Zes unica, Giorgia Meloni fa il punto sulla gestione del primo anno. ”In poche parole, è con questo governo che il Sud è diventato la locomotiva d’Italia. Con questo governo è tornato l’orgoglio al Sud, che non chiede assistenzialismo e sussidi, ma solo di essere messo nelle condizioni di competere ad armi pari con il resto d’Italia. Se il Sud cresce è un vantaggio per tutta la Nazione, e non lo fa a scapito delle altre regioni italiane”.
Così la premier Giorgia Meloni, in un passaggio del suo intervento alla cabina di regia della Zona economica speciale (ZES) unica del Mezzogiorno ieri pomeriggio a Palazzo Chigi.
Dal 1° gennaio 2024, data di istituzione della ZES, sono state rilasciate 415 autorizzazioni uniche per circa 2 miliardi e 400 milioni di euro di investimenti, superando in appena 11 mesi il totale degli investimenti delle otto precedenti ZES, pari a 1,9 miliardi di euro, con un impatto sull’occupazione stimato in circa 8 mila posti di lavoro. Con la ZES unica, i tempi medi per il rilascio delle autorizzazioni si sono ridotti a circa trenta giorni. Il credito di imposta ha dimostrato altrettanto successo, riconoscendo un importo complessivo di 2,5 miliardi di euro e assicurando il 100% del credito richiesto.
Numeri positivi anche per la Sicilia, come riferisce Giosy Romano, da agosto scorso coordinatore della struttura di missione Zes unica del Sud di Palazzo Chigi, in un’intervista al quotidiano La Sicilia: “In un anno e mezzo erano state rilasciate 52 autorizzazioni con 322 posti di lavoro. Da gennaio a oggi siamo passati a 54 autorizzazioni con 324 assunzioni dirette più l’indotto. In totale si tratta di quasi 500 milioni di investimenti”.
Il futuro del Sud. “È fondamentale stimolarlo e sostenerlo, con investimenti, interventi mirati, e con una spinta infrastrutturale che riduca finalmente il divario con il resto d’Italia, perché senza infrastrutture adeguate nessun rilancio è possibile. È la ragione per la quale abbiamo previsto l’obbligo di destinare alle regioni del Sud almeno il 40% dei fondi pluriennali per gli investimenti e nella seduta del CIPESS del 29 novembre abbiamo stanziato ulteriori 300 milioni di euro per migliorare la viabilità, le infrastrutture e i servizi pubblici nel Mezzogiorno”. Giorgia Meloni ha aggiunto: “In questo quadro si inserisce, ovviamente, anche l’impulso che stiamo garantendo attraverso la leva del PNRR. Sono tantissime le misure previste, non le elencherò di certo tutte, ma ci tengo a ricordare un elemento estremamente significativo: non solo abbiamo rispettato l’obbligo di destinare alle regioni del Sud almeno il 40% delle risorse allocabili territorialmente, ma abbiamo fatto di più e siamo andati oltre quella percentuale. Non dimentico, ovviamente, anche gli Accordi di coesione e sviluppo, attraverso i quali abbiamo messo disposizione delle Regioni risorse estremamente preziose per interventi strategici. È appena stato registrato il DPCM di approvazione del Piano Strategico sulla Zes Unica e sarà ora possibile muoverci anche all’interno delle strategie delineate dal Piano”.
“La presentazione dei dati sulla Zes unica effettuata oggi dalla presidente Giorgia Meloni ha evidenziato un aumento del 49% degli investimenti nella Zes unica rispetto agli investimenti delle otto Zes previgenti. Ma il paragone tra le due fasi non ha alcun valore poiché la Zes unica ha un territorio 500 volte superiore a quello delle previgenti otto Zes derivandone che l’aumento degli investimenti del solo 49% dimostra la sproporzione e l’ingiustificato trionfalismo della presentazione stessa”. E’ il commento del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano al termine della riunione alla quale ha partecipato in video collegamento, della Cabina di regia.
Alla scadenza dei termini di prenotazione del credito, 12 luglio 2024, l’ammontare di crediti richiesti è risultato molto alto: pari a 9,45 miliardi di euro in termini di crediti e poco meno di 20 miliardi in termini di potenziali investimenti.
“Secondo i dati definitivi pubblicati il 13 dicembre 2024 – ha spiegato Emiliano – solo 6.885 imprese hanno concluso l’investimento previsto: 2,55 miliardi di euro in termini di crediti e circa 5 miliardi in termini di investimenti. Solo così a quelle 6.885 imprese è stato possibile riconoscere la massima percentuale di credito. Tuttavia, ciò che non salta immediatamente all’occhio – ha continuato – è che tre investimenti su quattro non sono stati portati a termine o, forse, nemmeno avviati.
“Forse, dobbiamo interrogarci sui motivi per cui le imprese hanno rinunciato a 15 miliardi di investimenti”, come “i tempi brevissimi concessi per la conclusione degli investimenti, che sono assolutamente incompatibili con quelli di una grande impresa che prospetta un investimento di decine di milioni di euro e deve avere il tempo per acquistare, realizzare, costruire, rendicontare e certificare”. Oppure “l’incertezza sulla possibilità di rendicontare le fatture estere, oppure rispetto all’incidenza delle spese relative agli immobili. Questi aspetti hanno disincentivato grossa parte dei soggetti richiedenti e, soprattutto, le imprese di grandi. Al contrario, sono state le aziende più piccole di piccola dimensione, e in genere gli investimenti più contenuti – ha sostenuto – a trarre vantaggio da queste regole”.
“Ma questo strumento – ha evidenziato Emiliano nel suo intervento – era stato pensato per incentivare tendenzialmente i grandi progetti di investimento, gli insediamenti produttivi di una certa rilevanza, la creazione di intere filiere del valore. Invece, ci troviamo ad osservare gli stessi identici risultati del credito di imposta per gli investimenti effettuati nel Mezzogiorno, in vigore dal 2016 al 2023. Se volevamo incentivare le Pmi per investimenti di piccola portata, potevamo, allora, aumentare la dotazione di quel credito, che nel 2023 equivaleva a quasi 1,5 miliardi, e non perdere ulteriore tempo. Nelle prossime settimane, poi, avremo a disposizione i dati ufficiali sul credito di imposta previsto per le otto Zes previgenti. A quel punto potremo fare un vero confronto – ha proseguito Emiliano – tra i risultati degli incentivi previgenti e quelli in vigore”.
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