Suoniamo al campanello. Al piano terra c’è una cameretta, poco più avanti un soggiorno e una cucina. Una scala conduce alla zona notte, con tre camere da letto, ognuna col proprio bagno. È un appartamento vero e proprio quello in cui veniamo accolti da Nadia Rossi, direttrice della Fondazione “La casa accanto“. Qui, da due anni, vivono Alessandro, Vincenzo e Chiara, tre ragazzi autistici che pian piano conquistano nuovi spazi di autonomia. “Andiamo oltre l’accoglienza: qui puntiamo a migliorare la vita dei nostri ragazzi”, spiega Emilio Bolzoni, uno dei fondatori di questa realtà. L’obiettivo finale è la piena indipendenza dei ragazzi, nell’ottica del “dopo di noi”.
IL PROGETTO – Sono tre le case, una villetta indipendente e due appartamenti, in cui la Fondazione “La casa accanto” accoglie tredici ragazzi autistici. Tutti nel quartiere “Ina Casa”, tra viale Dante e via Boselli a Piacenza. Una di queste è la “Scuola dell’autonomia“, fondata negli anni immediatamente precedenti alla pandemia dallo psichiatra Corrado Cappa, all’epoca direttore dell’unità operativa complessa di Psichiatria di collegamento e inclusione sociale dell’Ausl di Piacenza, e da Paola Rossi, educatrice professionale della stessa azienda sanitaria. Nella “Scuola dell’autonomia” i ragazzi autistici vengono accolti per una settimana al mese. A “inviarli” è l’Azienda sanitaria locale, che li prende in carico. È un passaggio intermedio che serve ai ragazzi per iniziare a prendere confidenza con la vita fuori casa. Oltre a questa realtà, qualche tempo più tardi, si è reso necessario un passo in più. Un importante passo, che consente ai ragazzi di vivere – e convivere – stabilmente in una casa “speciale”, a tempo indeterminato. “Il nostro sogno è quello di perdere clienti”, dice metaforicamente Bolzoni, che è imprenditore ed è stato presidente di Confindustria Piacenza dal 2011 al 2015. “Ovvero – chiarisce – che un giorno i nostri ragazzi raggiungano un’autonomia tale da poter vivere da soli”. Tuttavia, dato che i tempi e i modi in queste situazioni non sono mai preventivabili, “siamo pronti a tenerli con noi anche per sempre”.
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COSÌ È NATA LA FONDAZIONE – Il “passo in più” è stato possibile grazie a due famiglie, quella di Emilio Bolzoni e quella di Paolo Sckokai, professore ordinario dell’Università Cattolica e presidente di quella realtà che nel 2023 ha reso concreto il “passo” in avanti: la Fondazione “La casa accanto”. “Da genitori – dice Bolzoni – ci siamo resi conto che per nostro figlio c’erano delle prospettive importanti, ma mancavano strutture che fornissero queste opportunità. Quella che ci è stata proposta era un’idea troppo bella per essere trascurata”. Bolzoni si riferisce alle prospettive di autonomia, alla possibilità di praticare sport e di trovare un lavoro. Molti degli ospiti della struttura svolgono tirocini o sono assunti nella ristorazione, come magazzinieri o in altri settori. “Una caratteristica dei ragazzi autistici – rivela Bolzoni – è la disponibilità a svolgere mansioni monotone. Questa loro particolarità crea un’opzione interessante”.
DA “SPESA” A “RISORSA” – Una delle tante cose che Emilio Bolzoni ha capito in questi ultimi anni di conoscenza più approfondita è che “c’è una professione da sviluppare” per far sì che l’assistenzialismo – “utilissimo, ringraziamo infinitamente chi lo fa” – nei confronti dei ragazzi autistici si trasformi in qualcosa di più, ovvero in opportunità che valorizzino le loro abilità e li mettano nelle condizioni di lavorare. Questo giova sia ai ragazzi, che si “rendono utili”, sia, volendo, allo Stato, che comincia a vederli non più come una “spesa” ma come una “risorsa”. Una ragione in più per convincersi che sarebbe cosa buona aumentare i contributi pubblici, oltre alle professionalità.
