Secondo un nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), la domanda di elettricità è aumentata del 4,3% nel 2024. La crescita sfiorerà il 4% annuo fino al 2027.
A trainare la domanda sono i data center, in particolare quelli necessari per alimentare l’intelligenza artificiale che si sta diffondendo ovunque. Queste tecnologie stanno assorbendo più energia dalla rete, ma in realtà questi consumi sono solo una frazione di una storia molto più complessa.
“È un dato di fatto che c’è una domanda crescente di energia”, commenta Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, “il fatto che ci sia una domanda crescente di energia, non generata da fonti rinnovabili, è un altro dato di fatto, nel senso che la curva di crescita di richiesta di energia è più ripida della curva di crescita dell’utilizzo delle rinnovabili”.
Ecco lo stato dell’andamento dell’elettricità globale nel 2025 e le prospettive future, a partire dal ruolo dell’AI e del nucleare, anche in Italia dove le bollette elettriche stanno mettendo in ginocchio settori industriali e famiglie. Dal 2019 al 2024, i prezzi dell’energia elettrica in Italia sono aumentati del 107%, mentre in Francia l’incremento è stato del 39% e in Spagna del 32%.
Boom della domanda di elettricità: i fattori in gioco
Comprendere il motivo della crescita della domanda di elettricità è complicato, perché i fattori in gioco sono molti. Gran parte dell’aumento proviene da Cina, India e Sud-Est asiatico. L’aria condizionata, i veicoli elettrici e le fabbriche svolgono un ruolo importante. E naturalmente a trainare la domanda sono anche i data center, molto energivori quando servono al funzionamento dell’AI.
“Ma il problema non è l’intelligenza artificiale”, spiega Stefano Epifani, “infatti la grande crescita della domanda energetica solo parzialmente dipende dalla tecnologia: in realtà il problema è la crescita dei modelli di consumi dei grandi Paesi emeregenti, in realtà abbondantemente emersi”.
Cina, India e Sud-est asiatico: chi consuma più elettricità
Da qui al 2027 circa l’85% della crescita della domanda di elettricità dovrebbe provenire dalle economie emergenti e in via di sviluppo.
Già un anno fa, la Cina deteneva, da sola, oltre la metà della crescita della domanda globale di elettricità.
In Cina l’impatto dei singoli settori è impressionante. Per esempio, nel 2024, circa 300 terawattora di elettricità sono stati utilizzati solo per produrre moduli solari, batterie e veicoli elettrici. Si tratta di una quantità di elettricità pari a quella consumata dall’Italia in un anno. E questo settore è in rapida crescita, come si evince dalla scalata della cinese Byd nel mercato automobilistico.
Il boom dell’industria pesante, l’aumento del numero di condizionatori d’aria, a causa dei cambiamenti climatici, e il robusto mercato dei veicoli elettrici generano la domanda di energia elettrica in Cina.
Ma anche l’India e il Sud-Est asiatico registreranno un aumento della domanda superiore alla media, grazie alla crescita economica e alla maggiore adozione di condizionatori d’aria.
E c’è ancora spazio per un incremento della domanda elettrica, dal momento che 600 milioni di persone in Africa non hanno ancora accesso a un’elettricità affidabile. Ma la crescita economica del continente farà sì che milioni di nuovi utenti chiederanno di allacciarsi alla rete elettrica.
Il ruolo dei data center nell’aumento di domanda eletrica
I data center, oggi sul banco degli imputanti, rappresentano invece uno dei fattori minori a livello globale, anche se è innegabile che anch’essi giocano un ruolo.
Secondo un’altra proiezione dell’AIE pubblicata l’anno scorso, i data center dovrebbero rappresentare meno del 10% della crescita della domanda globale di elettricità da qui al 2030. La percentuale è dunque inferiore alla crescita prospettata per altri fattori come i veicoli elettrici, i condizionatori d’aria e l’industria pesante.
