ortoressia, vigoressia e drunkoressia si stanno diffondendo tra giovani e adulti

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Colpiscono sia maschi sia femmine, sia giovani sia adulti, e in Italia sono almeno 3 milioni a soffrirne: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi.

Sono i disturbi alimentari, alla cui sensibilizzazione è dedicata la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla del 15 marzo (fondazionefiocchettolilla.it) che, come ogni anno, riporta l’attenzione su queste malattie sempre più diffuse e in continua crescita. Tra i giovani ma anche tra gli adulti. Il ministero della Salute, mostra come siamo passati dalle circa 680mila nuove diagnosi del 2019 ai quasi 1,5 milioni di casi del 2022. Questo solo considerando i disturbi dell’alimentazione più conosciuti, anoressia (riduzione drastica del cibo), bulimia (abbuffate e vomito autoindotto) e binge eating (disturbo da alimentazione incontrollata), intercettati dai servizi pubblici. I disturbi alimentari sono malattie psichiatriche molto complesse che hanno ripercussioni sulla salute fisica. Per questo l’équipe che assiste bambini e ragazzi è composta da diverse figure professionali: psicologo, psichiatra, pediatra, internista, nutrizionista, dietista, infermiere, tecnico della riabilitazione psichiatrica e motoria, assistente sociale. Che vuol dire farmaci e terapia psicologica. Nei casi più gravi la cura di questi disturbi deve avvenire in centri ad hoc. La riabilitazione intensiva residenziale va eseguita in un reparto specializzato nella cura dei disturbi dell’alimentazione in grado di dare al paziente un programma che integri la riabilitazione fisica, nutrizionale, psicologica e psichiatrica.

LA PLATEA

I pazienti: soprattutto giovani dai 13-15 anni in su. Ma non manca una percentuale in crescita tra chi ha meno di 12 anni, anche 7. E oggi, oltre a questa patologie tradizionali, non mancano nuovi tipi da diagnosticare e curare. «L’ortoressia è uno di questi nuovi disturbi – spiega Paola Medde, presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio – Caratterizzato da una ricerca ossessiva di alimenti sani o puri, come vegetali crudi, cereali, cibi privi di pesticidi, conservanti e sostanze artificiali, si spinge oltre la normale preoccupazione per un’alimentazione sana, non prevede eccezioni e richiede un impegno quasi totalizzante». Nel “nuovo” elenco oggi troviamo anche la vigoressia che coinvolge maschi giovani tra i 15 e i 25 anni. «Si manifesta con un’alterazione nella percezione del proprio corpo – prosegue Medde – e, quasi all’opposto di ciò che accade nell’anoressia nervosa, l’individuo si ritiene troppo esile e debole. Cerca quindi di aumentare la propria massa muscolare con esercizio fisico, diete iperproteiche e uso di sostanze come anabolizzanti». Nella popolazione giovanile, si rivela in modo sempre più frequente anche la drunkoressia, da drunk, ubriaco in inglese, nella quale avviene la sostituzione delle calorie provenienti dal cibo con quelle assunte con l’alcol. Parliamo di disturbi che spesso passano inosservati perché «sono comportamenti “sotto-soglia”, che non si manifestano con criticità evidenti e tali da generare allarmi in familiari o amici», sottolinea la psicologa.

LO SNODO

Dietro l’apparenza innocua, però, ortoressia, vigoressia e drunkoressia possono nascondere le prime avvisaglie di un disturbo del comportamento alimentare. Lo spartiacque tra quello che è un normale atteggiamento e il disturbo è rappresentato dall’ossessione e dalla compulsione che portano a generare pensieri e a mettere in atto comportamenti che non si riescono a frenare neanche con la volontà. I più colpiti sono gli adolescenti, spesso non pronti a entrare nel mondo degli adulti, sconvolti da molti cambiamenti che non sempre si riescono a controllare. «In questo periodo il corpo si modifica, le emozioni diventano più dirompenti e difficili da gestire, ci si imbatte nel giudizio e nell’accettazione da parte degli altri e ci si scontra con la necessità di prendere decisioni per il futuro – ricorda Medde – Tutto ciò va poi messo in relazione con la sempre maggiore prevalenza nelle nostre vite dei social, che si basano solo sull’aspetto esteriore e sulla percezione che la società ha di noi».

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