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Sono passati ormai oltre nove mesi dalla scomparsa di Philippe Pomone, il cittadino francese giunto poco più di un anno e mezzo fa in Abruzzo, tra Atessa e Casalbordino. Mesi di angoscia e preoccupazione per i figli Yann e Claire che sono tornati da Francia e Canada per cercare il padre. Ricerche in cui è tenacemente impegnata la sezione abruzzese di Penelope con in prima linea la responsabile per la provincia di Chieti e criminologa Maria Elena Cutracci e la presidente regionale Alessia Natali.
Lo scorso 29 settembre Penelope ha organizzato anche una giornata di ricerche, presente Yann Pomone, tra Contrada Pili ad Atessa e Contrada Vidorni a Casalbordino. Tre giorni prima, ma l’associazione e la famiglia ne hanno avuto notizia solo in questi giorni, la procura di Lanciano ha archiviato il fascicolo.
Fascicolo che era stato iscritto nel registro degli “atti non costituenti notizie di reato” (modello 45) dopo la prima denuncia di scomparsa da parte del figlio di Philippe Pomone, Yann, e dell’associazione Penelope. Associazione, hanno sottolineato i figli ai microfoni della TGR-RAI Abruzzo, è stata l’unica in questi mesi ad impegnarsi nelle ricerche. Yann e Claire Pomone sono pronti a presentare una nuova denuncia per la scomparsa del padre e hanno dichiarato, sempre ai microfoni della TGR RAI Abruzzo, che temono qualcuno «potrebbe avergli fatto del male».
Lo scorso 22 novembre Fabrizio Franceschelli, inviato della trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?» condotta da Federica Sciarelli su Rai3, ha ricostruito gli ultimi movimenti noti di Philippe Pomone nei giorni immediatamente precedenti la scomparsa e negli ultimi mesi prima della stessa.
«Dopo la rottura con Nathalie dall’estratto conto di Pomone si nota una assidua frequentazione di alberghi e ristoranti e la consultazione di “siti di incontri”, un link lo invia anche ad un amico ad Arsita. Tutto questo può avere un collegamento con la sua scomparsa? Cosa può essere accaduto? – abbiamo riportato nel nostro articolo dello scorso 2 dicembre in cui è ricostruito quanto emerso nella puntata di «Chi l’ha visto?» del 22 novembre scorso – Ulteriori interrogativi posti da Franceschelli in chiusura del servizio. Una sorpresa è apparsa nei giorni precedenti la messa in onda della puntata di “Chi l’ha visto?”: dieci giorni dopo la presunta scomparsa c’è una recensione online – firmata Philippe – all’Hotel Explanade di Pescara. È lui o è un omonimo? I documenti di Philippe Pomone sono rimasti nella sua casa ad Atessa, quindi in caso di incidente può essere difficile l’identificazione».
«Eppur son convinta che qualcuno sa, ma non parla» scrisse Alessia Natali condividendo su facebook il post di “Chi l’ha visto?” sulla puntata.
Una delle nostre prime inchieste, iniziata a gennaio 2020 e portata sempre avanti in questi quattro anni, è sul mondo dello sfruttamento della prostituzione, del racket della schiavitù sessuale che è fin troppo presente ed alimentato in tutto l’Abruzzo. Un racket che coinvolge anche minorenni, ragazze sempre più piccole, e che col passare dei decenni ha trovato praterie sconfinate sul web. Senza mai abbandonare, anzi, i tradizionali luoghi dal tronto al trigno.
Dall’alba del XXI secolo ad oggi si è passati sempre più dagli annunci sui giornali cartacei al dilagare di annunci online. Ovunque, dai portali appositi (sul principale sito italiano di escorting sono centinaia i riferimenti a molti comuni abruzzesi) a canali telegram, pagine facebook ed altre. Pomone, riporta Franceschelli, consultava con una certa frequenza “siti di incontri” ed inviò un link anche ad un amico di Arsita.
Chi ha incontrato in quei mesi Philippe Pomone e in ristoranti ed alberghi che frequentava, più o meno assiduamente, ha incontrato qualcuna/o? Chi ha incrociato la strada della vita di Pomone in quel ventre oscuro che è il mondo dello sfruttamento della prostituzione online? Chi e cosa ha visto, incontrato, frequentato il francese in quel mondo? Tutto questo può avere un collegamento con la sua scomparsa? È l’interrogativo posto da Fabrizio Franceschelli nell’inchiesta di «Chi l’ha visto?» e che rilanciamo ancora una volta. Insieme agli appelli di Alessia Natali e Penelope Abruzzo e del figlio a chiunque può aver visto o ha informazioni che possono essere utili alle indagini.
L’8 marzo è stato l’ottavo anniversario della scomparsa da Moscufo di Giovina Mariano, detta Gioia. «Il giallo della scomparsa di Giovina Mariano: “Non è andata via volontariamente”. Dopo gli appelli dei cugini a “Chi l’ha visto?” e l’impegno di Penelope, la procura di Pescara ha aperto un’inchiesta per omicidio contro ignoti. L’ultima volta sarebbe stata vista a Moscufo, dove viveva da sola, l’8marzo 2017. Qualcuno le ha fatto del male?» è la didascalia del post sulla pagina facebook di «Chi l’ha visto?» in occasione dell’anniversario. Questo il testo del post di Alessia Natali, presidente di Penelope Abruzzo, in cui ha condiviso la pubblicazione della trasmissione televisiva:
«La Procura di Pescara a distanza di 4 anni dall’apertura del fascicolo con una ipotesi di reato a carico di ignoti, non ancora comunica all’avv. Anzivino, legale di Renato e Sonia cugini di Gioia, la proposta di archiviazione a seguito delle indagini espletate.
Nel mese di febbraio, dopo una verifica, abbiamo riscontrato che tutto in questi ultimi anni è rimasto invariato.
Ieri l’ottavo anniversario della sua scomparsa.
Perchè tutto si è fermato? Ma si sono realmente fermate le indagini o stanno ancora cercando chi ha ucciso Gioia?
Nel frattempo, lo scorso anno è venuto a mancare il fratello di Gioia…
Sonia e Renato continuano a non avere le risposte che cercano.
” LA GIUSTIZIA E’ UGUALE PER TUTTI” ci sarà GIUSTIZIA per lei?»
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