Tuttavia i centri di elaborazione dati rappresentano un elemento importante per determinare il boom di domanda elettrica, nelle economie avanzate come gli Stati Uniti e molti Paesi europei. Negli ultimi 15 anni, questi Paesi hanno registrato una domanda di elettricità piatta o in calo, in parte a causa dei miglioramenti dell’efficienza energetica. I data center stanno invece invertendo questa tendenza.
L’esempio degli Usa
Mit Technology Review prende l’esempio degli Stati Uniti. Il rapporto dell’AIE fa riferimento ad altre ricerche che dimostrano che i dieci Stati che ospitano la maggiore crescita di data center hanno registrato un aumento del 10% della domanda di elettricità tra il 2019 e il 2023. Negli altri 40 Stati la domanda è invece diminuita di circa il 3% nello stesso periodo.
In realtà, nessuno sa con certezza cosa accadrà in futuro ai data center, in particolare a quelli necessari per gestire l’intelligenza artificiale, sempre più utile in sanità, ricerca scientifica e nelle aziende. Le proiezioni variano molto e sarebbero sufficienti piccoli cambiamenti per alterare drasticamente la quantità di energia necessaria per questa tecnologia. Basta vedere il caso DeepSeek che ha dimostrato che si può fare AI senza eccessivi consumi energetici.
La Cina nella corsa per l’AI
Un aspetto interessante riguarda ancora una volta la Cina dove i data center potrebbero diventare un’altra fonte di crescita della domanda di elettricità in futuro, con una domanda che si stima raddoppierà tra oggi e il 2027 (anche se sono previsioni incerte su cui pesano tante incognite).
Cina e Stati Uniti sono entrambi forti consumatori di combustibili fossili, che generano circa il 60% del mix elettrico di ciascun Paese.
L’impatto dell’aumento della domanda elettrica sui cambiamenti climatici
L’incremento della domanda di elettricità può rappresentare un fattore positivo per il nostro clima, secondo la logica che elettrificare il più possibile aiuta a decarbonizzare.
L’utilizzo di una pompa di calore invece di un sistema di riscaldamento a gas naturale può contribuire a ridurre le emissioni, anche se il suo uso aumenta la domanda di elettricità.
Ma, quando cresce in maniera rilevante la domanda sulla rete elettrica, è importante ricordare che in molti luoghi del mondo, Italia in prima fila, essa è ancora largamente dipendente dai combustibili fossili.
La buona novella è che l’espansione delle fonti di energia elettrica rinnovabili e a basse emissioni riesce a coprire la crescita della domanda. Basta vedere come la Germania sta affrontando la transizione energetica con le rinnovabili. La Germania ha infatti raggiunto il 62,7% di energie rinnovabili nel mix elettrico del 2024, grazie al contributo del 14% di solare. Secondo l’Istituto Fraunhofer per i sistemi di energia solare (Fraunhofer ISE), il Paese europeo ha prodotto l’anno scorso 72,2 TWh di energia solare, pari al 14% della produzione totale di elettricità.
La rapida diffusione dell’energia solare contribuisce da sola a coprire metà della crescita della domanda prevista fino al 2027.
Anche l’energia nucleare dovrebbe raggiungere presto nuovi traguardi, con la ripresa in Francia, il riavvio in Giappone e i nuovi reattori in Cina e India che andranno a rafforzare l’industria globale.
Domanda elettrica e ruolo del nucleare
Il ricorso alle fonti rinnovabili per soddisfare la domanda di elettricità non elimina purtroppo l’uso dei combustibili fossili per generare elettricità.
Le centrali a carbone e a gas naturale esistenti, pur in dismissione quelle a carbone in molte aree del mondo, continuano a funzionare ovunque. Per ridurre le emissioni, le fonti a basso contenuto di carbonio devono crescere abbastanza velocemente non solo per soddisfare la nuova domanda, ma anche per sostituire le fonti esistenti più inquinanti.
Ma qui rientra nella partita l’energia nucleare, che ha coperto la produzione mondiale elettrica per il 17,2% nel 1996 (il massimo raggiunto), per dimezzarsi a poco più della metà, 9,2% nel 2024.
