studenti fuori sede in crisi, tra rincari e speculazioni


Vivere e studiare a Roma è diventato un lusso. Negli ultimi dodici mesi, il costo degli affitti nella capitale ha registrato un’impennata impressionante: un aumento del 34% per le stanze singole. Per uno studente fuori sede, trovare una sistemazione significa dover sborsare oltre 500 euro al mese, con picchi che sfiorano i 700 euro in quartieri come TrastevereParioli e Flaminio. Una realtà insostenibile per molti giovani, costretti a fare sacrifici estremi o a rinunciare a vivere nella città eterna.

La crisi degli affitti: cifre da record

In un solo anno, la domanda di stanze singole è aumentata del 62%, facendo lievitare i prezzi del 9%. Per risparmiare, non pochi accettano di condividere la stanza con un’altra persona. Ma anche questa soluzione si rivela un’arma a doppio taglio: un letto in una stanza doppia costa comunque una media di 285 euro al mese, un 4% in più rispetto al 2023 e ben sopra la media nazionale di 266 euro.

“Non è solo un problema di numeri, ma di sopravvivenza economica per migliaia di studenti e famiglie”, commentano dall’Unione degli Universitari, che denunciano l’assenza di risposte concrete da parte del governo.

Cosa sta spingendo i prezzi alle stelle?

Non c’è una sola causa dietro questa situazione, ma una combinazione di fattori che ha trasformato il mercato immobiliare in una giungla per i fuori sede. 

  • Domanda alle stelle: un +62% rispetto al 2023.
  • Calo dell’offerta: sempre meno appartamenti disponibili per affitti a lungo termine.
  • Speculazione sugli affitti brevi: molti proprietari preferiscono trasformare le loro case in bed & breakfast o affittarle su piattaforme di soggiorni brevi, soprattutto in vista del Giubileo.
  • Rincaro degli interi appartamenti: i costi per affittare case complete sono saliti alle stelle, rendendo le stanze singole ancora più ricercate.

Il Giubileo: un vantaggio per i turisti, una condanna per gli studenti

Il Giubileo 2025 ha peggiorato ulteriormente la situazione. Molti proprietari già a partire dallo scorso anno hanno iniziato a sfrattare gli inquilini, per destinare gli appartamenti al mercato turistico o in strutture da affittare per brevi periodi. Questo fenomeno ha fatto lievitare i prezzi in modo esorbitante, lasciando studenti e lavoratori a corto di opzioni. 

L’immobilismo delle istituzioni

L’Unione degli Universitari punta il dito contro il governo e, in particolare, contro il Ministro Salvini: “Il caro affitti è un’emergenza nazionale, ma dal governo arrivano solo condoni e zero risposte.” Il riferimento è al Decreto Salva Casa, che, secondo gli studenti, non affronta minimamente il problema strutturale degli affitti alle stelle.

Un futuro sempre più incerto

La situazione attuale obbliga sempre più studenti a chiedere aiuto alle famiglie o a cercare lavoretti part-time che, però, raramente riescono a coprire tutte le spese. Roma, una delle città universitarie più ambite d’Europa, rischia di diventare accessibile solo per chi ha alle spalle famiglie benestanti. “Studiare dovrebbe essere un diritto, non un privilegio”, protestano gli studenti.

E con la situazione destinata a peggiorare già dall’inizio di gennaio, una soluzione non sembra essere Vivere e studiare a Roma è diventato un lusso. Negli ultimi dodici mesi, il costo degli affitti nella capitale ha registrato un’impennata impressionante: un aumento del 34% per le stanze singole. Per uno studente fuori sede, trovare una sistemazione significa dover sborsare oltre 500 euro al mese, con picchi che sfiorano i 700 euro in quartieri come TrastevereParioli e Flaminio. Una realtà insostenibile per molti giovani, costretti a fare sacrifici estremi o a rinunciare a vivere nella città eterna.

La parola all’esperto

Nei gruppi Facebook degli studenti la situazione è drammatica. Gli stessi annunci che un anno fa mostravano stanze a 300 o 400 euro ora compaiono al prezzo di 600/700 euro. Un aumento che Emanuele Sgriccia, agente immobiliare della Frimm ed esperto del settore, motiva così. “Si tratta di un particolare momento storico, derivante dal Giubileo, ma non solo, che ha provocato un brusco innalzamento dei prezzi. Trovare un appartamento in affitto ora è particolarmente complicato: gli immobili a disposizione sono molti di meno proprio perché molti proprietari hanno preferito convertirne la destinazione”.

L’affitto breve, spiega Sgriccia, conviene ai proprietari, che così non sono legati ai vecchi contratti, che prevedevano 4+4 anni. Più è breve, meglio è, perché si possono fare continui ritocchi di prezzo. O di modificare la destinazione dell’appartamento al termine della breve locazione. “Per i prezzi Roma sta seguendo Milano, altra città invivibile a livello immobiliare. Ci sono stanze offerte a 6/700 euro che magari non valgono quel prezzo, se si valuta la qualità dell’immobile, spesso vecchio e non ristrutturato, con mobili non adeguati. Ma quello che fa lievitare il prezzo è il contesto e il periodo storico. Purtroppo, proprio perché c’è tanta richiesta e poca offerta, si affitta qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo“.

Ripostigli spacciati per stanze

Ed ecco allora gli annunci incredibili. Ripostigli spacciati per stanze singole, 5 metri quadrati senza finestre a 450 euro al mese (ma vicino a tutti i servizi), corridoi o ingressi trasformati in camere da letto e messi al costo di 500 euro al mese. Poi ci sono ovviamente le case (sono praticamente tutte così) dove il soggiorno sparisce e diventa una camera (spesso doppia, o comunque a un prezzo maggiorato), nessuno spazio comune e 4 persone che devono dividersi un bagno e una cucina minuscola. Tutto alla modica cifra che oscilla tra 500 e 650 euro al mese, oltre alle spese di condominio, luce, acqua e gas. Guadagni niente male per chi ha un appartamento a Roma. Altro che pensione.

Eppure, malgrado i costi, le richieste sono tantissime. “Un agente immobiliare potrebbe vivere già solo gestendo tutte le richieste di affitto breve”, dichiara Emanuele Sgriccia. “E proprio per questo tanti proprietari di casa hanno convertito i loro immobili in strutture da affittare agli studenti. Per unire le offerte alle richieste, sono state create delle apposite piattaforme, che semplificano la gestione del lavoro”.



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