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Le università navigano a vista, tra tagli ai fondi e incertezze sui programmi di ricerca e scambio. “È una fase particolare. Non ci aspettavamo niente di ciò che sta succedendo”, dice Franco Pavoncello. “Ci auguriamo una mitigazione delle prime mosse dell’Amministrazione”
Il tornado Trump colpisce anche le università. Negli ultimi due mesi le decisioni della nuova Amministrazione americana sono state convulse e hanno colpito alla cieca qualsiasi settore. Compreso quello dell’educazione. Tra minacce di completo smantellamento del dipartimento dell’Istruzione, taglio dei dipendenti e lettere “minatorie” mandate alle varie università per cancellare i programmi in odor di wokismo, il settore, come qualsiasi altro in questo momento in America, vive nel timore di ciò che potrebbe succedere domani. “Il mondo universitario sta vivendo una fase particolare. È un momento di grande sorpresa per sviluppi che non ci si aspettava. Spero ci sarà una tendenza a limitare gli aspetti negativi delle decisioni dell’Amministrazione Trump” dice al Foglio il presidente della John Cabot University (Jcu), Franco Pavoncello.
Qualche settimana fa, la John Cabot University, come tutte le altre università americane, ha ricevuto una lettera (dear collegue letter), che “minacciava il taglio dei fondi per i prestiti federali, ovvero quello che viene chiamato, in America, Title IV”. Questo emendamento, presente nell’Higher Education Act del 1965, riguarda l’amministrazione dei programmi federali di aiuti finanziari agli studenti degli Stati Uniti che vogliono studiare all’estero. Il motivo di questa minaccia è la tendenza delle università a portare avanti un programma di D.e.i (diversity, equity e inclusion), ovvero una direttiva, presa in considerazione da molti istituti, che favorisce l’allargamento delle possibilità educative a diversi gruppi etnici con particolari attenzioni a specifici gruppi. “La John Cabot, come altre università americane, sta attendendo chiarimenti sugli impatti legali e pratici che potrebbe avere la lettera, ma la nostra posizione è molto chiara: noi siamo nati come John Cabot International college e accettiamo studenti da tutto il mondo, senza alcun tipo di discriminazione”.
La lettera non è stata l’unica minaccia arrivata dalla Casa Bianca. Qualche settimana fa Trump ha dichiarato di voler smantellare il dipartimento dell’Istruzione. A riguardo, il presidente della Jcu dimostra prudenza: “Credo che il dipartimento rimarrà in piedi, anche perché questo avrebbe degli impatti fortissimi”. In effetti, riuscirci sarebbe molto complicato anche dal punto di vista legale. La decisione spetterebbe al Congresso e dovrebbe avere almeno 60 voti a favore, mentre i repubblicani hanno solo 53 seggi. Tuttavia, alcune conseguenze si vedono. Infatti qualche giorno fa è stato annunciato il dimezzamento dello staff del dipartimento che Trump aveva ordinato di distruggere.
Le conseguenze per le università, spiega il presidente della Jcu, sarebbero principalmente legate alle sovvenzioni federali, soprattutto per la ricerca. “Uno degli aspetti fondamentali delle università americane più prestigiose è la ricerca. Quando si stanziano fondi, la grossa percentuale di questi va all’università e solo una piccola percentuale va ai ricercatori per le spese dirette e per i loro salari”. Qualora dovessero essere intaccati i finanziamenti che arrivano all’università, ci sarebbe un ulteriore motivo di sofferenza.
Un altro duro colpo potrebbe essere inferto agli study abroad programs, ovvero i programmi per scambi di studenti internazionali che permettono di studiare all’estero. “Per ora non ci sono interventi specifici diretti, ma alcune decisioni potrebbero avere conseguenze indirette”, sottolinea Pavoncello. Se il taglio delle sovvenzioni federali dovesse colpire i bilanci delle università, queste sarebbero portate a tagliare le spese e a rimetterci potrebbero essere anche i programmi all’estero. “C’è attenzione alle decisioni dell’Amministrazione e delle varie università che dipendono da sovvenzioni federali. Bisogna capire come si svilupperà la situazione”, dice il presidente della Jcu. “Se portata avanti, questa tendenza, potrebbe mettere in sofferenza i bilanci delle università americane pubbliche e private”. E aggiunge: “Ci auguriamo una mitigazione delle prime mosse dell’Amministrazione per lo sviluppo dell’educazione superiore americana”.
Con Trump al timone, le università navigano a vista, tra tagli ai fondi e incertezze sui programmi di ricerca e scambio. Se il tornado continuerà a soffiare, il settore dell’educazione dovrà trovare un modo per resistere. Oltre ai libri di testo, potrebbe servire un manuale di sopravvivenza.
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