FVG – In occasione della Giornata Internazionale della Donna, ci troviamo a riflettere sui progressi raggiunti nel lungo cammino verso la parità di genere e sulle sfide che ancora ci attendono.
Se da un lato possiamo osservare alcuni passi avanti nel mondo del lavoro, dall’altro il cammino verso la piena parità è molto, troppo lento; e intanto all’orizzonte si profilano nuovi rischi, tra cui, particolarmente insidioso, quello rappresentato dall’avanzata dell’Intelligenza Artificiale, come emerge dalla recente ricerca Censis-Confcooperative focalizzata su questo tema.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un significativo aumento della presenza delle donne in ambiti professionali un tempo considerati prerogativa maschile, conquistando spazi in settori come la medicina, l’ingegneria, la finanza e la politica. Tuttavia il divario resta ancora significativo, come mostrano i dati dell’indagine IRES.
Tassi di occupazione lontani dall’Europa; fa meglio il FVG
L’Italia si trova all’ultimo posto in UE per tassi di occupazione femminili e l’indicatore è inferiore di 13,2 punti dal valore medio dell’Ue-27 (65,7%). Nel 2023 tra gli uomini in età attiva (15-64 anni) il 70,4% risultava occupato, tra le donne poco più di una donna su due (52,5%). [Fonte: Eurostat]
Considerando i dati Istat relativi al Friuli Venezia Giulia, il tasso di occupazione delle donne in regione è pari al 62,2%, ponendola molto prossima al valore medio Ue, ma presentando comunque un divario di genere di 12,9 punti, anche se in lieve riduzione rispetto a cinque anni fa. Il divario di genere è più elevato nella classe compresa tra i 25-34 anni (18,2 punti).
Sono ormai innumerevoli le analisi, condotte a livello europeo, nazionale e locale, che evidenziano come la riduzione del gender gap non possa prescindere da misure e interventi strutturali e di sistema, in grado di sciogliere il “nodo complesso” della conciliazione dei tempi e dei ruoli lavorativi e familiari.
A parte le considerazioni etiche e di giustizia, la componente femminile contribuisce in modo notevole alla creazione di valore aggiunto nell’economia: secondo le stime dell’Istituto Europeo per la Parità di Genere, se l’Italia riuscisse ad aumentare il tasso di occupazione femminile portandolo al livello di quello maschile entro il 2050, il Pil del Paese crescerebbe del 12%.
Economia cooperativa: donne protagoniste
Una lodevole eccezione è costituita dall’economia cooperativa. Sono sempre di più le donne che ricoprono incarichi di responsabilità nel comparto cooperativo: sono passate dal 52% del totale degli addetti (nel 2016) al 59% di oggi, secondo uno studio effettuato da Confcooperative Fvg tra le 500 cooperative associate.
Sono donne il 28% dei presidenti di cooperative (erano il 24%) e il 31% dei componenti dei Consigli d’Amministrazione (erano il 27% dieci anni fa).
Inoltre, sempre in Friuli Venezia Giulia, il 32,4% delle cooperative ha una maggioranza di soci donne; il 44,4% dei soci delle cooperative sono donne e il 57,5% degli occupati, tra i migranti extra Ue, sono donne.
Da segnalare pure – sempre in ambito cooperativo – che Coop Alleanza 3.0 ha ricevuto oggi 7 marzo la certificazione della parità di genere, consegnata da Roberta Prati, Certification & Industry Director di Bureau Veritas Italia, a Milva Carletti, direttrice generale di Coop Alleanza 3.0, alla Coop Spadari di Ferrara. A inizio 2025 le donne rappresentano il 75% del personale e il 57% della base sociale di Coop Alleanza 3.0, che “vuole essere uno dei motori della promozione della parità di genere nella società italiana”. Per farlo, Coop Alleanza 3.0 “si impegna ad adottare uno stile di comunicazione equilibrato e a fornire una rappresentazione non stereotipata delle figure maschili e femminili, coinvolgendo anche i suoi stakeholder sui temi dell’inclusione e della parità di genere”.
Divario nelle retribuzioni
Nonostante le donne rappresentino oltre la metà della popolazione, gli indicatori chiave del mercato del lavoro mostrano che il cammino verso la parità procede ancora a rilento. Permangono divari significativi in termini di occupazione, carriera e retribuzione, evidenziando la necessità di interventi strutturali.
