Intervista a Zaia: «FdI pressa per il Veneto? Spostare le pedine è un gioco rischioso»

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Paola Di Caro

Intervista al presidente della Regione Veneto: «Scelgano i cittadini da chi farsi governare. Il terzo mandato? Vedremo quello che accadrà, confido nella Consulta»

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Sembra esista solo il presente per Luca Zaia. Il presidente del Veneto potrebbe dover lasciare il suo incarico a fine anno, senza la prospettiva di una ricandidatura, per l’opposizione del governo alla possibilità di un terzo mandato. Ma parla del suo destino con serenità. Non che non abbia le idee chiare: «Vedremo quello che accadrà. Confido nella Consulta. Prima o poi qualcuno dovrà dire una parola chiara su questo tema: è giusto o no che i cittadini possano votare quante volte vogliono per tutte le cariche tranne che per quelle dei sindaci di grandi città e dei presidenti di Regione? Questo governo e il Paese devono decidere una volta per tutte se vogliono interpretare il contratto sociale di Rousseau, per cui il cittadino ti toglie la delega quando non si fida più di te. Oppure se gli italiani vanno considerati come comparse, non come protagonisti, nella scelta delle istituzioni pubbliche. Chi parla di possibili centri di potere, se non ci sono limiti ai mandati, dà degli idioti ai cittadini».

Cominciamo dal presente: l’autonomia. Mille ostacoli si frappongono: bocciatura della Consulta, possibile referendum, dubbi in maggioranza. Ma lei insiste.
«Le cito il mio ultimo libro, Autonomia. La Rivoluzione necessaria. Si chiude così: l’autonomia o si fa per scelta o si dovrà fare per necessità. Dobbiamo smetterla in Italia di aver paura delle riforme. Di ogni tipo. La realtà va affrontata, o ti arriva addosso».




















































Che intende?
«Se certi temi vengono affrontati tardi o male, non si fa il bene del Paese. Se una situazione si aggrava, si è costretti a fare le riforme in fretta. Pensiamo alla Grecia, che ha vissuto la Troika. Anche se non è il nostro caso dà l’esempio di cosa voglia dire subire un processo di riforma invece di governarlo».

Però è facile chiedere autonomia per il Veneto…
«È innegabile che ci siano due Italie e disuguaglianze. Però sono legate come gemelli siamesi: se muore uno, muore anche l’altro. Per stare bene però non si deve abbassare l’asticella di chi sta meglio, ma alzare quella di chi sta peggio. Lo dico soprattutto a proposito della sanità. Non dobbiamo lasciare indietro nessuno, e questo comparto è già quasi totalmente regionale. Non solo, in una regione come la mia la spesa è per il 97% pubblica. Ma bisogna sapersi organizzare».

Dal Sud dicono che il Nord ruba risorse per la sanità.
«Niente di più falso. Noi abbiamo risolto a costo zero una serie di emergenze. Sui cancri al seno abbiamo concentrato le risorse in specifiche unità senologiche ultra-specializzate, allungando le aspettative di vita dei pazienti. Siamo intervenuti controllando i tempi di ricovero che non possono essere di 5 giorni se risolvibili in day surgery. Sono stati chiusi ospedali inattivi e potenziati altri, facendo assunzioni, incentivando la robotica d’eccellenza».

Però secondo la rivista «Lancet» con l’autonomia la sanità andrebbe in rovina.
«Ricerca fatta da scienziati non italiani, che non ci dicono come funzionano le cose nei loro paesi, dalla Germania alla Spagna. Per le liste d’attesa bisogna muoversi con capacità. Io dal 2010 avevo liste lunghissime. E dopo il Covid era piena emergenza. Ora in Veneto le prestazioni con prescrizione a 10 giorni sono erogate in tempo reale. E abbiamo ridotto in un anno e mezzo dell’87% le liste a 30 giorni e del 77% le liste a 60. Il 40% di chi viene in Veneto lo fa da regioni contigue, il rimanente dal Sud. Ci guadagniamo con la migrazione sanitaria? No, perché sono tutti interventi di grandissima eccellenza e ad alti costi anche per noi, a partire dai trapianti».

Il ministro Schillaci annuncia un centro di controllo unico per tutti i pazienti.
«Noi un controllo di gestione sulle liste d’attesa lo utilizziamo dal 2020. Abbiamo usato, contrariamente ad altre regioni, ogni euro dei 47 milioni di finanziamenti statali per l’abbattimento. Ben venga un centro unico, si vedrà chi spende bene e chi no. Ma sembra che le Regioni commissariate dallo Stato, Molise e Calabria, abbiano molti più problemi delle altre…».

Lei si appassiona, ma tra poco potrebbe essere costretto a cambiare lavoro…
«Quando e se avverrà, ci penserò. Non un giorno prima. non è nel mio stile sprecare tempo in dibattiti e congetture. Ricordo che, a differenza di altri, i veneti mi hanno dato la responsabilità di governo della mia Regione. E 10 mesi possono essere un’era geologica in politica…».

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Vorrebbe continuare?
«A tempo debito scioglierò le mie riserve e le curiosità».

FdI rivendica il Veneto.
«Non spreco 10 mesi a fare dibattiti politici. Capisco tutte le aspirazioni, ma avverto anche che a volte cambiare solo per cambiare non assicura il consenso. Ripeto: la gente dovrebbe poter decidere a chi dare fiducia».

È vero che la Lega potrà correre in solitaria?
«Sono tutte ipotesi, vediamo che succederà in 10 mesi. Spostare pedine non è un gioco a rischio zero. Scelgano i cittadini da chi farsi governare. C’è chi torna a casa dopo un solo mandato».

Che pensa di Todde?
«Non conosco il caso specifico. Ogni legge va rispettata fino in fondo. Aspettiamo la magistratura. Certo, fosse successo a un presidente di centrodestra già immagino cosa avrebbe detto il M5S…».

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6 gennaio 2025 ( modifica il 6 gennaio 2025 | 22:06)

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