In questo numero speciale scopriremo una filiera importante, con prodotti di eccellenza, tra le prime in Europa, sebbene messa a dura prova dai cambiamenti climatici e dai mieli di importazione scadenti e a basso costo, che riflette in colori, profumi, consistenze e sapori la ricchezza in biodiversità del nostro Paese e che assolve anche ad un indispensabile compito ecologico. Per questo – come spiega Luigi D’Eramo, il Sottosegretario MASAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, con delega alle api – “c’è grande impegno da parte delle Istituzioni sia per sostenere gli apicoltori sia per promuovere una nuova cultura del miele, all’insegna della qualità e della tipicità”.
Un comparto che contribuisce, come pochi altri, alla salute e alla sopravvivenza del pianeta, grazie alle funzioni svolte da questi piccoli insetti sia come impollinatori sia come bioindicatori dell’ambiente circostante e che necessita di ricerca per “fronteggiare difficoltà crescenti causate da numerosi fattori, tra cui l’intensificazione delle attività agricole, la perdita di habitat e di biodiversità, la diminuzione delle risorse nutritive, l’arrivo di nuovi parassiti e patogeni, l’inquinamento antropico” – come scrive il presidente CREA Andrea Rocchi.
Il CREA, nel Centro Agricoltura Ambiente, ha un Gruppo di Ricerca sulle Api, che ha raccolto l’eredità quasi centenaria dell’Istituto Nazionale di Apicoltura, ampliando nel tempo le tradizionali competenze apidologiche ad ambiti quali la patologia, la nutrizione, la genetica, il biomonitoraggio, l’ecotossicologia fino ad includere gli apoidei selvatici e la valorizzazione del miele e dei prodotti dell’alveare. Un team altamente specializzato di 25 persone, tra cui 13 ricercatori, impegnati in rilevanti progetti nazionali ed internazionali, in grado di intercettare e sostenere la richiesta di innovazione e conoscenza della filiera; di gestire i tre Albi nazionali (istituiti dal Ministero dell’Agricoltura) che raccolgono i professionisti legati al mondo apistico (gli allevatori di api italiane, gli esperti in analisi sensoriale del miele, i melissopalinologi) e di supportare le attività produttive e commerciali, mediante il Laboratorio Api.
Possiamo, dunque, partire alla scoperta delle mille sfumature del miele, approfittando dei consigli degli esperti per un acquisto intelligente ed un consumo sano, per poi allargare lo sguardo alle api e a chi le alleva. L’apicoltura nel nostro Paese ha potuto contare sulla varietà di climi, paesaggi, ambienti naturali, fiori e piante, caratteristici del nostro territorio, per prodotti unici. L’Italia è la zona di origine di Apis mellifera ligustica, nota in tutto il mondo come “ape italiana”, e vanta il primato nella produzione europea di api regine: fino a 700 mila api regine l’anno, pari a circa un terzo della produzione complessiva dell’Unione. Ma è anche zona di origine di un’altra importante sottospecie: Apis mellifera siciliana, che ha caratteristiche di adattamento al clima caldo-arido della Sicilia, particolarmente interessanti oggi, al tempo del cambiamento climatico. Cruciali per la biodiversità, le api selvatiche, sono sempre più oggetto di studio e monitoraggio. L’impegno dei ricercatori è però concentrato sulle minacce all’apicoltura e alle api, acuite dal cambio climatico e dalla globalizzazione. Parliamo di acari parassiti (per esempio il Varroa), infezioni microbiche e virali, nuovi parassiti e avvelenamenti da fitofarmaci.
Nell’individuare strategie e soluzioni, l’approccio multidisciplinare è quanto mai prezioso, come raccontano le testimonianze dei nostri Centri di Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari e di Politiche e Bioeconomia.Infine, in un’ottica di domani, iniziato già oggi, si guarda con fiducia alla scienza partecipata, la cosiddetta citizen science, che mira a coinvolgere attivamente i cittadini e a creare una rete di persone consapevoli che si impegnino a preservare le api, essenziali per il nostro ecosistema e la sicurezza alimentare.
Il podcast La Ricerca tutta da ascoltare ospita stavolta Antonio Nanetti, primo ricercatore CREA Agricoltura e Ambiente e responsabile della sede di Bologna. Ai nostri microfoni racconta il lavoro del Gruppo di Ricerca Api, la vitalità del settore – nonostante le difficoltà – e svela qualche mistero della vita segreta delle api. Ma possiamo vedere api e ricercatori all’opera anche nei nostri CREA Break.
Parafrasando una nota canzona di James Brown (che ha ispirato, tra l’altro la nostra copertina), possiamo dire che “questo è un mondo di uomini, questo è un mondo di uomini, questo è un mondo di uomini, ma non sarebbe niente senza il contributo delle api”.
Buona lettura, visione, ascolto.
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