Mohammed Eid e il boom della suaBlue Engineering a Rivoliconuna trentina di assunzioni in ballo:« Dopo il Covid tanti pensavano che si può fare tutto in video-call. Non è così, soprattutto nei mercati emergenti»
«Doha, Dubai, Riyadh, Calcutta. Ho approfittato delle feste natalizie per andare a trovare alcuni clienti, vecchi e nuovi. E io torno con due commesse: il progetto per un’auto elettrica e un altro per un locomotore. Sarà un 2025 fantastico». A parlare è Mohammed Eid, imprenditore con la valigia da 240 voli l’anno, un fatturato in crescita della sua Blue Engineering di Rivoli del 300% e una trentina di assunzioni in ballo. «Altro che crisi dell’auto. Il mondo sta scoppiando di lavoro. Il problema è che ce ne è poco in Europa e ancora meno in Italia, quindi bisogna viaggiare», spiega il ceo della società torinese specializzata in ingegneria e design, «dal progetto al prototipo» in ambito automotive, ferroviario e aerospace, che ha ingranato la marcia dei 40 milioni di euro di ricavi. Quasi tutti generati all’estero.
Mohamed Eid, il 2025 sarà l’anno nero dell’auto, in bilico tra cassa integrazione e licenziamenti.
«La situazione è drammatica in Italia, lo so bene. Per questo invito i miei colleghi a guardare fuori dove il lavoro non manca. Noi abbiamo fatto cassa solo durante il Covid. In quei giorni hanno abbiamo cambiato organizzazioni e io ho mi sono messo in viaggio. Sono stato il primo a presentarmi in aeroporto quando ha riaperto Malpensa. Da quel giorno, in pratica, non sono più sceso dall’aereo. e i clienti hanno apprezzato».
Gli imprenditori italiani con la valigia non ci sono più?
«Non dico questo. Ma dopo il covid tanti hanno pensavano che si può fare tutto in video-call. Non è così, soprattutto nei mercati emergenti».
Per voi progettisti è tutto più facile. Non è così?
«Noi realizziamo progetti dalla A alla Zeta, prototipo incluso. Diamo a lavoro a 170 persone, e indirettamente, coinvolgiamo più di 600 persone nello sviluppo dei prototipi. Quest’anno abbiamo persino acquisito una società informatica specializzata in intelligenza artificiale».
Quali sono i mercati che tirano di più?
«Il mondo sta scoppiando di lavoro. Quanto rientro dai miei viaggi mi prende l’amarezza. L’Europa si sta occupando di norme e di regole senza agevolare un vero sviluppo. Se si vuole crescere oggi bisogna lavorare all’estero. In Medio Oriente, in Turchia, India e Cina. Noi siamo strapieni di commesse».
Su quali progetti sta lavorando?
«Fatto cento: il 40% arriva dall’auto, un altro 40 dal ferroviario e il resto dall’informatica e aerospace. Qualche esempio: abbiamo realizzato progetti per le nuove vetture della polizia degli Emirati, locomotori in Turchia. E oggi abbiamo progetti per diverse metropolitane nel mondo».
Nel 2016 Blue Engineering ha aperto il capitale a soci cinesi, Crrc, che oggi detengono l’80%. La partnership ha favorito questo sviluppo?
«I rapporti sono molto chiari. I lavori che facciamo per Crrc sono prioritari e non tollerano ritardi. Ma per il resto siamo autonomi e incentivati a trovare progetti e commesse nel mondo».
Come fa a gestire l’azienda se è in volo almeno due giorni a settimana?
«Abbiamo strutturato l’azienda come una piramide rovesciata. Ci chiamiamo tutti per nome e ognuno ha responsabilità ben definite. Preferisco vedere sbagliare i collaboratori che una schiera di signorsì. Il problema semmai è mia moglie che mi vede poco: ma due o tre volte l’anno, mi raggiunge nei miei tour all’estero. E poi la situazione dei nostri scali è pessima. Torino ha solo voli turistici, per noi imprese è come non avere un aeroporto».
La crisi dell’auto si risolve viaggiando di più?
«Non solo. L’Europa deve cambiare marcia. Ma alle piccole imprese non resta che muoversi. Il nostro know how è apprezzato. Per diventare fornitori bisogna stringere mani, presentarsi. L’alternativa è la crisi del nostro Paese».
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