In Polonia il PiS superato alla destra dalla KwiN

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In Polonia è apparso dal 2019 un partito ancora più a destra del partito Diritto e Giustizia (PiS): questo partito, noto come Konfederacja (Confederazione Libertà e Giustizia) ha un programma che si inserisce in filoni politici di destra e anti europeisti già presenti in Polonia. Il suo programma è tipico di un partito di estrema destra e anti-sistema che mira a rifondare tutto lo Stato.

L’affermazione della destra – dalla “moderata” a quella “estrema” – è stata la tendenza politica europea degli ultimi quindici anni. Nessun paese ne è rimasto immune, né quelli occidentali né quelli orientali. Tra quest’ultimi, chi spicca per la veemenza con la quale si è mostrata tale tendenza è stata la Polonia, dove a partire dal 2015 il partito Diritto e Giustizia – in polacco Prawo i Sprawiedliwość (PiS) – è stato al governo. Attualmente il PiS si trova all’opposizione nonostante la vittoria della sua coalizione – la Destra Unita (ZL) –alle elezioni del 2023, dove ha ottenuto più del 35% dei voti. Una percentuale di voti leggermente superiore è stata ottenuta alle elezioni europee di quest’anno, dove però è arrivato secondo dopo la Coalizione Civica (KO) guidata dal Primo Ministro Donald Tusk, che a sua volta dodici mesi fa è arrivato secondo. Il leader indiscusso del PiS è Jaroslaw Kaczyński, che ha coperto la carica di presidente del Consiglio dei Ministri per quasi un anno e mezzo tra il 2006 e il 2007. Il PiS è stato vittima di un fenomeno che può essere osservato anche in altri paesi europei: il perseguimento di programmi conservatori e di destra ha portato alla formazione di partiti politici con proposte ancora più conservatrici – un esempio è l’Italia: l’affermazione della Lega di Salvini e il successivo crollo elettorale ha spostato i voti verso Fratelli d’Italia.

In Polonia il fenomeno è stato evidente tra le elezioni parlamentari del 2019 e le elezioni parlamentari del 2024. Analizzando le due tornate elettorali si nota che ZL ha avuto un calo dell’8% dei voti. Questi voti sono andato ad una coalizione chiamata Confederazione Libertà e Indipendenza – Konfederacja Wolność i Niepodległość (KwiN) –, una formazione nata solo qualche settimana prima delle elezioni e composta da partiti nazionalisti, primo fra tutti Nuova Speranza – in polacco Nowa Nadzieja (NN) – un partito di stampo nazionalista. La KwiN rappresenta, fino ad ora, l’ultimo prodotto della politica polacca, si tratta di una formazione fortemente nazionalista – il nome fa anche riferimento alla Confederazione Polacco-Lituana del XVI secolo, forse il periodo di massima espansione e peso politico della Polonia a livello europeo – e pur appartenendo a quel fenomeno di spostamento verso la destra estrema in Europa, i suoi risultati non sono solo determinati dalla contingenza storica ma anche dal contesto politico polacco.

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Gli anni del postcomunismo

Per capire la situazione politica della Polonia dobbiamo partire dai primi anni dopo la caduta del regime comunista, al termine del quale i problemi più importanti riguardavano il consolidamento della democrazia, il sistema economico su cui rifondare il paese e il posizionamento in politica estera. Tre aspetti che non potevano prendere però tre direzioni differenti. Un aspetto evidenziato da parte di vari studi è il rapporto tra democrazia e benessere economico: applicato ai paesi dell’Est Europa si nota come in termini economici i paesi della regione si trovassero meglio rispetto ad altri paesi che in passato hanno affrontato un processo di democratizzazione. Ciononostante, negli anni in cui si decise di applicare un modello economico opposto a quello centralizzato, quello che è venuto a mancare è stata l’attenzione alla classe media, la cui crescita negli anni seguenti alla Seconda Guerra Mondiale era stata invece alla base della diffusione del benessere e della stabilità politico-economica dei paesi occidentali. Una delle conseguenze del mancato sviluppo è stata la mancanza partecipazione ai processi elettorali, quindi alla vita democratica della nuova Polonia. Uno degli effetti di questo problema più comunemente osservato è stato il tasso di affluenza storico dei paesi ex comunisti in Europa si osserva una percentuale molto bassa, in alcuni casi anche al di sotto del 50%, in poche parole un segno di protesta da parte della popolazione.

