Quanto sono importanti le competenze digitali per le Pmi?

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Le piccole e medie imprese (Pmi) italiane svolgono un ruolo chiave nell’economia e offrono impiego a circa un terzo della forza lavoro totale.

La rivoluzione digitale, guidata dall’intelligenza artificiale, rappresenta un cambiamento radicale e inevitabile per tutte le imprese, rendendo l’adozione delle tecnologie digitali una trasformazione profonda e strategica, non una semplice tendenza.

Essere digitalizzati implica un processo di integrazione di tecnologie avanzate che richiede alle imprese di sviluppare e acquisire specifiche competenze digitali per l’IA, fondamentali non solo per rimanere competitivi nel mercato attuale, ma anche essenziali per affrontare le sfide future.

Diversi indicatori sulla digitalizzazione mostrano le differenze tra Pmi e grandi aziende

Secondo i dati ISTAT, sebbene nel 2024 la quota di aziende con almeno 10 addetti che utilizza tecnologie di intelligenza artificiale sia cresciuta dal 5,0% all’8,2%, esiste un divario riguardo alla presenza di specialisti ICT (Information and Communication Technologies) fra le Pmi (numero di addetti 10-249) e le grandi imprese (numero di addetti > di 250). Le differenze legate alla dimensione delle imprese si notano anche attraverso indicatori che riflettono la complessità organizzativa.

Ad esempio, nell’utilizzo di strumenti per effettuare riunioni a distanza: solo il 47,3% delle Pmi li utilizza, mentre per le grandi imprese la percentuale sale al 96,3%.

Allo stesso modo, si osserva una disparità nell’adozione di documenti relativi alla sicurezza informatica, fondamentale per proteggere i propri dati e sistemi da minacce esterne.

Infatti, solo il 35,0% delle Pmi ha usato tali documenti, mentre tra le grandi imprese la percentuale è decisamente più alta.

La “Bussola Digitale 2030” è un’iniziativa dell’Unione Europea che si propone di raggiungere traguardi specifici per migliorare l’adozione delle tecnologie digitali tra gli Stati membri e promuovere così una crescita economica sostenibile e inclusiva.

Il Digital Intensity Index (DII), in particolare per le Pmi con un livello di digitalizzazione “di base”, è uno dei sottoindicatori della transizione digitale delle imprese previsti da questo programma, che mira a raggiungere l’obiettivo del 90% di aziende con un buon livello di competenze digitali entro il 2030.

Secondo i dati osservati nel 2024, il 70,2% delle piccole e medie imprese si colloca a un livello base di digitalizzazione, avendo adottato almeno quattro delle dodici attività digitali considerate dal programma.

Inoltre, poco più di un quarto delle Pmi (26,2%) si posiziona a livelli di digitalizzazione definiti almeno alti, cosa che evidenzia un progresso significativo ma ancora insufficiente.

Al contrario, il 97,8% delle aziende con almeno 250 dipendenti ha toccato almeno il livello base e l’83,1% ha raggiunto almeno livelli elevati, dimostrando che le grandi aziende sono generalmente più avanzate nella loro trasformazione digitale.

Sviluppare le competenze digitali è un fattore chiave per le Pmi italiane

L’ampio margine di miglioramento nel gap tra Pmi e grandi imprese riguardo all’utilizzo di competenze digitali specifiche evidenzia la necessità di supporto e risorse per le piccole e medie imprese, affinché possano colmare il divario e contribuire pienamente alla transizione digitale. Questo è fondamentale per garantire che tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione, possano beneficiare della digitalizzazione.

Riguardo alle tecnologie digitali a oggi più comunemente integrate nelle grandi imprese e nelle Pmi, si nota come l’analisi dei testi (text mining), insieme alle tecniche di apprendimento automatico (machine learning), rappresentino le due tecnologie predominanti.

Infatti, il 60,8% delle grandi imprese fa affidamento sull’analisi dei testi, mentre il 51,6% utilizza l’apprendimento automatico per ottimizzare le proprie operazioni.

Nelle Pmi, invece, l’IA generativa, particolarmente focalizzata sulla creazione automatizzata di contenuti testuali, emerge come una delle opzioni più utilizzate, con un’incidenza del 46,9%.

Quindi, mentre le grandi aziende si concentrano maggiormente sull’analisi dei dati e sull’apprendimento automatico per migliorare l’efficienza operativa, le Pmi stanno scoprendo il potenziale dell’IA generativa per migliorare la comunicazione interna ed esterna e per personalizzare i contenuti adattandoli meglio alle esigenze specifiche dei clienti.

Le Pmi italiane devono fare di più per integrare le tecnologie digitali nella quotidianità

Il trend di adozione delle tecnologie IA nel 2025 è un chiaro segnale dell’evoluzione del panorama imprenditoriale.

L’aumento dell’8,2% delle Pmi che utilizzano tecnologie IA è positivo, ma rappresenta solo una piccola parte del potenziale totale che può offrire loro la digitalizzazione.

È essenziale che le piccole e grandi imprese facciano di più per integrare queste tecnologie nelle loro attività quotidiane.

Questo richiede alle Pmi un impegno costante nell’aggiornamento delle competenze digitali e nell’adozione di soluzioni innovative, affinché possano adattarsi a un mercato in continua evoluzione.

In conclusione, le piccole e medie imprese che sapranno integrare efficacemente le competenze digitali nelle loro operazioni non solo miglioreranno la loro competitività sul mercato, ma svolgeranno anche un ruolo fondamentale nel contribuire a un’economia più dinamica e innovativa.

L’adozione delle tecnologie digitali rappresenta quindi una grande opportunità per le Pmi, permettendo loro di ottimizzare i processi interni, migliorare la comunicazione con i clienti e accedere a nuovi mercati.



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