Effettua la tua ricerca
More results...
L’Università della Tuscia ha conferito a don Antonio Mazzi la “Laurea Honoris Causa in Informazione digitale”, consegnata dal professor Tony Urbani (nella foto), membro del Consiglio dell’ateneo, in collegamento dalla sede nazionale della Fondazione Exodus alla Cascina Molino Torrette di Milano, con il Teatro dell’Unione di Viterbo. La cerimonia è stata introdotta dall’intervento del rettore, Stefano Ubertini, che ha dato così avvio all’anno accademico. A seguire la Laudatio tenuta dalla professoressa Luisa Carbone, presidente del corso di laurea magistrale in Informazione Digitale (LM-91), la quale ha poi presentato don Mazzi che ha tenuto la sua Lectio Magistralis dal titolo “La Comunicazione e la Parola”.
Don Antonio Mazzi ha ricevuto altre quattro Lauree honoris causa, in Pedagogia e Scienze sociali, rilasciate dalle Università di Palermo (1994), Lecce (1996), Macerata (2004) e Cassino (2015). Questa la motivazione del titolo accademico conferito dall’Università della Tuscia: «Con questa Laurea ad honorem, l’Università della Tuscia intende rendere pubblica e celebrare l’eccezionalità dell’opera di Don Antonio Mazzi: è un segno tangibile di ammirazione e gratitudine per quanto ha fatto e continua a fare nell’ambito della comunicazione. Quest’ultima non intesa solo come trasmissione di informazioni, ma in quanto processo attivo di ricerca della verità e di costruzione di significati condivisi, in grado di restituire la complessità del territorio e della sua società».
«Don Antonio Mazzi è un prete d’azione che, attraverso la sua opera di comunicazione, ha saputo creare legami profondi tra le persone e i luoghi: adattando il suo linguaggio alle nuove piattaforme, senza perdere autenticità e radicalità nel messaggio, mostrando che anche il digitale è un altro spazio di dialogo che va percorso», ha sottolineato la professoressa Carbone. «Perché, dove c’è cammino, c’è già liberazione e lo ha sottolineato con la sua fondazione Exodus. Ciò che conta Don Antonio Mazzi, prete di strada, lo ha mostrato tante volte, ovvero che comunicare significa prendersi cura dell’altro, restituire complessità alle storie, dare voce a chi viene escluso e, soprattutto che la comunicazione può essere usata per scuotere, provocare, ma anche per educare. Ha utilizzato i media per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi sociali cruciali. La sua presenza in programmi televisivi, radiofonici e la collaborazione con testate giornalistiche hanno amplificato il messaggio di solidarietà e di speranza. Ha saputo dare forma a nuove modalità di narrazione, capaci di coinvolgere, sensibilizzare e ispirare, rendendo la comunicazione un mezzo per il cambiamento. Ha saputo vedere oltre gli errori e le debolezze, riconoscendo in ogni persona il valore inalienabile della dignità umana».
«Credo che, per capire l’importanza della comunicazione nell’operato di Don Antonio Mazzi, sia necessario ripartire dal cuore, da quel “sapere del cuore” – di cui parlava il filosofo Pascal – che non ha nulla a che vedere con il sentimentalismo, ma è una forma di “conoscenza intuitiva” in cui si esprime con forza la passione per la verità», ha detto ancora Carbone. «Oggi questa Laurea ad honorem ricorda a tutta la comunità accademica, studentesca e civile quanto sia importante questa conoscenza intuitiva, perché avremo bisogno di tutta l’intelligenza per contrastare la manipolazione dell’informazione, perché avremo bisogno sempre più di tutto l’entusiasmo per educare all’ascolto attivo e alla comprensione reciproca e di tutta la forza della volontà per trasformare la comunicazione in un atto di resistenza e di rinascita dell’esperienza collettiva. Perché, come la vita e le opere sociali di Don Antonio Mazzi insegnano, la comunicazione, nelle sue tante forme, non è solo uno strumento, ma una possibilità di riscatto, una possibilità di andare “oltre e altrove” e di progettare la speranza per il futuro».
