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Chi ha ucciso Liliana Resinovich
E poi la morte di Liliana Resinovich: secondo la nuova consulenza è stata uccisa il giorno stesso in cui è scomparsa, probabilmente la mattina stessa, e il corpo è rimasto lì fino al ritrovamento. Il “corpo” di Liliana sta continuando a parlare e le ultima perizia medico-legali fatta dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo e da Vanin, Tambuzzi e Leone, ribalta il caso. A cominciare dal volto di Liliana: «Era attinto da lesioni non solo anteriormente, ma anche alla superficie laterale destra e sinistra. A seguire, poi, la mano destra» si legge. Si parla complessivamente di «quattro poli d’urto (colpi) diversi».
I quattro colpi sul corpo
La relazione, tanto per essere chiari, esclude «un evento accidentale come una caduta» perché «sarebbe necessario che questa fosse avvenuta in maniera rocambolesca, con un rotolamento o un movimento tale da fare urtare il volto più volte contro una superficie piana o ottusa». I quattro poli d’urto, inoltre, «hanno interessato differenti distretti corporei (testa e mano, nonché possibilmente anche altre sedi corporee), con anche più lesioni in un medesimo segmento corporeo, coinvolgendo differenti superfici». Da un punto di vista tecnico, anche considerando soltanto quelle certe, relative «a diversi distretti del capo (fronte sinistra, temporale di destra, labbro di destra e mano destra)” le lesioni sono «da interpretarsi come differenti poli d’urto di una lesività a distribuzione polidistrettuale».
La dinamica dell’omicidio: cosa è il chokehold
Trova conferma anche la dinamica dell’omicidio: sarebbe stato un movimento di iperflessione o iperflessione combinata con forze di rotazione del segmento cervico-toracico», il cosiddetto «chokehold» (shime-waza nel judo). Una manovra semplice e letale se effettuata energicamente. Anche qui la perizia è molto chiara: «Manovra di afferramento da tergo con incavo dell’avambraccio dell’aggressore che avvolge il collo». Combinazione tra movimento e forze «prospettabile in caso di soffocazione esterna diretta con afferramento e compressione almeno di una parte del volto, specie se inserita in un contesto di colluttazione o comunque di movimenti compiuti dalla donna nel tentativo di divincolarsi e di immobilizzare da parte dell’aggressore». Nella minuta corporatura di Liliana questa manovra ha causato la «frattura perimortale alla faccetta articolare superiore sinistra della vertebra toracica T2». Si tratta di una frattura con aspetto perimortale, cioè la lesione è stata prodotta quando l’osso manteneva ancora le sue proprietà elastiche e, dunque, in un momento poco prima o poco dopo il decesso. Cattaneo e gli altri consulenti ricordano che la relazione medico legale firmata nel 2022 da Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli concludeva per «una morte asfittica tipo spazio confinato, ‘plastic bag suffocation’ (Pbs) senza chiara evidenza di azione di terzi». Ma, obiettano, il suicidio con pratica Pbs viene scelta, di solito, da soggetti adulti maschi affetti da depressione o da malattie croniche o terminali, che hanno fissato la busta di plastica al collo con un cordino o altra legatura «elemento presente anche nei casi di Pbs omicidiaria». Ma, rilevano i quattro periti, è rilevante come «in questi scenari c’è l’assenza di qualsivoglia lesione», al contrario di quanto riscontrato su Liliana. E ancora, chi sceglie di morire in questo terribile modo assume prima di morire «sostanze stupefacenti, alcol o farmaci». Un fattore che l’esame tossicologico ha escluso per la Resinovich.
Il luogo del ritrovamento
Su luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Liliana Resinovich «era tutto troppo in ordine» e questo desta «perplessità legate alla conservazione della scena del crimine», è quanto sostiene il medico legale Stefano D’Errico, consulente dell’associazione Penelope che affianca la famiglia di origine della donna, uccisa per strangolamento dopo la scomparsa.
La ricostruzione
Ora secondo le possibili ricostruzioni si ipotizza che, mentre passeggiava, sia stata avvicinata da qualcuno che l’ha invitata o costretta a salire su un mezzo, per poi condurla nel luogo dell’omicidio in un arco temporale non superiore alle quattro ore. I due principali sospettati (non indagati) sono il marito Sebastiano Visintin e l’amante Claudio Sterpin, ma entrambi sostengono di essere innocenti.
Il giallo dei cordini in casa di Liliana
L’amante lancia nuove accuse contro Sebastiano, sostenendo che il corpo sia stato portato nel boschetto la sera prima del ritrovamento, altrimenti sarebbe stato divorato dai cinghiali. Il marito dice che non sapeva neanche che i due fossero amanti: «Io sapevo che Liliana andava a stirare le camice da lui, nulla di più» ha detto qualche giorno fa a Mattino 5. Raggiunto dai giornalisti di Federica Panicucci ieri a Sebastiano vengono chieste delucidazioni circa la presenza in casa di un cordino simile a quello rinvenuto sul cadavere della moglie. «Queste sono cose apparse a Quarto Grado, non so come lo sapessero, non so chi gliel’ha detto, ma di questa cosa non voglio parlarne». E ha poi aggiunto: «Se avessi avuto qualcosa da nascondere avrei fatto sparire tutto», ma la conduttrice gli fa notare che quei cordini in casa sarebbero arrivati in un secondo momento, per cui gli chiede cosa ci facesse uno di quegli oggetti sul corpo di Liliana Resinovich. «Dopo averli trovati sono andato dalla polizia, cos’era? Un autogol?». Il cordino, infatti, potrebbe essere servito all’assassino per sigillare i sacchi neri che avvolgevano il corpo della vittima. Due anni dopo Sebastiano, alle telecamere di Quarto Grado, ha mostrato un cassetto che un tempo conteneva oggetti personali della moglie. Tra questi c’era un gomitolo di spago compatibile con quello ritrovato sulla scena del delitto. Visintin ha raccontato che dopo aver trovato quel materiale in casa sarebbe andato dalla polizia per segnalare lo strano ritrovamento.
Ma allora che cosa è successo davvero quel 14 dicembre? Saranno in studio con federica Sciarelli il fratello Sergio e la cugina Silvia Radin.
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