la piazza di Michele Serra è il peggio di politici, lobbisti, giornalisti e intellettuali italiani

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Alla manifestazione convocata da Michele Serra e patrocinata dal gruppo Elkann di Repubblica un misto di interessi aziendali e false scuse per giustificare il riarmo europeo voluto da Ursula

La piazza convocata da Michele Serra, ovviamente sotto l’alto patrocinio del quotidiano della famiglia Elkann Agnelli, sta mostrando tutto il peggio di gran parte dei politici, dei giornalisti, e degli intellettuali del nostro paese. Qual è il fatto? Che i principali governi europei e la burocrazia UE intendono spendere 800 miliardi per un colossale riarmo. Lo scopo di questo folle programma è di mostrare i muscoli alla Russia e anche alla Cina, almeno secondo le dichiarazioni della rappresentante della politica estera UE, Kallas.

Ursula von der Leyen proclama che sia giunta l’ora del coraggio, la fine delle illusioni sulla pace. Le fanno eco il capo del governo polacco Tusk, che prevede la guerra alla Russia per i prossimi anni, il nuovo presidente del Consiglio della Germania Merz, che oltre al riarmo convenzionale vuole quello nucleare, e infine Macron, che con il suo collega britannico Starmer offre bombe atomiche come se fossero cioccolatini. Assieme ad essi gran parte delle famiglie politiche liberal-democratiche europee che sostengono la cosiddetta “maggioranza Ursula”, compresi i socialdemocratici, felici di rinverdire i loro fasti del 1914, quando in tutta Europa tranne che in Italia, approvarono la guerra. Tutta la UE esalta la sua indipendenza da Trump, mentre in realtà sta obbedendo alla più brutale imposizione del presidente Usa: pagate voi le armi della Nato.

L’ Unione Europea, che ha distrutto la Grecia con i memorandum di austerità stilati da Mario Draghi, che ha imposto i tagli alle pensioni, alla sanità, ai servizi pubblici, al salario e ai diritti del lavoro, tutto nel nome del rigore di bilancio, ora improvvisamente annuncia che quel rigore non ci sarà più. Ma, sia ben chiaro, esclusivamente per le armi. Per i carri armati, i missili e i bombardieri la spesa sarà libera, mentre per gli ospedali, le scuole, le prestazione dello stato sociale, i salari l’austerità sarà più rigida di prima. Un programma che sembra uscito dalle caricature antimilitariste dei primi del Novecento: maggiori profitti per i produttori di armi, maggiore miseria per la gran parte della popolazione. La distruzione della migliore civiltà europea nel nome della guerra di civiltà. Tragedia e farsa sono poi inestricabilmente connesse nella politica italiana.

Meloni, Tajani, Prodi, Gentiloni, Calenda sono tutti d’accordo con il riarmo, ma fanno finta di avere ragioni diverse o opposte. Salvini è contro, ma sta al governo con chi è a favore, Conte e Schlein pure sono contro, ma la seconda ha mezzo partito a favore e già annuncia chiarimenti, mentre il primo è ancora alleato della seconda. Fratoianni e Bonelli si proclamano ultrapacifisti e poi stanno con tutti. E infine c’è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, guai a criticarlo, che è chiaramente schierato con il riarmo di Ursula von der Leyen e contro un compromesso di pace in Ucraina, forse in memoria di quando era vice di quel governo D’Alema che fece partecipare l’Italia al bombardamento di Belgrado. A tutto questo si aggiungono su giornali e televisioni gli scatenati intellettuali “progressisti”, che parlano di onore e coraggio guerriero come D’Annunzio e Marinetti nel 1915. Mentre il segretario della Cgil, che fu guidata da Di Vittorio, oggi porta la sua organizzazione alla manifestazione promossa dal quotidiano dei maggiori azionisti di Stellantis. E sia lungi da noi il sospetto che tanto ardore europeista de La Repubblica sia solleticato dall’interesse del suo padrone per le tante commesse militari che si annunciano.

Sotto la bandiera blu scenderanno in piazza assieme le peggiori ipocrisie e menzogne liberal-democratiche. Quelle di chi proclama la guerra, ma vuole che la facciano gli altri, quelle di chi esalta la democrazia, ma è disposto a tutto se la democrazia non va come vorrebbe, quelle di chi vuole il riarmo, ma dà la colpa di esso al nemico; e infine quelle di chi a parole respinge armi e guerra, ma scende in piazza a fianco dei guerrafondai liberali. Finti pacifisti e azionisti di Leonardo sotto la stessa bandiera.- A questa manifestazione guerrafondaia dell’estremismo di centro parteciperanno politici e sindacalisti che si proclamano fieramente di sinistra e che magari il giorno dopo riprenderanno a rivendicare pace e lavoro. Così questa manifestazione procurerà altri danni alla fragile democrazia italiana, aumentando la confusione e il trasformismo che la stanno distruggendo.

La manifestazione organizzata da La Repubblica rafforzerà la destra in tutte le sue versioni, da quella esplicitamente guerrafondaia a quella che finge di opporsi al riarmo. E soprattutto sarà una manifestazione che Ursula von der Leyen userà come sostegno popolare al suo piano di riarmo, che verrà varato la prossima settimana. Per queste ragioni è un dovere politico e morale fare altro. Per fortuna il 15 marzo a Roma ci sarà un’altra piazza, quella di chi rifiuta davvero la guerra, il riarmo e l’economia di guerra. Quella di chi non ha rimosso il genocidio in corso in Palestina, che Israele può compiere solo per la complicità dei governanti della UE e degli USA. A Roma ci sarà la piazza di chi ricorda ancora Sandro Pertini che chiedeva che si svuotassero gli arsenali e si riempissero i granai. E questo oggi vuol dire: giù le armi e su i salari. A Roma ci sarà un’altra piazza e non sarà solo contro il riarmo e la guerra, ma per dire basta al degrado della democrazia per viltà e opportunismo. Per dire basta quella minoranza potente e prepotente che ha sempre portato l’Italia in avventure e disastri.
Ci vediamo a Roma il 15 marzo in piazza Barberini.



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