Ma, secondo alcuni esperti, sarà proprio l’AI a trainare la ripresa del nucleare. Infatti, la Francia, che copre il 65% del fabbisogno col nucleare (e che vanta le bollette più basse d’Europa), si pone come il maggior investitore in AI, avendo energia elettrica low-cost con cui alimentare i data center.
“Quindi il fatto che serva il nucleare non è un’ipotesi, ma una certezza“, conferma il professor Epifani, “Paesi come l’Italia (che hanno rinunciato al nucleare, ndr) devono solo decidere se tornare al nucleare o se comprare fuori l’energia nucleare (come già facciamo da decenni con la Francia, ndr)”.
Gli Usa sono attualmente il Paese che consuma più energia elettrica e che produce il maggior numero di emissioni di gas serra, responsabili del cambiamento climatico. La domanda di elettricità statunitense è diminuita dell’1,8% nel 2023, ma è tornata a crescere nel 2024 e ora si prevede una crescita media di circa il 2% all’anno fino al 2027, l’equivalente della domanda totale di elettricità della California in tre anni.
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I data center
I data center stanno trainando questa tendenza e le aziende stanno pianificando la costruzione non solo di nuove infrastrutture per il gas, ma anche lo sviluppo di nuovi reattori nucleari per soddisfare la crescente domanda dei data center. L’intelligenza artificiale generativa ha anche aumentato la domanda di semiconduttori e si prevede che la produzione di chip consumerà sempre più elettricità negli Usa.
“L’intelligenza artificiale è cruciale e non bisogna aspettare che impatti di meno per sfruttarne le potenzialità”, avverte Stefano Epifani, “anche se si deve lavorare per modelli di AI meno energivori”.
Anche se il presidente Donald Trump ha firmato per l’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi, e il suo mantra energetico è “Drill, baby, drill” (pro trivelle), allo stesso tempo vuole rendere gli Usa la capitale mondiale dell’AI.
Capitolo Italia: le imprese sempre più a favore del nucleare
Secondo il Centro studi di Unimpresa, il nuovo nucleare, attraverso gli Small Modular Reactor (SMR) e gli Advanced Modular Reactor (AMR), potrebbe avere un impatto economico superiore alla soglia dei 50 miliardi di euro per l’Italia, pari al 2,5% del Pil, a partire dalla creazione di 117.000 di nuovi posti di lavoro.
Le aziende energivore (chimica, acciaio e ceramica) potrebbero contare su riduzione del costo dell’energia fino al 30%. Invece le Pmi, che oggi sostengono tariffe superiori del 20% rispetto alla media europea, potrebbero sfruttare il nuovo nucleare per ottenere più stabilità nei costi operative ed aumentare la competitività con le aziende straniere.
“I datacenter le applicazione di AI costituiscono, tra le altre cose, un
settore energivoro nuovo, molto ‘alla moda’”, commenta commenta Giuseppe Zollino, Professore di Tecnica ed economia dell’energia all’Università di Padova e Responsabile energia e ambiente di Azione, “sul quale sono attesi nei prossimi anni ingenti investimenti; insomma, una sorta di anomalia tra gli energivori, che vengono talvolta ingiustamente visti come un’eredità del passato, che tutto sommato sarebbe meglio delocalizzare. Il presidente francese, Macron, ha parlato
recentemente di 200 miliardi di nuovi investimenti privati nel suo Paese, dove già sono concentrati la maggior parte di quelli in UE.
Non è una sorpresa, dal momento che la Francia può contare su 80 Terawattora di elettricità, continua e pulita, prodotta dalle sue centrali nucleari, in eccesso rispetto all’attuale domanda interna.
Elettricità che oggi è venduta a italiani, tedeschi e britannici, e che in futuro potrebbe essere ceduta – a un prezzo dell’ordine dei 45 euro al Megawattora, che con l’aggiunta dei pochi oneri di sistema francesi non supererebbe i 60 – a investitori in intelligenza artificiale.
Il nostro mix di generazione è troppo sbilanciato sul gas, e il prezzo in borsa è quasi il doppio di quello francese: difficile competere.
