2025: è ora di misurare l’impatto dell’innovazione digital e open

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Imprese e startup si affacciano al 2025 con due certezze. La disponibilità di tecnologie effervescenti, con la capacità di rinnovarsi e integrarsi tra loro, a cui l’Intelligenza Artificiale in forma generativa ha dato ulteriore stimolo, e la capacità dell’innovazione, dimostrata in questi anni, di favorire la reazione ai cambiamenti. Tuttavia, non siamo ancora al cambio di passo per l’innovazione nel nostro Paese, né open né digital. Dai dati delle Ricerche degli Osservatorio Startup Thinking e Digital Transformation Academy emerge come esistano ancora importanti freni e il percorso verso la maturità nel modello di innovazione non sia ancora concluso nelle imprese italiane, come commentato negli ultimi articoli di questa rubrica: gli investimenti sono ancora troppo cauti e attendisti, mancano ancora fattori organizzativi e culturali, l’Open Innovation, e in generale i nuovi modelli di innovazione, devono ancora guadagnare la completa credibilità presso i vertici aziendali.

Le ragioni del ritardo nell’affermazione dell’open innovation

Perché siamo in questa situazione che possiamo definire di pericoloso stallo?

L’innovazione è da sempre un tema strategico per le imprese. Ciò che oggi è cambiato è la velocità con cui le imprese devono adattarsi all’ambiente e le modalità con cui il processo di innovazione deve essere condotto, spingendo sempre più sulle fasi di ricerca e test volte a identificare possibili opportunità, sperimentarle in chiave imprenditoriale e comprendere velocemente la strada da seguire. I progetti di innovazione nelle fasi di Research & Test sono caratterizzati da un esito incerto, non necessariamente positivo ma con contribuiti potenzialmente utili anche quando falliscono. I progetti di innovazione seguono un processo iterativo più complicato da tracciare e manifestano i loro impatti positivi dopo un periodo di tempo più lungo rispetto a un progetto tradizionale. I KPI tradizionali, ad esempio il ROI, rischiano di non essere sufficienti, soprattutto nelle fasi di Research & Test, perchè premiano progettualità che utilizzano in modo ripetitivo asset esistenti continuando a investire in soluzioni simili a quelle su cui hanno sempre lavorato, rischiando di limitare l’innovazione invece di incentivarla. La principale sfida per gli innovatori è proprio definire meccanismi efficaci per misurare l’impatto dell’innovazione in azienda, così da spingerne il riconoscimento in azienda.

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A questo tema è stata dedicata la tavola rotonda “È ora di misurare l’impatto” durante il convegno “Digital & Open Innovation 2025: per imprese e startup è ora di misurare l’impatto!” che ha visto la partecipazione di Alessandro Bollati, Open Innovation Manager di Poste Italiane; Benedetto Carambia, Head of R&D and Innovation di Movyon; Lorenzo Catapano, Head of Innovation, Digital Technology & Data di Save the Children Italia; Valentina Sorgato, Amministratore Delegato di SMAU, che hanno raccontato il punto di vista della propria impresa sulla misurazione dell’impatto dell’innovazione.

Metriche per valutare l’impatto dell’innovazione: solo l’8% delle imprese le ha adottate

Le imprese stanno affrontando questa sfida ormai da diversi anni, come diretta conseguenza di una crescente maturità nella gestione dell’innovazione. Tuttavia, rimane ancora ridotta la percentuale di aziende che dichiara di avere definito un sistema di metriche consolidato in grado di valutare in modo sufficientemente completo le attività di innovazione (8%), e il 18% lo sta ancora consolidando. Ben il 60% ha in programma di costruire un proprio modello nel futuro.

I vari tipi di misurazione

Ma chi misura, cosa misura effettivamente oggi e in quali aree ritiene che ci sia spazio per migliorare il proprio set di indicatori?

Tra le dimensioni misurate predominano quelle relative ai risultati di business e le risorse impiegate nell’innovazione, limitandosi quindi a valutare input e output principalmente a livello economico e nel medio-breve periodo. Meno diffuse, ma percepite come rilevanti, le misurazioni di dimensioni quali l’arricchimento della cultura aziendale, la diffusione di competenze, la maggiore conoscenza e know-how di business. Si tratta di aree di impatto con caratterizzazioni più qualitative, quindi non facilmente misurabili tramite KPI tradizionali, che però sono in grado di definire in modo più completo il contributo e i benefici che l’innovazione è in grado di portare nelle aziende nel lungo periodo. Anzi si tratta delle dimensioni che, se alimentate, garantiscono all’impresa l’innovazione del futuro e la sopravvivenza ai cambiamenti di contesto nel lungo periodo.

