Nota dell’associazione Luca Coscioni: la donna, trevigiana, si è somministrata da sola il farmaco letale fornito dall’Usl. Con lei il dottor Riccio, che nel 2006 aveva assistito Welby. Le parole: «Io prigioniera, in sogno cammino ancora»
Secondo caso di suicidio assistito nel Veneto e quinto in Italia. A dicembre Vittoria (nome di fantasia), trevigiana di 72 anni affetta da sclerosi multipla da venti, si è autosomministrata il farmaco letale fornito dall’Usl Marca Trevigiana insieme al macchinario necessario. L’ha accompagnata nella procedura il dottor Mario Riccio, anestesista e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby e il 23 luglio 2022 «Gloria», prima paziente veneta ad aver ottenuto il via libera. Con lei questa regione fu la prima ad applicare la «sentenza Cappato», emessa dalla Corte Costituzionale il 23 settembre 2019 e che consente il suicidio medicalmente assistito solo in presenza di quattro requisiti, soggetti a verifica da parte dell’azienda sanitaria interessata. E cioé: il paziente dev’essere capace di autodeterminarsi; soffrire di una patologia irreversibile; subire sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
«Io, prigioniera del corpo»
«Amo la vita ma da troppo tempo la mia non è più davvero vita — ha confessato Vittoria all’Associazione Luca Coscioni, alla quale si è rivolta per riuscire a porre fine alle proprie sofferenze — La malattia mi ha fatta prigioniera dentro un corpo che mi rende dipendente dagli altri in tutto. Anche per grattarmi il naso. Di notte, in sogno, io cammino ancora. Ho sempre amato camminare. Ora sono troppo stanca per risvegliarmi ogni mattina e trovarmi bloccata dentro un corpo che non riconosco più e che è diventata una tortura continua. Ho bisogno di liberarmene e trovare finalmente pace».
Nessun medico dell’Usl ha scelto di assisterla
Dopo aver atteso otto mesi dalla richiesta inoltrata, anche Vittoria è stata assistita dal dottor Riccio, perché nessun medico dell’Usl Marca Trevigiana se l’è sentita, su base volontaria, di aiutarla nella procedura di autosomministrazione del farmaco che l’ha addormentata per sempre. «La paziente aveva inviato all’Usl la richiesta di verificare le sue condizioni cliniche il 21 marzo 2024 — fa sapere l’Associazione Luca Coscioni — si è giunti alla conclusione dell’iter il 22 novembre 2024. L’udienza in tribunale sul ricorso d’urgenza di Vittoria, fissata per lo scorso dicembre, non si è dunque tenuta per intervenuto adempimento dell’azienda sanitaria». «In relazione al caso di suicidio assistito di una 72enne affetta da sclerosi multipla, reso noto dall’Associazione Luca Coscioni, esprimiamo le più sentite condoglianze e una profonda vicinanza alla famiglia in quello che, per noi tutti, è un momento di grande dolore — la nota ufficiale dell’Usl Marca Trevigiana —. L’azienda sanitaria ha seguito l’iter previsto dalla Corte Costituzionale».
L’associazione Coscioni: «La famiglia con lei fino all’ultimo»
L’unico al momento percorribile, poiché non esiste una legge in materia. «La famiglia è stata vicina a Vittoria fino all’ultimo — rivelano Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni —. La vicenda di questa donna coraggiosa, che abbiamo conosciuto e seguito, è stata carica di dolore ma anche di determinazione e speranza. Sentimenti che le hanno consentito di resistere durante gli otto mesi di attesa per il riconoscimento dei requisiti previsti dalla Consulta e l’accesso all’aiuto al suicidio da parte del Servizio sanitario nazionale. Il fattore tempo per queste persone, sottoposte a una sofferenza che considerano intollerabile, dovrebbe richiamare la politica a un’assunzione di responsabilità. Continuiamo a chiedere l’approvazione di norme nazionali e regionali atte a garantire tempi rapidi e certi di verifica delle loro condizioni e di risposta alle persone che chiedono di essere aiutate a morire». L’associazione fornisce assistenza giuridica e medica ai malati decisi ad accedere al suicidio assistito e fornisce delucidazioni al numero bianco 06-991313409. «Arrivano centinaia di richieste — confida il dottor Riccio — e non è una sorpresa se pensiamo che nei Paesi in cui il suicidio assistito è regolarmente normato, come Belgio, Spagna, Canada, Svizzera e Olanda, i decessi con tale procedura rappresentano il 4% del totale. In Italia, che conta 600mila morti all’anno, potrebbero essere 24mila».
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