Dopo la Laudatio, don Antonio Mazzi ha tenuto la sua Lectio Magistralis. «La comunicazione, soprattutto quella digitale, l’abbiamo inquinata in modo tale da uccidere lei e suicidare noi», ha commentato il premiato. «Come può essere accaduto che la parola sia diventata tutto tranne strumento di cambiamento e di educazione? C’entrano ancora le parole solidarietà e speranza con la comunicazione o è successo un altro tipo di diluvio? I mezzi che avrebbero dovuto promuoverla, l’hanno sepolta. Perciò, la cosa che dovremmo avere il coraggio di fare, in questo periodo, è disinquinare l’atmosfera per far emergere la parola inquinata, soprattutto dai mezzi di comunicazione».
Don Mazzi ha poi proposto un suo Decalogo della Comunicazione: «La comunicazione è l’atmosfera dentro la quale si muovono le parole; la parola è autentica quando riesce a cambiare il fiat in est; la parola è vera quando aiuta l’altro ad essere più sé stesso; la parola è dialogo che sa accettare le differenze, anzi le aumenta; la comunicazione non chiacchierata trasforma le contaminazioni in creazioni; è parola tutto quello che fa delle relazioni una “ragnatela” sociale; il verbum non diventa caro solo nella Bibbia, ma in ogni segmento del tessuto quotidiano; la quantità rischia sempre di rovinare la qualità delle parole. Oggi purtroppo viviamo nel tempo del quantum; dobbiamo aiutare il nostro tempo a interpretare i silenzi che uniscono la parola ad un’altra. Urge ridare parola al silenzio; ricordiamoci che è bastata una parola per fare il mondo e un’altra per redimerlo».
Queste, infine, le motivazioni nella delibera del dipartimento Dike dell’Unitus che ha promosso il conferimento della laurea: «Don Antonio Mazzi nel suo operato ha saputo utilizzare i mezzi di comunicazione come strumenti di cambiamento e di educazione, trasmettendo messaggi di speranza e solidarietà. Grazie al suo instancabile impegno nel promuovere una comunicazione sociale autentica e inclusiva, è stato capace di dare voce ai più emarginati e di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche sociali e giovanili. La sua attività ha avuto un impatto profondo sia a livello territoriale, nelle comunità locali, sia a livello nazionale, contribuendo alla costruzione di una società più giusta e attenta ai bisogni dei più deboli. Il suo esempio di servizio e dedizione nei confronti dei giovani, dei carcerati e degli esclusi, insieme alla sua capacità di dialogare con le istituzioni e i media, ne fanno una figura di riferimento nel campo della comunicazione etica e responsabile. La sua dedizione al servizio dei più vulnerabili si è distinta per l’utilizzo dei moderni strumenti dell’informazione digitale nella promozione del dialogo, della comprensione reciproca e la coesione sociale. Don Mazzi ha saputo far fronte alle nuove sfide comunicative del mondo digitale, diffondendo il suo operato e le sue iniziative attraverso piattaforme multimediali, social network e canali digitali, riuscendo a intercettare e coinvolgere pubblici eterogenei, in particolare giovani e categorie sociali marginalizzate. Grazie alla sua capacità di utilizzare l’informazione digitale in modo etico e proattivo, ha contribuito alla risoluzione di conflitti locali e internazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica su tematiche come l’inclusione, la lotta alla povertà, e il recupero dei giovani in difficoltà. Il suo lavoro di mediazione ha dimostrato come la comunicazione digitale possa diventare uno strumento potente di trasformazione sociale, capace di abbattere barriere culturali e geografiche, generando soluzioni condivise e promuovendo il dialogo nei contesti di maggiore tensione e fragilità sociale. Don Mazzi è riuscito a coniugare tradizione e innovazione, offrendo un modello di comunicazione digitale al servizio del bene comune, fondato sui valori di giustizia sociale e riconciliazione. Per il suo eccezionale contributo alla comunicazione sociale e territoriale, per la sua capacità di usare il digitale come ponte tra mondi e generazioni, e per l’influenza positiva che ha esercitato nella mediazione dei conflitti sociali, il corso di laurea magistrale conferisce a don Antonio Mazzi la Laurea Honoris Causa in informazione digitale, riconoscendolo come figura esemplare nel campo dell’informazione digitale applicata alla costruzione della pace e della solidarietà».
Credit: foto Exodus
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link