- Fatturato stabile a quota 344 mld, l’EBITDA margin all’8,1%; prosegue il rafforzamento patrimoniale (+3% rispetto all’anno precedente).
- Export sale a 163,4 mld (+0,9%); boom agro-alimentare (+7,1%).
- Le imprese champion, più giovani e innovative, sono l’8% del totale, ben rappresentate in ogni settore.
- Si esporta in mercati più lontani e si diversificano gli sbocchi commerciali: distanza media export sale a 3.434 km.
- Innovazione tecnologica, investimenti green e capitale umano rimangono fondamentali per la crescita.
Nel biennio 2023-2024 la competitività dei distretti industriali italiani è rimasta elevata con un nuovo record delle esportazioni e del saldo commerciale, nonostante un rallentamento della crescita del fatturato. È quanto emerge dalla diciassettesima edizione del Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali – redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo – che mostra una fotografia aggiornata della situazione economico-reddituale delle imprese distrettuali. Il rafforzamento patrimoniale degli ultimi anni e le abbondanti disponibilità liquide rappresentano le precondizioni per una ripresa degli investimenti e per migliori risultati di crescita nell’arco dei prossimi anni.
Si tratta di obiettivi non semplici, anche alla luce dei dazi da poco annunciati sulle merci importate negli Stati Uniti. Per le imprese italiane diventa più difficile esportare in un mercato dinamico, ricco e vasto che nel 2024 ha assorbito l’11% dell’export dei distretti. Possono però contenere la frenata sul mercato americano puntando sulla qualità delle loro produzioni e, al contempo, cogliere opportunità di crescita in nuovi mercati. Già nel 2024, tra i primi mercati per crescita in valore dell’export dei distretti vi erano Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Vietnam, Messico, Brasile, India. Se poi verrà adottata un’azione di rilancio degli investimenti europei in infrastrutture, innovazione e autonomia strategica, allora potranno aprirsi nuovi spazi di crescita anche in Europa che resta la principale destinazione commerciale delle esportazioni distrettuali. Quanto emerso nell’edizione di quest’anno del Rapporto conferma che il tessuto produttivo distrettuale ha le risorse per affrontare le sfide di un contesto competitivo esterno sempre più complesso.
Fatturato stabilizzato a 344 miliardi, migliora l’EBITDA margin
L’analisi dei bilanci di 22.700 imprese distrettuali evidenzia come, dopo il balzo del biennio 2021-22, nel 2023 il fatturato si sia stabilizzato su circa 344 miliardi di euro (-0,5%).
La redditività, misurata dall’EBITDA margin, è invece migliorata, tornando a superare l’8% (8,1% vs 7,6% del 2022). È proseguito il rafforzamento patrimoniale, con l’incidenza del patrimonio netto sul passivo salita al 34,4%, tre punti percentuali in più rispetto all’anno precedente e sei sopra la percentuale del 2019. Il miglioramento ha caratterizzato tutte le classi dimensionali e le filiere settoriali. Le disponibilità liquide sono rimaste su livelli storicamente elevati (hanno sfiorato il 10% dell’attivo), risorse cruciali per autofinanziare gli investimenti futuri e affrontare incertezze e rischi dello scenario. Dopo la frenata del fatturato stimata per il 2024 (-3,5%), le prospettive per il 2025 sono condizionate dall’esito delle tensioni commerciali in corso che rischiano di annullare gli effetti positivi del rientro dell’inflazione e dei tassi di interesse europei.
Export record a quota 163,4 miliardi (+0,9%), avanzo commerciale oltre i 100 miliardi
Gli ultimi dati disponibili di commercio estero confermano la competitività dei distretti. Il 2024 si è chiuso con un nuovo record per l’export, a quota 163,4 miliardi (+0,9%). Il contemporaneo calo dell’import (-1,9%, dopo il -9,3% del 2023), ha spinto l’avanzo commerciale oltre la soglia dei 100 miliardi, una cifra mai toccata prima. Si è messa in evidenza la filiera agro-alimentare che sta conoscendo una crescita ininterrotta sui mercati esteri e che nel 2024 ha registrato un aumento dell’export a prezzi correnti pari al 7,1%. Anche le altre filiere distrettuali hanno mostrato una buona competitività sui mercati internazionali. Negli ultimi anni, infatti, l’export si è portato su livelli storicamente elevati nei distretti della meccanica, della filiera dei metalli, dei beni di consumo della moda e dei prodotti e materiali da costruzione.
Si esporta più lontano e si diversificano di più gli sbocchi commerciali
L’analisi di lungo periodo conferma la capacità delle imprese distrettuali di ampliare il proprio raggio d’azione: la distanza media percorsa dall’export è passata da 3.150 chilometri nel 2005 a 3.434 nel 2023. Al contempo, è aumentata la diversificazione degli sbocchi commerciali.
