Chi viaggia in Europa si imbatte con frequenza nelle ferrovie turistiche, realtà che in paesi come la Svizzera, la Germania e l’Austria rappresentano una risorsa fondamentale per il turismo sostenibile e il rispetto dell’ambiente.
Un esempio significativo – il primo che ci viene in mente tra tanti – arriva dall’Austria, dove la Zillertalbahn, una ferrovia a scartamento ridotto, attraversa la splendida vallata dello Ziller, collegando Jenbach a Mayrhofen nel Tirolo.
Questo percorso non è solo utilizzato dai residenti, ma attira ogni anno numerosi turisti che preferiscono questa linea per spostarsi per evitare la congestionata statale che la affianca.
A rendere l’esperienza ancora più affascinante, periodicamente un treno a vapore percorre la stessa tratta, riscuotendo sempre il tutto esaurito, nonostante i prezzi non proprio economici (33,40 euro a persona A/R per 64 chilometri).
Accanto alla ferrovia, una pista ciclabile consente ai ciclisti di salire e scendere dal treno, creando un perfetto connubio tra i due mezzi di trasporto in un’armonia che non sovrasta né l’uno né l’altro.
Esempi di questo tipo non mancano in Europa, soprattutto nelle regioni maggiormente orientate verso il turismo.
Curiosamente, alcune di queste linee attraversano paesaggi non sempre spettacolari, ma gli amministratori locali, saggiamente, le incentivano ugualmente con ottimi risultati.
In molti casi, le ferrovie turistiche non solo diventano una vera e propria attrazione, ma contribuiscono anche a un turismo che arricchisce le economie locali e gli albergatori delle zone servite.
Anche in luoghi meno noti, le ferrovie turistiche sono utilizzate per stimolare il flusso turistico, migliorando l’offerta e valorizzando il territorio.
L’esempio negativo dell’Abruzzo
Tuttavia, c’è una regione nel cuore dell’Italia che, pur avendo tutto il potenziale per sviluppare un turismo ferroviario di successo, sembra rifiutare sistematicamente ogni opportunità: l’Abruzzo.
L’Abruzzo è una regione straordinaria.
Il suo cuore è punteggiato da montagne maestose e paesaggi mozzafiato, mentre le coste, in particolare quella dei Trabocchi, offrono acque cristalline e spiagge di sabbia fine o ghiaiosa, accompagnate da suggestive scogliere.
Inoltre, l’entroterra abruzzese vanta splendidi colli noti anche per i vini di qualità, apprezzati in tutto il mondo.
Un territorio che meriterebbe di vivere principalmente di turismo, anche di quello ferroviario.
Eppure, purtroppo, l’Abruzzo sembra essere una regione che si ostina a danneggiarsi da sola. Nonostante la vocazione turistica, infatti, spesso si preferisce boicottare le proprie risorse, impedendo lo sviluppo del settore.
L’ultimo esempio di questa tendenza autolesionista è la scellerata decisione di trasformare il tracciato storico della ex Sangritana, che collega San Vito Marina a Castelfrentano, in una pista ciclabile.
Quella che poteva essere una ferrovia panoramica tra le montagne e il mare – una risorsa che in altre nazioni sarebbe sfruttata intensamente per il turismo locale – è destinata a diventare una pista ciclabile utilizzata solo sporadicamente da pochi appassionati, soprattutto nei mesi più caldi.
La beffa, peraltro, sta nel fatto che il tracciato ferroviario esiste ancora, e con un po’ di lungimiranza sarebbe stato possibile ripristinarlo come una vera attrazione turistica spendendo sì una cifra notevole ma con un ritorno facilmente ipotizzabile.
E del resto la conversione a pista ciclabile non è certo economica visto che il finanziamento è di quasi 8 milioni di euro.
Al contrario, si è scelto di proseguire con l’ennesima opera inutile, l’ultima di una lunga serie che affligge la regione. Una pista ciclabile che – anziché come in altre località più lungimiranti – affiancare la ferrovia per permettere l’intermodalità la andrà a sostituire.
La storia in Abruzzo non insegna
La storia dell’Abruzzo è del resto costellata da esempi negativi di questo tipo.
Si pensi alla “Transiberiana d’Italia”, la Sulmona-Carpinone, vera “gallina dalle uova d’oro” i cui treni registrano sempre il tutto esaurito e che se non fosse stato per l’intervento della Fondazione FS Italiana sarebbe probabilmente stata smantellata.
Allo stesso modo, la linea tra Castel di Sangro e Fossacesia è stata sostanzialmente abbandonata nonostante alcune voci di recupero degli anni scorsi con alcune corse prove finora piuttosto velleitarie su tratte intermedie.
L’Abruzzo dà ancora una volta prova di non volersi bene.
Una regione che, pur avendo il potenziale per sviluppare un turismo ferroviario di qualità, si ostina a seguire progetti come quello annunciato oggi che, come già dimostrato dal passato, si rivelano sistematicamente fallimentari.
Questo atteggiamento miope – pur condito da frasi altisonanti durante le presentazioni – porta a un turismo domenicale mordi e fuggi, scarsamente internazionale e poco strutturato.
La trasformazione del tracciato storico della ex Sangritana in pista ciclabile rappresenta l’ennesima occasione sprecata per fare del bene al territorio.
Con buona pace di chi punta a un turismo sostenibile, ma anche nuovo e coinvolgente, e di chi ci vive.
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