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“COPIARE DAI PIÙ BRAVI” – “Insieme a mia moglie – racconta Emilio Bolzoni – abbiamo visitato tantissime realtà del nord Italia per capire come strutturare al meglio i nostri servizi. Se c’è qualcuno più esperto e più bravo di noi è giusto copiare da loro. Statisticamente, il 2% dei maschi è autistico: è una percentuale molto alta. Siccome siamo arrivati ‘per ultimi’, visto che altre realtà già esistevano, abbiamo deciso di specializzarci: tante realtà, come abbiamo avuto modo di scoprire, hanno trovato la dimensione perfetta nei 20 posti letto, e anche noi ci poniamo quest’obiettivo”. I posti letto nelle tre case della Fondazione “La casa accanto” sono attualmente nove, più tre riservati – per il momento – agli operatori. “Siamo a metà strada”, dice Bolzoni. La “vicinanza” con i servizi è un fattore non di poco conto, non è stata casuale la scelta del quartiere: lì sorgeva già la “Scuola dell’autonomia” e la sede dell’associazione “La matita parlante“, con cui la Fondazione “La casa accanto” collabora giornalmente.
UNA CASA COMPLETA – Con la direttrice Nadia Rossi e il fondatore Emilio Bolzoni saliamo al primo piano. Ogni cameretta ha un colore diverso, deciso dal ragazzo che la occupa, così come la disposizione dei mobili e degli oggetti. Attaccata all’armadio di uno di loro c’è una tabella: tutti i passaggi della routine mattutina, dalla svestizione del pigiama alla colazione fino all’uscita da casa, sono raffigurati graficamente. “Molti preferiscono questa forma per apprendere immediatamente i passaggi da svolgere”, spiega Nadia Rossi. Così è anche al piano di sotto, in cucina, dove il contenuto di ogni pensile – bicchieri, piatti, padelle, eccetera – è anticipato da un “bollino” attaccato all’esterno. C’è anche un assistente vocale, il riscaldamento è automatico a pavimento e il piano cottura è a induzione. Dei “comfort” che molti di noi hanno anche nei propri appartamenti, ma che per i ragazzi autistici acquistano un’importanza e un’utilità determinante: possono così impostare un timer per la cottura della pasta, non hanno più pensieri su come e quando accendere il riscaldamento e il rischio infortuni da gas – seppur i ragazzi siano comunque istruiti su cosa fare in caso di incendio – è azzerato.
LA “PRESA IN CARICO” DELL’AUSL – Tredici gli ospiti che attualmente frequentano le tre case della Fondazione e sette operatori, che vivono con loro garantendo un’assistenza 24 ore su 24. I posti letto sono nove: ogni casa ha tre camerette più una per l’operatore. Anche nella “Scuola dell’autonomia”, una delle tre case, ci sono tre letti per i dieci ragazzi che ruotano di settimana in settimana. È l’Ausl di Piacenza a “selezionare” chi, tra le più di 250 persone autistiche, è pronto a cominciare un percorso di autonomia. Spetta poi al ragazzo e alla propria famiglia la decisione finale. È sempre l’Ausl che si occupa dell’inserimento lavorativo dei ragazzi, procurando opportunità se possibile coerenti con le abilità e le preferenze degli interessati, a cui spetta comunque l’ultima parola nella decisione. “Siamo qui per sostenere le loro scelte e la loro autodeterminazione”, affermano Bolzoni e Rossi.
L’AGENDA PIENA – L’agenda affissa in cucina, tra la finestra e l’acquaio, è colorata di giallo, rosso e blu. “Le loro giornate sono piene – dice Nadia Rossi – hanno più impegni di noi”: oltre a quelli lavorativi, ci sono le attività sportive e musicali. E poi ci sono le iniziative più svariate, come il corso di cucina da Eataly, grazie al quale molti di loro hanno imparato a preparare un piatto di pasta al pomodoro. Un’abilità tutt’altro che scontata.
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