hotspot in Paesi terzi ed espulsioni valide in titta l’Ue

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Decreti di espulsione validi in tutta Europa (con conseguente divieto di ingresso nel territorio) e centri per il rimpatrio in Paesi extra-Ue. La Commissione mette a punto la sua stretta in materia di rimpatri, l’ultimo tassello mancante per completare la normativa sulla migrazione e l’asilo entrata in vigore un anno fa. Il commissario agli Affari interni e alla migrazione, l’austriaco Magnus Brunner, alzerà il velo sulla proposta di regolamento domani da Strasburgo – in concomitanza con la sessione plenaria mensile del Parlamento europeo -, nel 100esimo giorno di mandato. A dimostrazione che si tratta di una priorità assoluta della sua seconda presidenza, ha rivendicato Ursula von der Leyen nella conferenza stampa per tracciare il bilancio dei primi tre mesi di euro-governo: «Vogliamo istituire un sistema comune per i rimpatri proponendo regole più semplici e chiare, che prevenga le fughe e faciliti i rimpatri di cittadini di Paesi terzi senza diritto di rimanere nell’Ue». Quanto al contenuto, von der Leyen ha anticipato che al centro del nuovo provvedimento ci sarà la creazione di un “ordine di rimpatrio europeo” e il riconoscimento reciproco delle decisioni tra i 27 Stati Ue.

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SISTEMA CONDIVISO

Oggi, infatti, i Paesi Ue non hanno un sistema condiviso per la gestione delle espulsioni: una persona migrante che ha ricevuto un decreto di rimpatrio può, una volta esauriti i ricorsi, trasferirsi in un altro Paese e ricominciare da zero il processo. Con il giro di vite che l’esecutivo Ue si appresta a varare, invece, lo Stato in cui si trova il richiedente asilo a carico del quale esiste già una decisione di espulsione potrà direttamente eseguirla. «Coloro che saranno rimpatriati forzatamente riceveranno un divieto di ingresso nell’Ue – ha aggiunto von der Leyen -. E saremo più rigorosi nei casi di (persone che rappresentano, ndr) rischi per la sicurezza. Saremo assertivi, ma ci assicureremo anche di agire nel pieno rispetto dei nostri obblighi secondo il diritto internazionale e i diritti fondamentali». Per chi è in attesa di rimpatrio, inoltre, si introdurranno «obblighi di cooperazione» (così Brunner) e «precise conseguenze» se vi si sottrarranno.

Secondo quanto si apprende a Bruxelles da fonti vicine al dossier, infine, nel regolamento sui rimpatri dovrebbe anche essere confermata la possibilità per gli Stati di concludere intese con Paesi terzi per aprire, in territorio extra-Ue, degli hub di rimpatrio, centri cioè di detenzione (Cpr, nell’acronimo italiano) per persone che hanno già ricevuto un ordine di espulsione in attesa che lo stesso venga eseguito. Si tratta di una delle “soluzioni innovative” su cui si era registrata ampia convergenza tra i governi, contestata dalle ong che temono prigionie dalla durata indefinita. Attualmente, la normativa Ue vieta di inviare persone migranti contro la loro volontà in Stati con cui non hanno alcun legame. Per questo, funzionale alla svolta legislativa è l’aggiornamento della definizione di “Paese terzo sicuro”, cioè quello, extra-Ue, in cui, in sostanza, è possibile deportare chi ha avuto la domanda d’asilo rigettata e, quindi, aprire i nuovi Cpr. La revisione del concetto non arriverà domani, ma a stretto giro – ha assicurato Brunner – e sarà anticipata rispetto all’iniziale scadenza di giugno 2025 poiché dovrà muoversi «di pari passo» con la nuova normativa sui rimpatri. Ciò riguarda il perimetro della nozione giuridica; l’effettiva adozione della lista di quelli che Bruxelles ritiene “Paesi terzi sicuri”, invece, dovrà per ora aspettare. «Negli Stati Ue, oggi, solo un migrante irregolare su cinque tra quelli che dovrebbero essere rimpatriati viene effettivamente espulso – aveva premesso Brunner mercoledì scorso, al termine della riunione del Consiglio Affari Interni -. In generale, quando a persone che non hanno il diritto di rimanere si permette di restare nell’Ue, l’intero sistema dell’asilo viene minato. Bisogna agire in un quadro di regole, altrimenti si rischia di erodere il sostegno pubblico per una società aperta e tollerante».

ADOTTATA DA TUTTI

Il testo in arrivo sostituirà una vecchia direttiva del 2008 e avrà, stavolta, forma di regolamento: ciò significa che, dopo il negoziato con l’Europarlamento e con i governi riuniti nel Consiglio, la disciplina che entrerà in vigore sarà automaticamente e uniformemente applicabile in tutta l’Unione, senza necessità per gli Stati di recepirla nei 27 ordinamenti nazionali.

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