A Pomezia è stato confermato lo stop all’ampliamento e frazionamento di tre edifici che era stato richiesto da un costruttore edile: i lavori sono stati confermati dal Tribunale che conferma “Quello non è Piano Casa”.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio ha respinto il ricorso di una società immobiliare che chiedeva l’ampliamento di tre edifici (un compendio immobiliare) a Pomezia.
L’intervento era stato presentato come parte delle misure previste dal “Piano Casa” della Regione Lazio, ma i giudici hanno stabilito che non rientra nei requisiti di tale normativa.
Pomezia, Comune e Tribunale fermano il costruttore
La controversia è nata a seguito del diniego, da parte del Comune di Pomezia, di una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) presentata nel 2017.
La richiesta mirava ad ottenere un ampliamento volumetrico dei tre edifici situati in Via delle Vittorie, giustificandolo con interventi di riqualificazione energetica e coibentazione delle murature esterne.
Tuttavia, il Comune di Pomezia aveva rigettato l’istanza, sostenendo che gli interventi proposti non configuravano un ampliamento effettivo secondo la normativa sul Piano Casa, ma solo un adeguamento tecnico non qualificabile come incremento volumetrico.
Pomezia, lavori bloccati, niente ampliamento di 3 edifici
Il Tar del lazio ha confermato la correttezza dell’operato del Comune di Pomezia, evidenziando due aspetti principali.
1) Assenza di ampliamento effettivo.
La SCIA presentata si basava su interventi di coibentazione e riqualificazione energetica, che non possono essere considerati come ampliamenti volumetrici ai sensi dell’articolo 3 della legge regionale n. 21 del 2009 (“Piano Casa”).
Secondo la normativa, solo gli ampliamenti che superano determinate soglie e rispettano precise condizioni possono beneficiare delle deroghe previste.
2) Incompatibilità con la normativa regionale.
Il maggior spessore delle murature esterne dovuto alla coibentazione è escluso dal calcolo dell’indice di fabbricabilità secondo l’articolo 12 della legge regionale n. 6 del 2008, che disciplina interventi di bioedilizia e architettura sostenibile.
Questo implica che tali opere non producono un incremento volumetrico autonomo e non possono essere ricondotte al Piano Casa.
Il Tar del Lazio conferma le decisioni del Comune di Pomezia
Il Tribunale ha ritenuto infondato il ricorso del costruttore, osservando che la SCIA si limitava a interventi tecnici, senza configurare un ampliamento significativo come richiesto dalla normativa regionale.
La relazione tecnica allegata alla SCIA confermava che gli interventi erano finalizzati principalmente alla riqualificazione energetica, con un’espansione volumetrica limitata e strumentale agli adeguamenti tecnici.
Pertanto, non erano soddisfatte le condizioni per accedere ai benefici del Piano Casa.
Inoltre, il TAR ha sottolineato che il Comune aveva chiarito sin dal preavviso di rigetto i motivi ostativi all’accoglimento della richiesta, rendendo espliciti i riferimenti normativi e le incompatibilità degli interventi proposti.
Le osservazioni successive della società ricorrente non hanno superato tali ostacoli, confermando la legittimità del diniego.
Implicazioni per il settore edilizio
La sentenza ribadisce l’importanza di rispettare rigorosamente i requisiti del Piano Casa, che consente ampliamenti edilizi solo in presenza di specifiche condizioni.
Gli interventi di riqualificazione energetica, pur incentivati da altre normative, non possono essere utilizzati come pretesto per ottenere incrementi volumetrici al di fuori dei limiti previsti.
Questo pronunciamento rappresenta un richiamo per operatori e amministrazioni locali sulla necessità di una corretta interpretazione delle norme edilizie.
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