07 marzo 2025 13:38
di MARCO VALLONE
Ex LSU (Lavori Socialmente Utili) e LPU (Lavori di Pubblica Utilità) si sono ritrovati questa mattina dinnanzi alla cittadella regionale, a Catanzaro, per un sit-in di protesta promosso dall’USB (Unione Sindacale di Base). Alla base delle rimostranze la richiesta, per questi lavoratori part time, di un passaggio dei contratti a tempo pieno, con annesso il riconoscimento dei contributi pensionistici che non sarebbe stato garantito loro da ministero, regione ed alcuni enti locali per cui hanno svolto la loro attività, inizialmente con contratti a progetto.
Sono coinvolti in queste istanze circa 4000 lavoratori, con contratto part time (di 18 o 24 ore, e in pochissimi casi di 30 ore) e una retribuzione di circa 900 euro mensili, stabilizzati poi nei comuni, dopo molti di anni di precariato, dal 2015. Le richieste di incontro inviate al presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto non sono state soddisfatte, e per questa ragione i manifestanti si sono riuniti sotto la cittadella regionale nella mattinata odierna.
“Tutt’oggi ci dicono che non ci sono i soldi – ha dichiarato al microfono, durante il sit-in, Vittorio Sacco, coordinatore calabrese dell’Unione Sindacale di Base -. Mentre centinaia di milioni di euro vengono spesi per sovvenzionare guerre, per ammazzare le persone in giro per il mondo o per creare lager in Albania. Adesso stiamo portando avanti ancora questa battaglia per chiedere fermamente, prima di tutto, che tutti quanti questi lavoratori vengano passati full time, e che abbiano 32 ore lavorative all’interno dei comuni visto che i comuni ne hanno bisogno. Chiunque abita in Calabria sa la difficoltà degli enti locali nel portare avanti la macchina amministrativa dei comuni, e ci sono alcuni sindaci, in piazza con noi, che queste difficoltà le conoscono bene. Però adesso la battaglia si sposta anche su un altro piano, un piano di giustizia, che si fa per rivendicare il versamento dei contributi. Cioè è giusto che, per tutto il periodo nel quale questi lavoratori hanno servito presso gli enti locali, hanno lavorato presso gli enti locali, gli vengano retribuiti i contributi. Perché non è possibile che lavoratori che sono stati per 20 anni precari siano costretti ad andare in pensione con una pensione da fame, con cui non si riesce ad arrivare a fine mese. Sono lavoratori che magari – ha continuato Sacco – hanno fatto fronte anche a mutui per potersi comprare una casa in questi anni, e si trovano costretti ad andare in pensione con 500 euro. Questa cosa è semplicemente scandalosa”.
“Crediamo che il governo e la regione Calabria debbano dare una risposta concreta a questi lavoratori – ha incalzato Vittorio Sacco -, portandoli a una pensione degna di questo nome, e portando tutti quanti coloro che lavorano come ex LSU e LPU negli enti locali a un contratto di lavoro full time dignitoso per le mansioni che svolgono. Questa non è semplicemente una battaglia di giustizia per i lavoratori: è anche una battaglia che permette agli enti locali di vivere e sopravvivere perché, lo ripetiamo con forza, di questi lavoratori c’era e c’è un assoluto bisogno. Abbiamo chiesto più volte un intervento al presidente della regione Calabria, e crediamo che oggi questo intervento sia improcrastinabile. Per questo motivo siamo scesi in piazza, per parlare con la presidenza della regione. Oggi lo abbiamo fatto senza proclamare lo sciopero, ma, se sarà necessario nel prossimo futuro – ha concluso Sacco -, proclameremo uno sciopero degli enti locali su tutta quanta la regione Calabria, e avremo l’incontro per rivendicare quello che ci spetta”.
Aurelio Monte, USB Calabria, a sua volta ha evidenziato come “le richieste che intendiamo fare oggi, sperando di incontrare il governatore, sono due. Una per quanto riguarda l’aumento delle ore: abbiamo ancora lavoratori che lavorano a 24 ore nei comuni dopo 30 anni di precariato, e riteniamo che non sia più opportuno mantenere questi orari. Anche perché, se ci pensiamo bene, il contratto degli enti locali è il più penalizzato di tutti: chi prende meno tra i pubblici dipendenti sono gli enti locali. Quindi già hanno uno stipendio basso, e lavorare a 24 ore significa fare la fame. Inoltre stiamo notando che, man mano che vanno in pensione, purtroppo percepiscono una pensione da fame perché a noi mancano 20 anni di contributi, quelli che abbiamo fatto come ex LSU e LPU (quindi negli anni di precariato precedenti alla stabilizzazione del 2015 ndr), e quindi, mancando questi contributi, i lavoratori vanno senza avere contributi e prendono veramente una pensione che equivale a meno della minima. Quindi sono vertenze molto, molto gravi. Ce lo avevano già detto tantissimi anni fa in un incontro all’Inps nazionale: ci dissero ‘voi siete i precari di adesso e sarete i precari e i morti di fame nel futuro’. Infatti così è stato: abbiamo lavoratori che prendono appena 400 euro di pensione dopo che hanno lavorato 25/30 anni nella pubblica amministrazione. E’ semplicemente una vergogna. Credo che oggi il governatore ci debba ascoltare e, come abbiamo risolto la questione degli ex LPU, bisogna risolvere anche questa perché è una vicenda veramente drammatica”.
I lavoratori coinvolti, ha spiegato Monte, svolgono varie mansioni, “dalla manutenzione agli uffici. Sono un asse portante per le amministrazioni. Senza questi lavoratori le amministrazioni si troverebbero a dover chiudere perché ormai gli LSU hanno sostituito i dipendenti di ruolo. Non capiamo come mai ancora ci siano queste discrepanze con lavoratori che lavorano a 24/25 ore. Perché non ci vengono riconosciuti questi contributi? Abbiamo lavorato per una pubblica amministrazione, per lo Stato. Eravamo finanziati dallo Stato, a livello nazionale, dal ministero del lavoro. E’ quindi un fatto veramente scandaloso”.
Hanno preso parte alla protesta, solidali, anche alcuni rappresentanti degli enti locali, tra cui il sindaco di Serra San Bruno, Alfredo Barillari, e il sindaco di Fabrizia Francesco Fazio. “Sono sempre stato al loro fianco dal primo anno del mio mandato – ha dichiarato Alfredo Barillari – perché credo che questi lavoratori rappresentino quella che negli anni è stata una politica un po’ miope nei loro confronti, nel senso che sono entrati tantissimi anni fa a far parte delle macchine comunali e ancora oggi sono coloro i quali portano avanti servizi essenziali per tutti i cittadini. Serra San Bruno rappresenta uno dei comuni in Calabria con il più alto numero di lavoratori ex LSU ed LPU, e chiaramente, con risorse di bilancio, è quasi impossibile garantire loro un aumento orario. E’ giusto che la dignità lavorativa venga loro garantita, dando loro delle risposte che per anni sono state negate. Noi in questi anni li abbiamo stabilizzati, c’è stato un grande sforzo anche a livello regionale con questa amministrazione. Ed è giusto andare avanti su questo orizzonte perché, ripeto, senza di loro, come sindaco, io avrei dei grossi problemi a portare avanti tutti i servizi che ogni giorno vengono garantiti ai cittadini”.
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