Obbligazioni ibride, il mercato europeo accelera: emissioni verso i 36 miliardi nel 2025

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Per Scope Ratings, i collocamenti sono destinati a salire. E a fare da traino saranno le utilities. Ma attenzione anche al reale estate. Tra i trend, spazio alla scadenze trentennali per migliorare la gestione finanziaria

Il mercato delle obbligazioni ibride europee si prepara a vivere una stagione di intensa crescita. È quanto sostiene l’ultimo outlook sul settore realizzato da Scope Ratings, secondo cui il volume delle emissioni potrebbe passare da 34 miliardi  a 36 miliardi di euro entro la fine dell’anno in corso. Una dinamica che, viene sottolineato dall’agenzia europea, dovrebbe essere sostenuta da un fitto calendario di emissioni e incrociarsi con la comparsa di nuovi trend come l’allungamento a 30 anni della duration.

Emissioni: un trend in crescita

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Emissioni di obbligazioni ibride in Europa dal 2014 al 2025 in miliardi di euro. Fonte. Bloomberg, Scope Ratings

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Il ruolo delle utilities e del real estate

Un ruolo centrale in questo processo di espansione promettono di giocarlo le utilities. Spinte dalla necessità di alleggerire la pressione sui bilanci derivante da requisiti di spesa in conto capitale (capex) elevati e in costante crescita, le società del settore con flussi di cassa negativi saranno infatti quelle più attive sul fronte dei collocamenti. E nel novero delle realtà che dovrebbero essere maggiormente coinvolte l’agenzia di rating cita anche tre italiane: Eni, Enel e Iren. Da gennaio a oggi questi tre colossi hanno infatti piazzato sul mercato titoli della categoria per un controvalore di 5,25 miliardi di euro ed è plausibile possano conservare questo ritmo anche nei mesi successivi per finanziare i loro investimenti nelle infrastrutture e nella transizione energetica. Prenderà però parte ai giochi anche il real estate, dove il miglioramento delle prospettive e la riduzione dello spread tra obbligazioni ibride e bond tradizionali hanno creato i presupposti un contesto iniziative di rifinanziamento.

TLC e oil&gas defilate

Mentre le utilities aumentano la loro presenza nel mercato delle obbligazioni ibride, settori come oil&gas e telecomunicazioni sembrano pronti ad adottare un approccio più cauto. Grazie a una minore pressione sui bilanci, sostiene il report, queste industrie potrebbero infatti ridurre l’uso degli strumenti in esame per finanziare delle proprie attività. La maggiore stabilità finanziaria, unita a flussi di cassa più solidi, permette loro  di privilegiare già oggi altre forme di raccolta e riducendo la necessità collocare titoli subordinati. Non a caso, nel 2024, le quota di emissioni TLC. sul totale si è ridotta dal 26% dell’anno precedente ad appena il 14%.

Il contributo dei settori

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Previsioni sulle emissioni di obbligazioni ibride in Europa dal 2025 al 2030, per settori. Dati in miliardi di euro. Fonte. Bloomberg, Scope Ratings

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Nuovi trend

Contestualmente alla crescita dei volumi, Scope prevede che nel mercato delle obbligazioni ibride si imporranno nuovi trend. In particolare, soprattutto negli Stati Uniti ma progressivamente anche in Europa, crescerà il ricorso a strumenti con scadenze trentennali per evitare il rischio di estensione. Si tratta di soluzione, spiega l’agenzia, che possono offrire alle aziende una gestione più agevole dei pagamenti grazie a un differenziale di tasso d’interesse più vantaggioso rispetto agli strumenti perpetui. Un esempio viene da Lufthansa, che ha da poco emesso un bond ibrido per 500 milioni di euro al 5,25% accodandosi a realtà del calibro di Bayer e BT. In ultimo, si ritiene che la possibilità di ottenere un rating azionario continuerà a rendere queste soluzioni un’opzione di finanziamento interessante per le imprese operanti in settori ad alta intensità di capitale: il maggior controllo sulla leva finanziaria le rende infatti più attraenti rispetto ad alternative come la riduzione delle distribuzioni agli azionisti o la diluizione del capex su più anni.

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