Migliori risultati per chi ha puntato su qualità, innovazione e sostenibilità
È rimasta alta la dispersione dei risultati: la quota di imprese distrettuali con EBITDA margin superiore al 20% è salita al 13,3% nel 2023, dall’11,5% del 2019, mentre la percentuale di imprese con marginalità negativa è passata dall’8,2% al 10%. La dispersione è particolarmente alta tra le microimprese. È significativo il legame tra strategie e performance: chi, ad esempio, ha puntato sui certificati di qualità ha visto salire l’EBITDA margin al 10,2% nel 2023, dal 9,3% nel 2022. Le altre imprese distrettuali si sono fermate all’8,4%. Le imprese distrettuali con impianti di autoproduzione di energia hanno registrato un EBITDA margin pari al 10,3%, quasi due punti in più rispetto alle altre. Questi vantaggi hanno interessato anche chi ha in portafoglio marchi o brevetti o certificati ambientali. Posizionamento strategico, rafforzamento patrimoniale, abbondante liquidità negli attivi e presenza di giovani nei board sono fattori decisivi nello spiegare la continuità aziendale. È questa l’evidenza emersa in un’analisi di lungo periodo che ha messo a confronto la situazione economico-reddituale e strategica nel periodo 2011-2013 tra imprese ancora oggi attive e imprese operative in quegli anni, ma nel frattempo uscite dal mercato.
Le imprese champion, più innovative e più internazionali, sono l’8% del totale
Si è messo in evidenza un nucleo di imprese definite come “champion” in base alle loro performance nel periodo 2021-23: sono quasi l’8% del totale, ben rappresentate in ogni settore. Sono imprese particolarmente attive in termini di innovazione e internazionalizzazione e mostrano una maggiore presenza di giovani e donne nei consigli di amministrazione. I dati confermano che le imprese distrettuali che hanno saputo portare avanti con successo il passaggio generazionale si sono rafforzate, con benefici in termini di competitività.
L’innovazione tecnologica e gli investimenti green rimangono fondamentali
L’innovazione tecnologica gioca un ruolo determinante: dopo il 2020, grazie alla spinta del piano Transizione 4.0, si è assistito a un aumento della diffusione di tecnologie, con vantaggi significativi in termini di efficientamento dei processi, produttività, miglioramento di sicurezza e flessibilità. A sostenere le aziende hanno contribuito soprattutto i fornitori, sia di tecnologie che di impianti, in una logica di filiera che è tipica del tessuto distrettuale italiano. Altrettando importanti sono gli investimenti green: le aziende si stanno concentrando su tecnologie per ridurre i consumi energetici e accrescere l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili (indicate dal 43,6% e dal 33,8% delle imprese). Un’evidenza che riflette anche la necessità delle imprese di cercare soluzioni all’aumento dei costi energetici degli ultimi anni. In alcuni territori è evidente poi un maggior ricorso al trasporto ferroviario che risulta strategico per ridurre le emissioni di CO2, l’inquinamento e la congestione delle strade. Nei distretti toscani del sistema moda tra il 2001 e il 2023 la quota di export trasportata via gomma è scesa al 90% (dal 97%); al contempo, l’incidenza del trasporto ferroviario è cresciuta di tre punti percentuali.
La qualità del capitale umano è centrale per un percorso di crescita
Il capitale umano è centrale in questo percorso: tra il 2011 e il 2023 gli addetti con alte competenze impiegatizie e manageriali nei settori ad elevata intensità distrettuale sono saliti di 94.182 unità, passando dal 21,3% al 24% del totale. Una spinta è venuta anche dall’ingresso di giovani nel board, più attivi negli investimenti digitali e green. È fondamentale trattenere e attrarre competenze in azienda, puntando su miglioramento delle condizioni lavorative e welfare. Già oggi nei distretti l’incidenza degli infortuni è inferiore alla media manifatturiera (18,5 eventi per 1.000 addetti vs 19,2). Le iniziative di welfare aziendale sono attese in crescita nei prossimi anni, soprattutto tra le imprese più grandi.
L’analisi proposta fa dunque emergere il virtuoso percorso di riposizionamento competitivo realizzato nel tempo dalle imprese distrettuali, ma anche le priorità da affrontare: su tutte la “difesa” del mercato americano e la ricerca di opportunità in nuovi mercati, l’innovazione e la tecnologia, la sostenibilità ambientale, sociale e della governance. Si tratta di un mix articolato di strategie che, come evidenziano alcuni approfondimenti di questo Rapporto, può essere adottato con più facilità proprio nei distretti dove ancora vi sono vantaggi localizzativi, legati a una maggior diffusione di competenze professionali, alla presenza di enti di formazione e di centri di ricerca e di analisi dei materiali o dei prodotti, alla vicinanza ai mercati di approvvigionamento, alla prossimità delle filiere di fornitura e dei servizi di trasporto, alla maggiore riconoscibilità internazionale.
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