Dobbiamo cambiare il mix, riportando rapidamente il nucleare in Italia, per produrre almeno la metà del nostro fabbisogno, riducendo stabilmente il prezzo con energia continua. Dobbiamo partire subito, senza perder tempo, ma all’obiettivo del nuovo mix ci arriveremo tra non meno di 15 anni. Nel frattempo per ridurre la bolletta elettrica per le imprese e anche per i datacenter dell’AI una soluzione c’è: il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità rinnovabile da quello del gas, attraverso contratti a due vie, già applicati agli impianti nuovi, da estendere alle grandi centrali idroelettriche per cui si rinnovano le concessioni, come proposto da Azione. Si tratta di impianti ampiamente ammortizzati che producono a costi molto bassi. Contratti a due vie a un prezzo “equo”, dell’ordine dei 60-65 euro a MWh, remunererebbero gli impianti, ma farebbero risparmiare in media 80-100 €/MWh rispetto
al prezzo dell’elettricità delle ore serali in cui l’idroelettrico, che è modulabile, vende al prezzo fissato dal gas, e anche quando il
prezzo lo fa l’idroelettrico è solo leggermente inferiore a quello
dell’elettricità a gas”, conclude Giuseppe Zollino.
Prospettive future
La crescita di domanda elettrica è un fatto innegabile. E non è negativo, se l’elettricità viene impiegata per elettrificare settori che prima consumavano combustibili fossili. Dunque se aiuta a decarbonizzare, l’elettricità svolge un ruolo positivo per raggiungere la neutralità climatica.
Più fabbriche che producono pannelli solari e più persone che sopravvivono con l’aria condizionata sono tutti fattori “positivi”. Ma tenere il passo con questa crescita significativa della domanda di elettricità rappresenta una sfida che potrebbe avere effetti importanti sulla nostra capacità di ridurre le emissioni, a meno che, a fianco delle rinnovabili, non si ricorra al nucleare.
Inoltre i data center per l’intelligenza artificiale potrebbero presto aiutare l’umanità a decarbonizzare i settori energivori con maggiore efficienza. Come ha spiegato ad AgendaDigitale.eu Stefano Epifani, “il tema è cosa si fa con l’intelligenza artificiale“. E gli algoritmi dell’AI possono aiutare ad accelerare la fusione nucleare e, nel frattempo, lo sviluppo di reattori nucleari di nuova generazione.
L’inquinamento infatti non deve aumentare con la domanda di elettricità. Con il solare e l’eolico, che sono già le nuove fonti di elettricità più economiche nella maggior parte del mondo, le rinnovabili stanno crescendo rapidamente. Secondo l’AIE, le rinnovabili sono sulla buona strada per battere il carbone e generare più di un terzo dell’elettricità utilizzata nel mondo quest’anno e potrebbero soddisfare fino al 95% della nuova domanda di elettricità fino al 2027. Per il resto sarà il nucleare a fare la sua parte.
L’AIE prevede una produzione di elettricità “da record” sia da parte delle fonti rinnovabili che dei reattori nucleari nello stesso periodo. Secondo l’AIE, infine, le emissioni di anidride carbonica, che riscaldano il pianeta, derivanti dalla produzione di energia elettrica, potrebbero stabilizzarsi a livello globale nei prossimi anni.
“Saranno l’AI e l’informatica quantistica a portarci nell’era della fusione nucleare o nel nucleare di nuova generazione: tutte tecnologie che oggi consumano moltissima energia”, conclude Stefano Epifani: “Una volta implementate, consentiranno di trovare le modalità con. cui abbattere i consumi energetici. Noi oggi vediamo la curca del ciclo passivo dell’AI, perché sappiamo quanto costa ma non quanto ci farà risparmiare. Ma già oggi potenzialmente risparmiamo a invarianza di consumo degli algoritmi”.
Grazie a tecnologia, digitale e nucleare, potremo un giorno avere bollette energetiche più leggere per famiglie e imprese.
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