Minacce al personale sanitario: Livorno in cima alla classifica: 15 sanzioni su 31

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LIVORNO. Trentuno sanzioni da mille euro alle persone che hanno minacciato o comunque intimidito il personale sanitario delle strutture dell’Asl Toscana nord ovest. Con Livorno, purtroppo, a spiccare in negativo: di tutti i provvedimenti amministrativi notificati dai carabinieri del Nas, con cui l’azienda sanitaria ha da tempo stipulato una convenzione ad hoc, 15 riguardano la città di Livorno e addirittura 23 l’intera provincia, visto che due episodi sono avvenuti a Collesalvetti, quattro a Piombino e uno ciascuno nei comuni di Cecina e Portoferraio, all’isola d’Elba.

I numeri

Livorno registra quindi quasi la metà esatta delle multe effettuate dal 2021, da quando è entrata in vigore la legge, ad oggi. L’area apuana, Pontedera e Viareggio ne registrano una a testa, mentre le cinque restanti che completano il poco edificante elenco riguardano in generale il servizio del 118 di area vasta. Nell’ultimo anno, parliamo del 2024, si sono registrati ben 11 casi dei 31 totali, cinque dei quali a Livorno e due a Collesalvetti, fra cui l’aggressione a una guardia medica, minacciata da un sessantenne del posto che lo scorso agosto pretendeva di essere visitato a domicilio immediatamente. Fra luoghi più a rischio, secondo gli studi degli ultimi anni, i pronto soccorso, dove per altro due anni fa a Livorno venne picchiato pure il primario, il medico Luca Dallatomasina: ad aggredirlo il padre di un ragazzo che pretendeva una Tac immediata per il figlio, ritenuta dal personale al lavoro un esame superfluo in quel momento.

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La legge

La norma, emanata quattro anni fa dal Parlamento, prevede «salvo che il fatto costituisca reato» sanzioni da 500 a cinquemila euro per «chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso funzionali allo svolgimento di dette professioni presso strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche o private», si legge. Si tratta dell’articolo 9 sulle “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” ed è stato introdotto durante l’emergenza Covid. Le 31 sanzioni effettuate da Carrara a Piombino sono tutte dell’importo di mille euro, 500 più del minimo previsto dalla normativa. Chiaramente, per le condotte più gravi come ad esempio le aggressioni fisiche, come già previsto nell’introduzione dalla legge stessa scattano le querele e si passa sul piano penale, con l’Asl che ha come indirizzo quello di costituirsi parte civile a tutela dei propri dipendenti, supportandoli in ogni fase dei procedimenti in tribunale. In questi casi, un esempio ne è l’aggressione a Dallatomasina, niente multe, ma denunce.

Esempio in Italia

La convenzione fra l’Asl Toscana nord ovest e il nucleo antisofisticazioni e sanità dell’Arma di via Pieroni è un esempio non solo in Toscana, visto che la nostra è l’unica azienda che finora lo ha attuato, ma nell’Italia intera. Altre realtà sanitarie dello Stivale stanno infatti studiando l’intesa, che si potrebbe utilizzare come modello per estendere eventualmente l’accordo in altre aree della penisola. Alcuni sindacalisti toscani, nei mesi scorsi, al Tirreno hanno auspicato l’adozione della convenzione anche per le aziende sanitarie centro e sud-est, ma anche fuori dai confini toscani.

Come funziona

Il dipartimento affari legali dell’Asl, coordinato dall’avvocato Luca Cei, ricevuta o raccolta l’informazione sul comportamento offensivo o minaccioso chiede al responsabile del servizio interessato una relazione sui fatti accaduti, in particolare dando indicazione di dettagliare la condotta minacciosa o le ingiurie e offese pronunciate dal cittadino al sanitario di turno e di inviarla unitamente alle dichiarazioni testimoniali da parte degli altri operatori coinvolti o presenti all’accaduto a riprova dei fatti. Su queste basi documentali l’ufficio legale predispone una nota di segnalazione che viene trasmessa al comando dei carabinieri per la tutela della salute il quale ne valuta la fondatezza e procede immediatamente alla stesura del verbale di accertamento e contestazione dei fatti nei confronti del presunto colpevole, procedendo alla notifica, poi ne riceve e valuta gli eventuali scritti difensivi e, dove li reputi insufficienti a scriminare i comportamenti, rimette la pratica alla prefettura per l’emissione dell’ordinanza-ingiunzione di pagamento. È infine previsto che ogni sei mesi intercorra, fra il Nas e l’Asl, un aggiornamento informativo sullo stato delle pratiche attivate e i relativi esiti. L’intera procedura si svolge in un arco di tempo brevissimo, assai ridotto rispetto ai tempi necessariamente, più ampi, della gestione di una denuncia o querela. L’azienda ha inoltre predisposto un cartello informativo sull’applicazione della procedura all’interno dei propri servizi diffusi su tutto il territorio a fini educativi e dissuasivi.

I reparti a rischio

L’azienda sanitaria, per capire quali siano i reparti da questo punto di vista più a rischio, ha stilato delle apposite analisi. «I servizi maggiormente coinvolti – si legge in un report – sono ovviamente quelli relativi all’emergenza-urgenza (soprattutto pronto soccorso), all’interno dei quali l’atteggiamento dell’utenza si mostra sempre più aggressivo e meno disponibile ad accettare l’attesa nonostante le numerose, specifiche campagne informative sui criteri di priorità degli interventi-codici colore. In second’ordine sono interessati quelli della salute mentale, ma il fenomeno si mostra oramai generalizzato». Inoltre «l’opera di consapevolizzazione svolta mediante corsi di formazione, informative aziendali, incontri specifici e, non ultimo, la miglior fruibilità del sistema di segnalazione attraverso l’informatizzazione del modello, hanno contribuito all’aumento del numero di segnalazioni non necessariamente dimostrandosi pertanto ovunque la presenza di un contesto più pericoloso». 

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