Dopo essere uscito sconfitto dalla partita per l’elezione del nuovo presidente della Lega Serie A (Enzo Simonelli), il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis vorrebbe provare almeno a vincere la corsa per il nuovo amministratore delegato della Lega Serie A. E, insieme a una minoranza dei club, prova a ostacolare la rielezione di Luigi De Siervo (si inizierà a votare dal 10 gennaio prossimo) scegliendo come proprio candidato Tom Mockridge, ex amministratore delegato di Sky Italia e di Virgin Media in Gran Bretagna, e attualmente impegnato nella avventura, o meglio disavventura, di Virgin Fibra in Italia.
Perdite accumulate
Nata nel 2020 e diventata operativa nell’agosto 2022, Virgin Fibra srl, di cui Mockridge è presidente e azionista, ha già accumulato perdite per quasi 21 milioni di euro, di cui 3,5 milioni nel 2022 e 17,1 milioni nel 2023. La cosa più drammatica è però l’assenza di ricavi da vendite e prestazioni: appena 94 mila euro nel 2022 e 635 mila euro nel 2023. Ed è per questo che gli azionisti e gli amministratori, vista la mala parata e la messa in discussione della continuità aziendale (il patrimonio netto ora è negativo per 636 mila euro), a fine ottobre 2024 hanno chiesto l’ammissione alla procedura di concordato preventivo, col tribunale di Milano che in novembre ha nominato un commissario giudiziale.
I soci di Virgin Fibra srl sono Corvina Holdings (ovvero il gruppo Virgin di Richard Branson) con il 38,3%, Tom Mockridge personalmente con il 6,7% e con il 36% attraverso Fim Holding, e poi altri azionisti minori, tra cui Luca Bombassei con il 3,3%.
Concorrenza sempre maggiore
Dopo aver firmato contratti con Open Fiber nel 2022 e Fastweb nel 2023, Virgin Fibra ha iniziato le sue attività commerciali nella seconda metà del 2022.
E, come spiegano gli amministratori nel bilancio, «nel corso dell’esercizio 2023 la società ha continuato il processo di sviluppo di nuove infrastrutture tecnologiche, già iniziato nell’esercizio precedente, e ha introdotto una nuova rete commerciale necessaria per poter sviluppare la propria base clienti nel 2023, come era stato prospettato nel proprio piano industriale. Tale volontà degli amministratori si è scontrata con una concorrenza sempre maggiore dei principali competitor del settore che hanno limitato l’espansione della società nel mercato dei servizi di connettività e l’incremento del numero dei propri abbonati. Le risorse investite nella società nel corso dell’esercizio per l’implementazione e il continuo sviluppo dell’infrastruttura tecnologica e del software utilizzato per lo svolgimento e la gestione del business non hanno generato una crescita del volume dei ricavi tale da poter assorbire le spese di gestione sostenute. Tale situazione ha condotto la società in una fase di stress economico e finanziario e quindi gli amministratori hanno valutato che, per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2023, il presupposto della continuità aziendale non risulta soddisfatto. In considerazione di quanto sopra, si segnala che nell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2023 la perdita maturata dalla società riconducibile alla gestione caratteristica risulta pari a 11.966.772 euro, mentre la perdita derivante dalle valutazioni fatte in seguito al mancato soddisfacimento del requisito della continuità aziendale che ha comportato la svalutazione integrale delle immobilizzazioni immateriali e materiali, è quantificabile in 5.196.938 euro; pertanto, la perdita complessivamente maturata dalla società con riferimento all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2023 è pari a 17.163.710 euro. Dopo la chiusura dell’esercizio, la società (nel 2024, ndr) ha proseguito il processo di sviluppo della propria rete commerciale e della propria offerta. Tuttavia, le risorse investite nella società nel corso dell’esercizio (2024, ndr) per l’implementazione, il continuo sviluppo dell’infrastruttura tecnologica e del software utilizzato per lo svolgimento e la gestione del business non hanno generato la crescita attesa del volume dei ricavi tale da poter assorbire le spese di gestione sostenute. Poiché la ricerca di nuovi partner commerciali ed investitori come prefigurato nel proprio piano industriale non ha avuto successo, la società ha incaricato una società di consulenza di preparare piani alternativi con le migliori soluzioni previste tra quelle previste dal codice della crisi».
Ovvero, concordato preventivo. E, diciamo noi, fine della avventura di Virgin Fibra in Italia.
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