Se il consolidamento della democrazia era il tema politico interno, all’esterno il problema era posizionarsi il più possibile distanti dalla Russia. Un problema considerato di primaria importanza per ragioni storiche che aveva come sbocco naturale la membership NATO e a quella che da lì a poco sarebbe diventata l’Unione Europea. A influire anche sulla politica estera vi erano anche altri elementi, primo fra tutti la tradizione statuale dei paesi usciti dal blocco sovietico. A differenza di altri paesi la Polonia poteva vantare una tradizione statuale vecchia di secoli, il che in termini di democratizzazione secondo alcuni avrebbe potuto favorirne il processo, mentre nella politica estera poteva dare delle linee guida, come per esempio l’azione del Generale Józef Piłsudski e di altri intellettuali nel periodo compreso tra le due Guerre Mondiali. Entrate nella NATO e nell’Unione Europea non erano in contraddizione con queste visioni perché dava un senso di appartenenza all’Europa che il periodo comunista aveva interrotto, oltre ad essere percepita come una via per migliorare la condizione economica e davano la possibilità di difendersi da nemici storici come Russia e Germania. L’entrata, o il “ritorno” come era percepito, nella comunità europea non era però istantaneo o scevro da dubbi sia da parte degli stati che avrebbero accolto i nuovi arrivati sia da parte di questi ultimi. Tra i primi vi era il dubbio che i paesi ex comunisti fossero davvero pronti a fare questo passo, tra gli altri che il percorso di inserimento fosse troppo lungo.

Se l’accettazione del libero mercato è stato il primo valore economico condiviso in tutta l’Europa dell’Est negli anni ’90, gli altri valori socio-politici che si sono diffusi nella regione sono stati a loro volta ispirati al passato. Tra questi è bene menzionare una ripresa dei valori religiosi e di vecchie pratiche politiche. Il punto è che prima del periodo comunista gli stati che erano indipendenti nella regione avevano regimi più o meno autoritari e non democratici. Se il libero mercato fu accettato in maniera quasi dogmatica, altrettanto dogmaticamente furono ripresi i valori socio-politici collegati alle vecchie entità statutali. In questa maniera si è creato un corto circuito con il processo di integrazione europea, che si è inserito nel discorso euroscettico e anti-europeista soprattutto quando questo ha iniziato a respingere norme come quelle agricole o considerate antireligiose come le norme LGBTIQ+. Questo è esattamente quello che è successo in Polonia, dove l’euroscetticismo si è manifestato in maniera diversa a seconda delle istanze dei vari partiti – lo stesso euroscetticismo è un fenomeno che si può definire in maniera differente rispetto ai differenti punti di vista e istanze.

La destra polacca: come si arriva alla KwiN

La destra polacca si è inserita nel filone euroscettico e anti-europeista e ha saputo approfittarne per poter crescere. Non lo ha fatto però in maniera univoca inizialmente, non solo perché i singoli partiti spesso si sono soffermati su un aspetto particolare, ma anche perché questi in alcuni casi hanno avuto vita breve. Uno di questi casi è stato La Lega delle Famiglie Polacche (LPR). La LPR era un partito di destra conservatore e antieuropeista basato sull’identità cristiana della Polonia, la quale secondo i suoi leader era in pericolo; nonostante sia stato uno dei principali partiti di destra ha cessato le sue attività nel 2007 dopo che non è riuscito a fare eleggere nessuno dei suoi candidati alle parlamentari del 2007. Tralasciando la descrizione di altri partiti euroscettici come il Partito dei Contadini, politicamente poco rilevante a partire dalle elezioni del 2015, un altro partito di destra ed euroscettici è stato il Congresso della Nuova Destra (KNP) che ha abbinato elementi antieuropeisti a con idee xenofobe. 

