Vivo la condizione di donna caregiver da 26 anni: spero che il lavoro di cura venga riconosciuto

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Festeggio i miei 53 anni giusto lā€™8 marzo, in occasione della giornata in cui si festeggiano le donne.

Reduce da problemi di salute piuttosto seri e dalla difficoltĆ  di gestirli per la loro incompatibilitĆ  con il mio ruolo di caregiver, rivolgo il pensiero alle tantissime donne che accudiscono i propri figli o congiunti per tantissimi anni, a volte per tutta la vita. Mi torna alla memoria una ragazza disabile, il cui padre mi contattĆ² anni fa per un aiuto nella riorganizzazione della gestione della vita di questa giovane affetta dalla nascita da paralisi cerebrale infantile. Come mia figlia Diletta. I figli degli errori e degli inconvenienti indimostrabili, perchĆ© ĆØ rarissimo che si leggano sentenze che riconoscano queste crude realtĆ .

Al dramma della disabilitĆ  gravissima si sommano fattori psicologici e sociali pesantissimi.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

La mamma di questa giovane morƬ una mattina mentre accudiva la propria figlia. Si accasciĆ² su di lei senza vita e rimasero cosƬ per ore, fin quando i fratelli non rientrarono a casa e non trovarono la sorella immobile e gelida per non aver bevuto, mangiato e prese le terapie. Su di lei la mamma senza vita. Non ne ha parlato nessuno di questa morte sconvolgente. Una donna, una madre, che ha speso la sua vita cosƬ e che ha lasciato questo mondo con lo schiaffo violento di quella indifferenza sociale che ci travolge. Dopo un anno, quella giovane finƬ in un istituto. E dopo tre anni morƬ. PerchĆ© questi figli vivono nella luce di chi si dona loro.

Ci sono anche padri, mariti, fratelli e sono parimenti essenziali. Ma i numeri parlano chiaro. Sono le donne che rimangono incagliate nella misura accudente senza avere nessun potere reale di scelta. Siamo le madri, le mogli, le figlie: chi altri se non noi? Private dei diritti fondamentali senza scusa e senza un grazie. Si perde il diritto di esprimere la propria volontĆ , quello di lavorare, quello di uscire, quello di farsi la doccia quando si ha voglia, quello di mettersi in gioco o addirittura di curarsi. Si stringono legami affettivi con dipendenze tossiche da farmaci, cibo e molto altro, perchĆ© nel girone della resilienza quel male inguaribile che si spaccia come condizione a volte costringe la donna, la mamma, la moglie, la caregiver a ingoiare le lacrime e ad accettare lā€™impotenza di poter solo accudire ma non curare.

Lo vivo sulla pelle da 26 anni. Nulla logora piĆ¹ di dover assistere una condizione di dolore che non si puĆ² alleviare. Nulla puĆ² ferire di piĆ¹ di massaggiare piedi ormai storti dal non camminare mai. I soldi scarseggiano, la solitudine dilaga e quel pozzo nero inghiotte tutto. La donna resiste con la ribellione di quei meravigliosi piumini gialli della pianta che ci hanno assegnata. Non fiori ma un colore di vita vera che muove al vento, cade, vola e si trasforma in una danza ribelle, un poā€™ come la nostra. Sgranchiamo le nostre schiene rovinate, gestiamo i troppi chili o le troppe ossa, evadiamo sui social ma principalmente sempre con lā€™occhio attento alla nuova cura da provare, alla nuova strada da perseguire e intanto la nostra vita scorre. Ci impongono di giurare il bene e il giusto quando i nostri figli compiono i 18 anni e diventiamo i loro amministratori. Lā€™insulto piĆ¹ grave per una madre che fino al giorno prima tutti hanno ignorato e che dal giorno dopo viene indagata e controllata come un nemico che deve rendicontare le spese del figlio a cui dĆ  la propria vita in ogni istante con un amore che chi non ci passa non potrĆ  mai percepire fino in fondo.

Lā€™8 marzo si festeggia la donna e ricordando lā€™attribuzione storica di questa celebrazione a una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dellā€™industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise in un incendio, ĆØ giusto ricordare le battaglie quotidiane che moltissime donne portano avanti. La cura di un nostro congiunto, impegno gravoso che si porta avanti anche per decenni, priva la donna di ogni diritto sociale. Non avrĆ  una pensione, non potrĆ  avere ferie, permessi, malattie, non avrĆ  un supporto psicologico e una rete di servizi adeguata. ViaggerĆ  sola nella tempesta proteggendo chi dipenderĆ  per sempre dalla sua forza. E lo Stato? Responsabile di non riconoscere a questo ruolo nessuna veritĆ , ignaro del mare di ingiustizie che infligge con le sue normative, ritardi e regole che raramente tengono conto di questa veritĆ , cosa fa?

Auguro a noi donne di poter festeggiare ognuna dal fortino che ha dovuto costruire, ognuna sorridendo allā€™altra, ognuna consapevole che il male ĆØ immenso ma la nostra forza ĆØ piĆ¹ grande. E se in questo Stato le donne che rappresentano la forza istituzionale davvero volessero distinguersi, dovrebbero riconoscere le donne caregiver come risorsa pubblica a carico delle pari opportunitĆ  sociali.

Auspico che finalmente chi dedica la vita alla cura esonerando e agevolando uno Stato assente e carente e spesso non adeguato sia riconosciuta da una norma che tuteli i diritti e che riconosca delle garanzie sociali a donne che alla morte dei propri cari si troveranno sotto la soglia di povertĆ . Senza neanche una sorta di reversibilitĆ  o di pensione anche dopo aver svolto lavoro di cura per 30, 40 o 50 anni e oltre. Auguri a noi donne.



Source link

***** lā€™articolo pubblicato ĆØ ritenuto affidabile e di qualitĆ *****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Source link