Economia mondiale 2025: Nannette Hechler-Fayd’herbe parla di sfide e opportunità

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Articolo pubblicato su Blick il 2 gennaio 2025.

Per Nannette Hechler-Fayd’herbe, responsabile della strategia di investimento, sostenibilità e ricerca nonché CIO EMEA di Lombard Odier, dal suo ufficio sul lago di Zurigo le prospettive appaiono più confortanti rispetto a quelle dell’economia mondiale. L’Europa è in crisi. Le due economie trainanti – Germania e Francia – si preoccupano soprattutto delle elezioni e sono ripiegate su loro stesse. L’economia del Vecchio Continente dovrà attendere ancora parecchio per ricevere slancio dalla politica. Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump è ben deciso a sconvolgere l’economia mondiale a partire da fine gennaio, e utilizzerà tutti i mezzi di cui dispone per spingere gli Stati Uniti a reindustrializzarsi. Quali saranno le conseguenze per la Svizzera e la sua economia, per i posti di lavoro, i salari e i consumi? Nannette Hechler-Fayd’herbe condivide con noi le sue risposte a Blick.

Nannette Hechler Fayd’herbe, si profilano tempi turbolenti. È preoccupata?

Non poi tanto. Sarei più preoccupata se le aziende avessero problemi a ottenere credito o se il mercato immobiliare desse segni di surriscaldamento.

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In Svizzera i prezzi delle abitazioni sono saliti notevolmente. Il mercato immobiliare elvetico rischia di surriscaldarsi?

No, malgrado i recenti tagli dei tassi di interesse da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) siamo ancora lontani da questo rischio. Ai tempi dei tassi negativi la situazione era molto diversa.

I tassi negativi non sono poi così lontani, basterebbero ancora uno o due tagli.

I fattori che giocano a sfavore di un imminente ritorno ai tassi negativi sono molteplici. Finora la BNS si è concentrata sulla politica dei tassi piuttosto che su quella monetaria. Prima di ricorrere a questo strumento impopolare, la BNS dovrebbe però cercare di intervenire ulteriormente sui tassi di cambio. Solo quando i tassi di interesse dell’Eurozona o della zona dollaro punteranno verso lo zero la BNS penserà realmente di ricorrere ai tassi di interesse negativi.

Per il 2025 ipotizziamo un tasso di riferimento attorno allo 0,25%

Questo vorrebbe dire che un ulteriore taglio dei tassi a marzo è improbabile?

La BNS ha avuto il coraggio di agire d’anticipo e ora aspetterà per verificarne le ripercussioni del suo intervento sull’inflazione e sul franco. Per il 2025 ipotizziamo un tasso di riferimento attorno allo 0,25%.

I tassi di interesse sono sicuramente bassi, ma i prezzi delle case sono esorbitanti in molte località. Il sogno di avere una casa di proprietà è andato in fumo per la maggior parte delle persone in Svizzera?

Questo è vero nei centri più densamente popolati, come Zurigo e Ginevra. In altre regioni, tuttavia, è ancora possibile realizzare il sogno di una casa di proprietà grazie ai tassi di interesse bassi.

Leggere anche (articolo in inglese): Swiss real estate offers opportunities as interest rates decline | Lombard Odier

Quali?

Quei Comuni che sono più distanti dai centri urbani. Per chi ha bisogno di buoni collegamenti con Zurigo è ancora possibile acquistare casa a un prezzo accessibile nell’Oberland zurighese o nel vicino Canton Argovia. Anche i Cantoni Glarona, Uri o San Gallo offrono alternative a prezzi abbordabili, ma con l’inconveniente di un tragitto più lungo per chi lavora a Zurigo.

I tassi bassi vanno bene per gli imprenditori, meno per i risparmiatori. Quali alternative consiglierebbe al classico deposito bancario?

Un portafoglio misto, ossia un portafoglio composto da diverse tipologie di investimenti. Non dico che non comporti dei rischi, dato che non esistono rendimenti a rischio zero, ma con un buon mix il rischio può essere ripartito su più componenti.

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Quali titoli vanno inseriti in un portafoglio misto?

Questo dipende dalla propensione personale al rischio e dall’età. L’orizzonte di investimento di un giovane di vent’anni è completamente diverso da quello di una persona di sessant’anni. A questa età bisogna innanzitutto preservare il valore, mentre i giovani possono puntare di più sui titoli azionari.

Parliamo dei fondi immobiliari. Come stanno le cose?

Sono interessanti sotto due punti di vista. Da un lato, ad esempio, offrono rendimenti migliori rispetto ai titoli di Stato, mentre dall’altro la domanda di alloggi continua a far salire i prezzi e genera plusvalenze per i fondi immobiliari che traggono forti benefici anche dal calo dei tassi di interesse.

Se il calo dei tassi di interesse alimentasse la crescita e se a questo si aggiungessero altre misure, come la riduzione delle imposte … le prospettive delle borse nel 2025 potrebbero essere discrete

Le performance messe a segno dalle piazze borsistiche nel 2024 sono state ottime, tranne negli ultimi giorni. È un segnale negativo per il 2025?

