Cittadinanza e Jobs Act, via libera della Cassazione ai referendum

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La decisione è arrivata nello stesso giorno del via libera al giudizio popolare sull’abrogazione totale della legge sull’autonomia.

Roma – La Cassazione, nello stesso giorno in cui ha dato il via libera al referendum sulla abrogazione totale della legge sull’autonomia differenziata, ha anche dichiarato conforme a legge la richiesta di referendum sulla cittadinanza e quella di referendum abrogativo o parzialmente abrogativo su alcuni punti del Jobs Act e subappalti. Con il referendum sulla cittadinanza si chiede il “dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana“. La soglia delle 500mila firme per la consultazione popolare proposta da +Europa è stato raggiunto a settembre.

“In attesa del giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale sui singoli quesiti, oggi si è compiuto un
altro importante passo verso una primavera referendaria: oltre all’autonomia, la Corte di Cassazione ha dato il via libera anche al referendum sulla cittadinanza, che abbiamo promosso insieme a tante associazioni e tanti partiti”, ha detto il segretario di +Europa, Riccardo Magi. L’appello “che ora rivolgo, a partire dalle altre forze di opposizione, – ha proseguito – è di unirsi in una grande mobilitazione per dare la possibilità a migliaia di ragazze e di ragazzi nati o cresciuti in Italia, che a differenza dei loro coetanei non hanno cittadinanza. Non è un capriccio: si tratta di porre fine a ingiustizie, sofferenze e disparità che non sono degne di un Paese come l’Italia e di avere una legge adeguata alla realtà di oggi”.

La raccolta firme sulla cittadinanza

“Quella sulla cittadinanza – ha detto ancora Magi – è una legge vecchia di trent’anni ma che governo Meloni e maggioranza non vogliono riformare, ma che gli italiani chiedono, come dimostra l’enorme successo della raccolta firme: 640mila sottoscrizioni grazie a una mobilitazione che ha visto artisti, influencer, personaggi della cultura e dell’università impegnarsi per un Paese più giusto che non lascia indietro nessuno dei suoi figli e delle sue figlie. Con +Europa, proprio in questi giorni, con la nostra scuola di politica Eureka siamo impegnati nella formazione degli attivisti e delle attiviste che daranno vita alla campagna referendaria. Sarà una missione difficile ma – ha concluso Magi – non impossibile”.

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Inoltre, con separate ordinanze tutte depositate oggi, l’ufficio centrale ha altresì dichiarato conformi a legge la richiesta di referendum abrogativo o parzialmente abrogativo su alcuni punti del Jobs act (“Contratto di lavoro a tutele crescenti – disciplina dei licenziamenti illegittimi”; “Piccole imprese- Licenziamenti e relativa indennità”; norme in materia di “apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”) e sugli appalti (“esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici).

“Con il via libera della Cassazione ai sei quesiti referendari si apre una grande opportunità per il Paese. La Cgil, insieme ad un vasto mondo di associazioni e forze politiche, sosterrà convintamente le ragioni del sì ai referendum su: lavoro, autonomia differenziata e cittadinanza”. Ad affermarlo, in una nota, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Per il leader della Confederazione: “Sarà uno straordinario momento di partecipazione popolare per affermare la libertà di tutte e tutti. Bisogna porre fine ai licenziamenti ingiusti, alla precarietà, al lavoro insicuro, occorre dare cittadinanza a migliaia di italiani e fermare il progetto scellerato di spaccare il Paese con l’autonomia differenziata”.

“Finalmente, attraverso il voto, potremo tutti insieme partecipare e decidere di abrogare leggi sbagliate e ingiuste. È il momento – conclude Landini – del riscatto e della speranza per costruire un’altra società”. A settembre sono state depositate le 637.487 firme per richiedere il referendum che propone di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Il quesito mira, quindi, a modificare l’articolo 9 dell’attuale legge sulla cittadinanza, la numero 91/1992, che si basa sul cosiddetto ius sanguinis, il “diritto di sangue”.



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