Meloni e Nutella. Rilancia i viaggi in Albania, incassa la rata Pnrr. A Salvini toglie il barattolo Viminale

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Inaugura piazza Pia, si prende il dossier migrazione, rilancia la Zes sud e nomina Carbone direttore dell’Agenzia delle Entrate. Come regali ai ministri un barattolo di Nutella


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Lo spedisce in Albania, se dice ancora “Viminale!”. Meloni mangia Nutella: toglie a Salvini scena, dossier, ambizioni. In un vertice di governo annuncia che possono riprendere, già a gennaio, i viaggi verso Tirana perché in Europa,  “il clima è favorevole” e anche Olanda, Danimarca apprezzano la soluzione Italia. Inaugura, a Roma, la nuova Piazza Pia, che chiama “miracolo civile” (e dell’Anas, dell’ad Aldo Isi) riempie la calza di euro con la sesta rata Pnrr, pari a 8.7 miliardi. In Cdm (ha regalato un barattolo di Nutella personalizzato ai ministri) indica Vincenzo Carbone  nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate. Il 9 gennaio è prevista la conferenza di fine anno, alla Camera. A Natale, non è escluso che possa andare a Monza, dai suoceri, per la piccola Ginevra. Meloni scarta il panettone, Salvini incarta i  sogni da sceriffetto.

Per spiegargli una volta per tutte che il Viminale se lo può scordare, Meloni rilancia la soluzione albanese. A Tajani, Foti, Piantedosi, convocati a Chigi (Tajani in remoto) per un vertice sulla questione migranti, dice che si può riprendere con i viaggi verso l’Albania tanto più dopo la sentenza della  Cassazione, che lascia stabilire al governo la lista dei paesi sicuri. Si sente forte del sostegno di von der Leyen e degli altri governi europei che iniziano a definire, lo dice sempre Meloni, il metodo Italia come “una soluzione innovativa al fenomeno migratorio”. Le ragioni che fanno insistere il governo sono due: i Servizi segreti  registrano che l’effetto Albania è un deterrente formidabile per impedire le partenze di migranti economici. Il secondo: a pieno regime il Cpr albanese potrebbe ospitare tremila migranti, capienza che è incomparabile con i Cpr italiani. Il non detto di Meloni è  un altro, il senso, questo: Salvini non deve occuparsi di migrazione. Anche la comunicazione sul dossier migranti è stata avocata: gestisce la premier, personalmente. Lei, e basta. L’applauso a inizio Cdm rivolto a Salvini, per festeggiare la sua assoluzione, è la carezza all’assolto, all’alleato sgravato, ma nulla di più. Le interviste rilasciate dai leghisti, questa tarantella, intorno a Piantedosi, non sono piaciute per nulla alla premier. Dice FdI: “Ogni volta che Meloni sente la parola rimpasto la rifugge come se la parola equivalesse una pestilenza, figuriamoci se pensa mai di sostituire Piantedosi con Salvini”. Che Salvini vada al Viminale è impossibile per due motivi semplicissimi: tutto il miele del leader della Lega verso Putin e la Russia lo rende unfit per l’incarico, e il Quirinale, sono riflessioni del partito di Meloni, non “accetterebbe mai un suo trasloco”. A prova della posizione atlantista, ancora,  il Cdm approva la proroga di cessione delle armi per l’Ucraina (il più felice dei ministri è Urso che da quando ha firmato il patto con Stellantis sorride come un bambino a cui hanno regalato il go kart). L’ultima Meloni prima di Natale è  Meloni e tre. Di mattina partecipa all’inaugurazione di Piazza Pia, e se ne vanta, si vanta del successo reso possibile grazie ad Anas. C’è un nuovo protagonista, un  manager che inizia a piacere al governo, a Palazzo Chigi, e che potrebbe essere scelto per incarichi prestigiosi. E’ Isi, l’ad di Anas, che ha chiuso in tempo il più importante cantiere del Giubileo. Nei prossimi mesi andranno a scadenza i cda di Autostrade, Fincantieri e sarà sempre Meloni a stabilire, chi e come fara l’ad. La seconda Meloni si occupa di Pnrr, migranti e di Zes unica, la zona che permette investimenti accelerati, con sgravi al sud, perché per Meloni, e sono sempre sue parole, grazie al suo governo “è tornato l’orgoglio al sud”. E’ un’altra declinazione del modello Caivano, il laboratorio Meloni. Della Zes unica è coordinatore Giosi Romano, scelto da Fitto, un  possibile candidato di centrodestra per le regionali (si sta facendo notare anche il prefetto di Napoli, Michele Di Bari). La terza Meloni è la premier Nutella. Vara l’albo nazionale delle botteghe storiche che hanno almeno 50 anni (anche Renzi ne fa presto cinquanta, la bottega dell’abile fiorentino) così come il ministro  della Cultura, Giuli, che ormai suona la sinfonia di governo. Lo ama il Quirinale e anche la  Ragioneria dello stato. E’ suo, di Giuli, il dl Cultura e   “il piano Olivetti per le periferie”. Giuli sinfonico stanzia 10 milioni per il giornalismo culturale, potenzia la Scuola nazionale del patrimonio e assembla una nuova unità di missione. E’ finalmente felice, solare, perché il “piano Olivetti è la cornice nazionale e l’unità di missione dilata l’orizzonte del nuovo Mic”. L’orizzonte  di Salvini?   Non gli è rimasta neppure la Nutella. Presente in Cdm si è visto regalare, da Meloni, un barattolone, così come agli altri ministri, con tanto di istruzioni per l’uso: rilassatevi, passate un Natale sereno e affondate il cucchiaio. Salvini, tutto chiaro?     





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