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NUCLEARE IN LOMBARDIA/ “Mini-reattori sicuri in 4-6 anni, imprese pronte a lavorare in sinergia”

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Il futuro dell’energia è il nucleare. Così la pensa il governo centrale, che ha scelto lo strumento della legge delega per realizzare il suo programma. Così si sta muovendo la Regione Lombardia, che ha attivato tutte le aziende della filiera per prepararsi alla realizzazione delle centrali di nuova generazione.

L’idea che sta prendendo piede, spiega Riccardo Pase, vicepresidente della Commissione Ambiente della Regione Lombardia e responsabile Ambiente per la Lega a livello regionale, è quella di una rete di micro-reattori che possano assicurare un costo dell’energia stabile, non soggetto alla volubilità della situazione geopolitica, permettendo alle aziende di programmare i loro investimenti sulla base di parametri certi. Le prime strutture potrebbero entrare in funzione nei primi anni del 2030.



I costi dell’energia pesano sulle famiglie e sulle aziende: qual è la strada per ridurli?

L’energia nucleare è un’energia sicura, pulita ed economica. È un’energia che utilizzano praticamente tutti gli Stati evoluti, tranne l’Italia o la Germania, che, come alternativa, usa il carbone. Tra l’altro, noi importiamo tra il 16 e il 18% di energia dalla Francia e dalla Svizzera, che usano l’energia nucleare. C’è un’opinione pubblica che ritiene il nucleare pericoloso, magari ricordando situazioni molto particolari come Fukushima e Chernobyl.



Oggi, però, ci sono centrali di terza generazione, e ci avviciniamo alla quarta, che danno garanzie di sicurezza. Stiamo parlando di mini-reattori che possono arrivare a produrre energia fino a 300 megawatt, che possono essere costruiti in officina e poi posizionati. Tre o quattro di questi reattori potrebbero illuminare Roma o Milano.

Ma quanto sono grandi?

Se vengono costruiti in officina, possono essere trasportati in un container. Oggi nei sommergibili nucleari ci sono impianti di questo genere che generano energia. Le dimensioni, quindi, sono ridotte, anche se poi, naturalmente, servono una serie di infrastrutture che devono essere dislocate sul territorio.



Il governo ha un piano per portare il nucleare in Italia, che passa dalla legge delega. Anche la Lombardia si è mossa in questa direzione?

La Regione Lombardia, prima ancora della legge delega, si è accordata con Piemonte e Liguria per mobilitare le realtà industriali del territorio che possano essere utili alla filiera di realizzazione degli impianti. C’è bisogno di aziende preparate, non solo di Ansaldo, che è leader a livello mondiale nel settore e costruisce le centrali in altri Stati europei: serve chi fa superconduttori, chi si occupa di microtecnologie o di impianti di raffreddamento.

Le imprese devono essere pronte, perché quando il nucleare partirà ci dovrà essere una filiera già operativa. Come dichiarato dal presidente Fontana, la Lombardia è interessata a ospitare centrali nucleari. La provocazione di Matteo Salvini è di utilizzarle a Milano: non mi scandalizzo, ne metterei una, due, tre, secondo le esigenze, per ogni grande città, perché questo è il futuro.

Lo scenario, quindi, è quello dei mini-reattori più diffusi?

Così non si dovrebbe dipendere da un unico reattore molto potente con il problema, poi, di trasportare l’energia. Vorrebbe dire costruire nuove reti, nuove palificazioni. Non pensiamo, comunque, che la centrale nucleare debba sostituire tutte le altre realtà: l’idroelettrico della Lombardia rappresenta il 40% di tutto il sistema di fonti rinnovabili italiano, non vogliamo rinunciare a tutto questo. Crediamo che l’energia nucleare rientri nel mix energetico: fotovoltaico ed eolico sono energie pulite e sostenibili, ma quando non c’è il vento o il sole, la centrale può compensare queste mancanze.

Ma questi mini-reattori sono sicuri?

Non è più come una volta, quando c’era un unico sistema di abbattimento. Le centrali di ultima generazione hanno sistemi di sicurezza amplissimi. In caso di incidente, sono in grado, comunque, di contenere le radiazioni al loro interno e di non farle uscire.

Un programma di questo genere quanto tempo ci vuole per realizzarlo?

È stato dato mandato alle aziende di iniziare a sviluppare questo percorso. Oggi i micro-reattori non esistono ancora, ma la tecnologia per realizzarli c’è. La Regione Lombardia ha le aziende pronte per supportare questo programma. Le abbiamo già incontrate e allertate. Per la realizzazione potrebbero volerci dai 4 ai 6 anni. Al di là dei problemi burocratici, nei primi anni del 2030 il sistema potrebbe essere operativo: si potrà accendere, cioè, una centrale nucleare. Tra l’altro, stiamo parlando della tecnologia standard, consolidata da anni, relativa alla fissione, ma il futuro è della fusione, per la quale si lavora alla realizzazione del reattore pilota.

In termini di costi, di quanto si abbatterebbero le bollette con questo nuovo sistema?

Con una produzione di energia propria, che non deve rispondere ai cambiamenti della geopolitica, in caso di guerra tra Russia e Ucraina il prezzo non passerebbe da 6 centesimi a 40. Si otterrebbe una stabilità dei costi. Una centrale nucleare che funziona per 30-50 anni mantiene il prezzo costante. Gli impianti di cui parliamo hanno dei tempi di rientro di circa 30 anni, al termine dei quali si ammortizza l’investimento. Teniamo conto, poi, che la tecnologia che si svilupperà in questo lasso di tempo potrebbe portarci a soluzioni anche molto diverse da quelle attuali.

In che modo le aziende beneficiano di tutto questo?

Chi compra un’azienda o fa un investimento decidendo di aprire una fonderia, saprà, per esempio, che il prezzo dell’energia potrà essere di 10 centesimi al kilowatt. Le imprese potranno seguire i loro piani di ammortamento senza dover fare i conti con costi che variano sensibilmente.

Quali sono i passaggi che ci attendono per realizzare questo piano?

Il governo ha scelto la strada della legge delega, che verrà sviluppata dall’esecutivo, in sinergia tra i ministri competenti, e poi tornerà in Parlamento. Non è un’operazione che si può concludere in qualche settimana: ci vorranno ragionevolmente diversi mesi, se non qualche anno, per completare il percorso. Intanto, però, come sta facendo la Lombardia, le aziende si stanno preparando. Il mandato che dà il governo è proprio questo.

La filiera in Lombardia di quante aziende si compone?

Abbiamo incontrato Ansaldo, Eni, Enel, che con altri operatori sono presenti a livello nazionale e territoriale, dove hanno sviluppato le loro filiere: hanno tutta una serie di aziende controllate che lavorano sul territorio. Abbiamo aperto un tavolo invitando alcune realtà, dopodiché terremo dei tavoli periodici di confronto per mettere in rete le aziende, ognuna con le sue competenze, per lavorare in sinergia. La partita, comunque, a livello regionale è seguita da diversi assessori.

Ci sono delle scadenze da rispettare ora?

Il 14 aprile faremo un convegno importantissimo in Regione Lombardia: ci saranno Salvini, Fontana, importanti stakeholder come il direttore generale di Eni e di Ansaldo. Si parlerà in maniera concreta di nucleare, partendo dalla Lombardia.

(Paolo Rossetti)

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