Il 2024 è stato realmente un anno superiore alla media per le piazze borsistiche e, sinceramente, per il 2025 non ci aspettiamo più questi livelli. Rendimenti così elevati non sono più pensabili, anche se dovrebbero rimanere positivi.

Per chi desidera comunque entrare nel mercato azionario è troppo tardi?

I due principali motori della crescita dei corsi azionari sono due: valutazioni e redditività aziendale. Se i tassi di interesse scendessero più rapidamente del previsto, come nel 2024, le valutazioni aumenteranno. Questo, però, dipende anche dall’entità della crescita degli utili aziendali. Se il calo dei tassi di interesse alimenta la crescita e se a questo si aggiungessero altre misure, come la riduzione delle imposte, la redditività delle imprese e i rispettivi corsi azionari ne beneficeranno. Il 2025 ha buone probabilità di rivelarsi un anno discretamente buono per le borse.

Come evolverà l’economia svizzera il prossimo anno?

Le nostre previsioni indicano una crescita dell’1,2%, ossia vicina al potenziale di crescita dell’economia svizzera…

… ma comunque inferiore rispetto ad altre previsioni, che ipotizzano una crescita economica attorno all’1,5%.

Sul fronte delle esportazioni, lo scenario è alquanto incerto. Se vogliamo preservare la competitività delle nostre aziende, in particolare nei settori di nicchia, un franco svizzero forte è un fattore di stimolo piuttosto che un freno. La cosa più importante è la domanda nei nostri principali mercati di esportazione.

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L’Europa deve intervenire in modo puntuale sulle aree critiche, altrimenti non troverà più soluzioni che le permettano di ritrovare la forza di un tempo

Quella europea sembra una situazione poco favorevole.

In effetti, il Vecchio Continente si trova in una situazione difficile, sia sul piano economico che politico, e ha problemi strutturali. Questi problemi non sono solo di natura demografica, ossia l’invecchiamento della popolazione, ma riguardano anche la creazione di un quadro generale di supporto alla crescita. Il problema centrale è capire se e come stimolare l’innovazione. Da questo punto di vista l’Europa è decisamente più indietro rispetto agli Stati Uniti. L’Europa deve intervenire in modo puntuale sulle aree critiche, altrimenti non troverà più soluzioni che le permettano di ritrovare la forza di un tempo.

La forza di un tempo è, d’altro canto, proprio la visione di Donald Trump per gli Stati Uniti. È un bene o un male per l’economia mondiale?

Gli indicatori della crescita statunitense sono positivi. Non dovrebbero esserci brutte sorprese e Trump ha già anticipato come intende procedere: una politica commerciale attiva ma anche pragmatica, con l’aumento dei dazi doganali. Questo vuol dire che prima di aumentarli ulteriormente, osserverà la reazione dei partner commerciali.

Leggere anche (articolo in inglese): Outlook 2025

Quali sono le implicazioni per la Svizzera? Dopotutto, gli Stati Uniti sono il nostro secondo partner commerciale.

Negli ultimi giorni Trump ha incontrato molti uomini d’affari ed è costantemente alla ricerca di nuovi accordi. Investendo nella reindustrializzazione americana, le aziende svizzere possono ridurre il rischio di sanzioni commerciali.

La maggior parte degli investimenti diretti della Svizzera va negli Stati Uniti. Esiste un rischio di delocalizzazione dei posti di lavoro?

Non necessariamente. Spesso, chi investe negli Stati Uniti ha alle spalle un solido mercato interno. I posti di lavoro che si creano negli Stati Uniti possono integrare l’attività economica svizzera.

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Ciò che sarà decisivo è quello che accadrà dopo l’investitura di Trump il 20 gennaio: cosa farà davvero, e come?

Quali effetti possiamo aspettarci per il mercato del lavoro svizzero, a livello generale?

Il mercato svizzero continuerà a essere solido. Questo è un aspetto legato anche al ricambio generazionale. Molti lavoratori andranno in pensione si renderà necessario colmare numerosi posti vacanti. A ciò si aggiunge il buon livello di formazione della manodopera svizzera. Una delle ricette del successo della Svizzera sta appunto nel fatto che i lavoratori possiedono le competenze necessarie per l’economia.

Dopo il carovita degli ultimi anni, si rendono ancora necessari interventi sui salari?

In Svizzera l’inflazione è rientrata più rapidamente del previsto e il potere d’acquisto sta quindi recuperando terreno. Secondo i sondaggi, nel 2025 i salari dovrebbero salire dell’1,4% circa. A nostro avviso, in Svizzera quest’anno l’inflazione si attesterà attorno allo 0,7%.

Un mercato del lavoro solido è di buon auspicio anche per l’andamento dei consumi nazionali?

Esatto, ma non bisogna puntare troppo sugli indicatori della fiducia. Ciò che sarà decisivo è quello che accadrà dopo l’investitura di Trump il 20 gennaio: cosa farà davvero, e come? Avere chiarezza in tal senso favorirebbe la sicurezza e la fiducia, con ricadute positive sia sull’economia sia sui consumi.



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