Il modello Save The Children

Save The Children ha centinaia di migliaia di “investitori”, ovvero i donatori, che sono molto attenti a come spendiamo le risorse e puntano al fatto che l’organizzazione si migliori sempre di più attraverso soluzioni innovative. Il primo passo per misurare l’impatto è essere molto allineati con la strategia dell’organizzazione per un impatto sociale in primis sui minori, ad esempio garantendo un’educazione di qualità e migliorando il livello di integrazione e inclusione sociale dei ragazzi con background migratorio” – Lorenzo Catapano, Head of Innovation, Digital Technology & Data di Save the Children Italia.

Il modello SMAU

“In questi anni le aziende italiane hanno dimostrato che l’Open Innovation funziona. Una recente collaborazione nata nell’ecosistema Smau ha avuto come protagonista Trenord e la startup abruzzese Ulisses per la localizzazione dei treni all’interno delle stazioni manutentive grazie a transponder a basso consumo e resistenti agli agenti atmosferici, alla velocità e alle vibrazioni. Il PoC ha portato alla misurazione di risultati sull’ottimizzazione dei flussi delle attività manutentive e sulla riduzione dei tempi di spostamento dei mezzi.” – Valentina Sorgato, Amministratore Delegato di SMAU.

Serve quindi un approccio nuovo, che consideri le specificità dei processi e delle attività di innovazione e ne tenga conto nella costruzione degli indicatori specifici. Secondo le nostre ricerche e attività con le imprese è quindi importante definire un framework di riferimento ed è altrettanto importante applicarlo alle specificità di ogni impresa e del proprio contesto, secondo quattro dimensioni: le perfomance del singolo progetto di innovazione, la valutazione del portafoglio di tutti i progetti di innovazione, l’impatto dell’innovazione nel suo complessosull’azienda, il rispetto della sostenibilità nelle dimensioni ESG, come illustrato in questo articolo.

Il modello Poste Italiane

“Sono un po’ di anni che mi occupo di innovazione e Open Innovation e dalla mia esperienza il tema dell’impatto dell’innovazione va affrontato sia rispetto al singolo progetto di innovazione sia rispetto alla panoramica globale delle iniziative di innovazione. A questo si aggiunge che in Poste abbiamo un piano industriale sfidante che mette al centro gli obiettivi di sostenibilità e questo vale anche per le attività di innovazione.” – Alessandro Bollati, Open Innovation Manager di Poste Italiane.

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Il modello Movyon

“Il tema della mobilità, che interessa milioni di utenti delle nostre infrastrutture, è strettamente legato all’innovazione tecnologica. Quest’ultima non solo ridefinisce i modelli economici, che rappresentano il metodo più immediato per misurare il progresso, ma ci consente anche di integrare criteri avanzati di sostenibilità ambientale, sociale e sicurezza. In questo modo, possiamo non solo rispondere alle esigenze attuali, ma anche realizzare la nostra missione: progettare e adattare le infrastrutture per la mobilità del futuro, in cui tecnologia e innovazione saranno i pilastri fondamentali.” – Benedetto Carambia, Head of R&D and Innovation di Movyon.

Se fino a qualche anno fa l’innovazione nelle aziende era finalizzata a esplorare, sperimentare e aprirsi a opportunità esterne, oggi per le aziende è giunta l’ora di consolidare modelli operativi in grado di portare risultati concreti. I dati delle nostre ricerche ci dicono che la strada è tracciata verso una sempre maggiore maturità dei modelli di gestione dell’innovazione all’interno delle imprese. Sapersi misurare nel modo corretto, arrivando a parlare lo stesso linguaggio del resto dell’organizzazione – il business e il vertice – non può che rafforzare la propria credibilità e soprattutto la capacità portare risultati concreti. L’adozione di metriche chiare permette di allineare gli investimenti agli obiettivi di lungo termine, rafforzando la fiducia degli stakeholder interni ed esterni, dimostrare il valore generato, superare percezioni soggettive. La misurazione non è solo un esercizio tecnico, ma uno strumento per guidare il cambiamento culturale e manageriale necessario per competere.



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