Il Pis infine è l’unico tra questi partiti che ancora continua la sua attività. Fondato nel 2001 al suo interno ha anche elementi personalistici perché il leader Kaczyński lo ha fondato al suo gemello Lech. Inizialmente di centro, la sua svolta a destra è avvenuta in vista delle elezioni del 2015, che segnarono il ritorno al potere. Il PiS nel periodo in cui è rimasto al potere ha saputo fare una sintesi delle caratteristiche del panorama politico polacco su valori, politica estera e nazionalismo. Sotto il governo del PiS, la Polonia ha visto una riduzione del livello di democrazia, come testimonia anche la volontà di voler riformare la costituzione, obiettivo, non raggiunto per l’assenza dei numeri necessari in parlamento. Se da una parte il populismo andava incontro a quanto abbiamo visto dal punto di visto economico, politicamente, oltre alla volontà di riformare la costituzione, si è tradotto in una sostituzione dei quadri amministrativi con personale legato alla figura del leader. Si tratta di una forma di autoritarismo che il leader del PiS ha ripreso da Orban che però non è riuscita a imporsi internamente, si si considera che la maggioranza ottenuta nel 2023 non gli ha garantito la formazione del governo. Le istanze populiste e di destra in politica estera si sono tradotte in una retorica antieuropeista e antitedesca e all’avvicinamento con altri partiti simili a livello continentale, questo mantenendo allo stesso tempo la postura filoamericana per continuare a proteggersi dalla minaccia russa.

Come il PiS, anche la KwiN condivide la volontà di riformare il sistema giudiziario. Questo però rappresenta uno dei pochi elementi in comune tra i due partiti, perché la KwiN è molto più decisa a riformare la costituzione. La KwiN è un’alleanza i cui obiettivi programmatici sono precisati in un due documenti pubblicati tra il 2019 e il 2021. Il primo riporta come tematiche l’economia, il sistema giudiziario, l’istruzione la politica estera l’ambiente; il modello economica resta di stampo liberista con meno tasse e riduzione della spesa pubblica, per il sistema giudiziario si proponevano maggiori controlli per migliorare l’efficienza dei giudici e per la politica estera e di sicurezza una riforma dell’esercito, il permesso ai cittadini di possedere armi, la contrarietà alle politiche europee e politiche anti migratorie – su quest’ultimo aspetto ha spinto molto anche il PiS, sventolando lo stendardo della difesa della civiltà cristiana. Curiosamente nel documento non si fa riferimento alle relazioni tra Polonia e Nato, elemento di rottura rispetto alle posizioni di tutti i partiti polacchi. Il secondo documento è ancora più interessante per quel che concerne il paragone con PiS: le riforme costituzionali che la KwiN vuole introdurre vanno a cambiare radicalmente il sistema politico polacco: si va da una rimodulazione del ruolo del presidente della Repubblica, al rafforzamento della figura del primo ministro – a cui vorrebbero dare la piena libertà di nominare e licenziare i ministri  – alla trasformazione del Senato a camera di rappresentanza delle parti sociali, alla riduzione del numero dei parlamentari. Il tutto affiancato ad aspetti ideologici come la difesa della famiglia e le radici cristiane della società, il divieto all’aborto e il diritto alla vita.

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L’elemento di riforma del governo è forse quello che differenzia politicamente la KwiN dal PiS. Tra le riforme costituzionali approvate dal PiS non c’era una riforma che avesse un peso politico del genere, il programma che la KwiN vuole attuare mira a ristrutturare l’intero complesso statale in maniera profonda, tanto da cambiare anche il classico rapporto tra poteri dello stato – il suo programma si basa sull’esecutivo forte e un potere legislativo riservato ad una camera ad un numero limitato di componenti. Azzardando a fare una previsione, dal programma di KwiN sembrerebbe più probabile una svolta autoritaria in caso di presa del potere, rispetto a un governo PiS, per l’entità delle riforme che la prima vuole introdurre. La domanda è se in vista delle prossime elezioni presidenziali KwiN riuscirà a confermare la sua tendenza positiva in termini di crescita di voti, solo ad allora si potranno fare previsioni sulle possibilità che KwiN possa aspirare a ruoli di primo piano nel governo polacco e sulla possibilità che il suo programma possa essere attuato.





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