Comparando l’imponibile previdenziale medio dei dipendenti nel privato con riferimento al 2023 (INPS), si osserva un rilevante differenziale retributivo, che è pari a -33,2% in Friuli Venezia Giulia, un valore superiore a quanto rilevato a livello nazionale (-29,5%). Si tratta di un indicatore che riassume una molteplicità di elementi: la diversa distribuzione per settori, tipologie contrattuali, orario, ma fotografa anche le differenti opportunità di carriera e di divisione dei ruoli lavorativi e di cura. È dunque una sorta di “termometro” della parità.
Le cause di queste disparità sono molteplici: dalla carenza di servizi di welfare all’accessibilità limitata di soluzioni che favoriscano la conciliazione vita-lavoro, fino al peso degli stereotipi culturali e di prassi organizzative consolidate.
Rispetto a trent’anni fa, sono stati introdotti strumenti più efficaci per colmare il divario, come i bilanci di genere degli enti locali, la contrattazione territoriale e il welfare aziendale. Un ruolo chiave nel cambiamento è rappresentato anche dalla certificazione di genere, che aiuta le organizzazioni a riconoscere le politiche di genere non solo come un principio di equità, ma anche come una leva strategica per migliorare le performance, la competitività e la sostenibilità.
Un terzo delle donne lavora part time
Donne e uomini hanno differenti opportunità anche dal punto di vista della qualità e condizioni di lavoro. Il part time rappresenta da questo punto di vista una marcata caratterizzazione di genere (femminile). Secondo l’Istat, nel 2023 oltre un terzo delle donne aveva un lavoro a tempo ridotto (in particolare il 34,5% in Friuli Venezia Giulia e il 31,5% in Italia), mentre tra gli uomini l’incidenza di questa forma di orario interessa il 7,6% in Friuli Venezia Giulia e l’8,1% in Italia.
Il part time impatta in misura significativa sui livelli di reddito e sulle prospettive pensionistiche: il fenomeno del “lavoro povero” non è infatti neutro dal punto di vista di genere, ma rappresenta un elevato rischio di vulnerabilità per una serie di fasce sociali quali: donne con titoli di studio bassi, contratti a termine, madri sole, donne vittime di violenza. Inoltre, con l’invecchiamento della popolazione, è destinato ad aumentare il numero di pensionate a basso reddito, con un probabile impatto sulla spesa socioassistenziale degli enti locali.
Il part time, oltretutto, è spesso involontario: così è stato – nel 2023 – per il 52,9% degli uomini occupati con orario ridotto e per il 34,5% delle donne del Friuli Venezia Giulia e, a livello nazionale, per il 63,3% degli uomini e per il 49,6% delle donne.
Intelligenza Artificiale: nemico o alleato?
Tuttavia, proprio quando alcuni ostacoli sembravano essere stati superati, o comunque in lenta evoluzione positiva, all’orizzonte si profila una nuova minaccia: l’Intelligenza Artificiale. Secondo recenti studi, l’automazione e l’IA rischiano di colpire in modo sproporzionato proprio quelle professioni in cui la presenza femminile è maggiore. Lo evidenziano i dati del focus Censis-Confcooperative.
L’esposizione all’IA conferma un acuirsi del gender gap dal momento che le donne risultano più esposte rispetto agli uomini: rappresentano, infatti, il 54% dei lavoratori ad alto rischio di sostituzione e il 57% di quelli ad alta complementarietà.
Da qui al 2035, infatti, l’IA porterà una crescita del Pil fino a 38 miliardi, pari al +1,8%, ma 6 milioni di lavoratori sono a rischio sostituzione – una stima che porta il numero a 130.000 per il Friuli Venezia Giulia -, mentre 9 milioni potrebbero vedere l’IA integrarsi con le loro mansioni, per complessivi 15 milioni di lavoratori sul totale degli esposti agli effetti dell’IA.
Le professioni più colpite dalla sostituzione sono quelle intellettuali automatizzabili (ad esempio le professioni contabili). Le professioni ad alta complementarità includono avvocati, magistrati e dirigenti.
«I dati indicano che l’IA pone una nuova sfida all’integrazione delle donne nel mondo del lavoro e che la persona va messa al centro del modello di sviluppo con l’Intelligenza Artificiale al servizio dei lavoratori e non viceversa», conclude Mirella Berdini, coordinatrice regionale della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Fvg.
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