiare e per paura dei giudici, i funzionari del ministero dei lavori pubblici si sono fatti venire la sindrome della penna”.
Quando un’impresa si è burocratizzata oltre misura, diviene debole e agevolmente aggredibile; la stessa leadership è a rischio in quanto sono più facili le scalate ostili che avvengono quando vi sono fattori interni di inefficienza effettivamente rimuovibili con maggiori prospettive di guadagno per il capitale.
Attenzione alle operazioni finanziarie realizzate attraverso le incorporazioni. In regime di concorrenza, l’incorporazione di un’azienda da parte di un’altra, rappresenta un’espansione netta, in quanto si presume che la nuova azienda utilizzi la mano d’opera e le altre risorse in modo più produttivo di quanto non avesse fatto la vecchia.
Quando invece un’azienda ne soffoca altre, è evidente che queste conclusioni non sono scontate. Un’ondata di attività di questo genere può provocare un forte rialzo borsistico ed un infondato ottimismo con risultati disastrosi.
Costituisce un esempio di fusione a vantaggio dello Stato inefficiente e a danno di un gruppo efficiente, l’attuale operazione tra Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca.
L’unico intervento serio delle burocrazie europee è stato quello di dare vita ad un sistema più equo di tassazione delle società per frenare la cosiddetta “corsa al ribasso” sul reddito delle multinazionali tecnologiche che vendono servizi all’interno dell’UE. Trump ha già dichiarato che questa imposta del 15% dovrà essere ritirata.
Sono certo che la Meloni, che possiede una solida preparazione politica, nel corso del suo incontro alla Sala Ovale con Trump, aveva ben presente che la decadenza dell’Occidente non si arresta mettendo i dazi, ma cercando di cambiare l’attuale “american way of life” che ha fin qui guidato le democrazie occidentali.
In conclusione, gli imprenditori devono mettere sotto osservazione la burocrazia europea e il suo modo di legiferare.
Il peggior governo è quello del burocrate: esso complica a furia di teorizzare anche le cose più semplici, pensa in termini di regolamenti e di leggi e non si rende conto che in questo modo distrugge la libertà esistente e l’attività di chi produce ricchezza e lavoro.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link